Economia | Politiche sociali

La lotta alla disoccupazione giovanile

La Giunta provinciale ha varato un pacchetto di misure in sette punti per contrastare il fenomeno. La nuova iniziativa si va a sommare all’apprendistato professionalizzante, una forma contrattuale pensata ad hoc e introdotta nel luglio 2012.

Bolzano – La disoccupazione giovanile è uno dei problemi più drammatici che il nuovo governo si troverà a dover affrontare: secondo i dati forniti dall’Istat, la media nazionale tra gli under 24 si è attestata in gennaio al 38.7 per cento, al Sud raggiunge addirittura punte del 50 per cento. Uno scenario di vera e propria emergenza sociale da cui fortunatamente l’Alto Adige è molto distante, ma la situazione non va comunque sottovalutata, come ha confermato un preoccupato Luis Durnwalder nel presentare il pacchetto di interventi mirati recentemente varato dalla Giunta provinciale.

Il dato fondamentale per la provincia di Bolzano è 1.336, ossia il numero di ragazzi altoatesini fra i 15 e i 30 anni in cerca di un'occupazione da più di tre mesi (i dati sono depurati dagli sbalzi creati dai lavori stagionali), ma i casi davvero problematici sarebbero meno della metà. I punti previsti dal pacchetto approvato in Giunta sono sette, per un impegno complessivo di un milione di euro: Tirocini e contratti estivi, integrazione a lungo termine di giovani con disabilità, aumento della "trasparenza" del mercato del lavoro nei confronti dei giovani, tirocini di formazione per giovani disoccupati, acquisizione delle lingue per giovani disoccupati, valorizzazione di tutte le professioni tecniche e pratiche, lotta all'abbandono degli studi da parte dei giovani e riduzione dei tempi di ricerca del primo impiego.

E a sei mesi dalla loro introduzione, è anche tempo di un primo bilancio per i contratti di apprendistato professionalizzante firmati in Provincia di Bolzano: sono stati circa 500. Ma come funziona questo particolare tipo di apprendistato? Con l'apprendistato professionalizzante, il datore di lavoro deve far seguire al lavoratore un piano formativo individuale di almeno 40 ore, alle quali se ne devono aggiungere altre 20 se l'apprendista è in possesso di un titolo di studio universitario. In concreto, ciò significa che la formazione verrà svolta sia all'interno dell'azienda, con la presenza di un tutor, sia all'esterno con dei corsi di specializzazione ad hoc.