Ci è, ci fa o Civati?

Dubbi sull'uomo uno e trino.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Pippo Civati, a seconda dei punti di vista può essere indifferentemente considerato:   l’uomo giusto nel posto giusto; l’uomo giusto nel posto sbagliato; l’uomo sbagliato nel posto sbagliato.

 

Da anni predica la necessità di cambiare il PD “dall’interno”, proponendosi così come una sorta di infiltrato della base del partito all’interno della farraginosa macchina del potere centrale.

Sul suo blog pubblica ad ore alterne carrettate di post tali da far sembrare democristiano anche il più facinoroso dei grillini.  Peccato che dimentichi di leggerli quei post (e che dimentichi di leggerli PRIMA di pubblicarli, o DOPO averlo fatto è questione tutt’altro che secondaria) trasformandosi, in aula, in uno schizofrenico oppositore di se stesso.   L’ultimo esempio del Civati uno e trino si è consumato in occasione della mozione di sfiducia del M5S sul caso Cancellieri. Nei giorni immediatamente precedenti il voto, il giovane deputato ha mostrato la sua versione “di lotta”, sguainando la spada contro il Ministro e l’intero Pd; il messaggio era chiaro “sfiducia alla Cancellieri e stop ai ricatti: non mi riconosco nel Pd del governo delle larghe intese!”. In aula ha tirato fuori la versione “di lotta e di governo”, lanciando strali a destra e (soprattutto) a manca, ma palesando la volontà di non fare gesti estremi. Al momento del voto è sputata la versione “di governo”: voto contrario alla mozione di sfiducia, tanta ragion di stato, orecchie abbassate e ci vediamo alla prossima (finta) battaglia.

 

Il dubbio che possa trattarsi dell’uomo giusto nel posto giusto (un apparente dissidente che riesce a portare al suo partito i voti della base contrariata), l’uomo giusto nel posto sbagliato (uno che ha buone idee che mai potranno essere recepite dal PD) o l’uomo sbagliato nel posto sbagliato (un puro opportunista a cui non sarà mai consentito di fare carriera all’interno del partito) rimane e, in fondo, può essere riassunto dalla domanda che fa da titolo al post:

 

ci è, ci fa o Civati?
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Valentino Liberto Gio, 11/21/2013 - 22:17

Almeno da quando frequento l'università "in Italia" leggo gli interventi di Giuseppe Civati sul blog www.ciwati.it e mi ritrovo nella coerenza del suo percorso e nella sensibilità della persona. Detto questo (opinione personale e opinabile), provo a rispondere alle tue opzioni:

- "uomo giusto al posto giusto, apparente dissidente che riesce a portare al suo partito i voti della base contrariata"
Più che cavallo di Troia, direi ambasciator (inascoltato) che non porta pena: in tempi non sospetti, si rese conto della fuga dell'elettorato deluso di centrosinistra verso il moVimento 5Stelle, sottovalutata sino al giorno delle elezioni, dopodiché ha costruito un dialogo coi grillini, sostenuto Prodi e Rodotà al Quirinale, denunciato i 101 che volevano andare al governo con Berlusconi, infine non votato la fiducia alle larghe intese (non "apparente dissidenza", bensì dissenso manifesto con la maggioranza, al limite della rottura totale e dell'espulsione). "Di governo" non lo è mai stato, neppure per un istante, e la proposta di sfiduciare Cancellieri (poi ritirata perché senza i numeri all'interno del gruppo parlamentare) certo non migliora il suo rapporto col governo.

- "l’uomo sbagliato nel posto sbagliato (un puro opportunista a cui non sarà mai consentito di fare carriera all’interno del partito)"
Per l'opportunista giovane & democratico c'è un solo modo di far carriera nel partito: accettare la logica d'apparato, governista, delle correnti, delle segrete stanze e delle amicizie importanti, fuori e dentro il partito. Civati non lo fa, sarà un masochista, ma non lo fa. Non votare la sfiducia avanzata dal moVimento può essere mancanza di coraggio (avrebbe comportato la rottura totale coi democratici a due settimane dal congresso) però per questa decisione non avrà nulla in cambio.

- "l'uomo giusto nel posto sbagliato"
Civati è mosso da giusti principi, ascolta gli elettori di sinistra e sa cosa s'aspettano dal PD (cioè tutto il contrario di quanto fatto sinora), perciò si è candidato a segretario: per dare voce agli inascoltati dal PD. Sul posto sbagliato non mi pronuncio - il PD non è il mio partito di riferimento, e mai lo sarà. Ma in quale soggetto politico potrebbe militare un Civati? SEL di Vendola? Il moVimento di Grillo? Bah. Forse, più che nel partito sbagliato, Civati vive nel paese sbagliato.

Gio, 11/21/2013 - 22:17 Collegamento permanente
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umberto gangi Gio, 11/21/2013 - 22:46

In risposta a di Valentino Liberto

Apprezzo la tua disamina.
Onestamente non penso che la sua candidatura alla segreteria sia un'attenuante per la sua "mancanza di coraggio". Non ha alcuna chance di vittoria e lo sa bene. Immagino gli elettori gli chiedano (e lo chiedano anche a Renzi ed alla sua ala) atti concreti; essere "dentro" (il partito o l'istituzione) è utile se si esercita in maniera coraggiosa e coscienziosa il kit base del parlamentare: pensiero, parola e voto. Immagino (ancora) che gli elettori del PD ne abbiano abbastanza di chi "si costerna, si indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità".
Quanto alla sua collocazione, beh, Civati stesso ha detto e scritto a più riprese di non riconoscersi in questo PD; volendo potrebbe optare per una forza diversa rispetto a quelle che hai elencato (IDV? Rivoluzione Civile? Un nuovo partito fondato ex-novo?).

Alla prossima ;-)

Gio, 11/21/2013 - 22:46 Collegamento permanente
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Valentino Liberto Gio, 11/21/2013 - 23:40

In risposta a di Valentino Liberto

Sono d'accordo sulla necessità di atti concreti e conseguenti all'indignazione. Non credo nell'attenuante candidatura, ci mancherebbe, però ragioniamo: cosa può fare Civati "concretamente", oltre agli atti simbolici? Chiunque non si trovi nella stanza dei bottoni, perché in minoranza, può solo impegnarsi a parole. Anche avesse votato la sfiducia presentata dal moVimento 5 stelle, non sarebbe cambiato nulla, né sposta nulla la sua non-fiducia al governo Letta-Alfano. Però fuori dal partito di maggioranza la sua opposizione sarebbe pura testimonianza; le alternative extraparlamentari (non cito Idv, Ingroia e verdi nazionali, perché non esistono più!) difficilmente ambiscono a qualcosa di più. Una cosa nuova? Al pensiero che il tritacarne PD si dissolvi lasciando posto a una specie di SPD, PS o Labour all'italiana (possibilmente senza copiare il peggio di socialdemocrazia e laburismo...), mi rallegro, temo soltanto che il PD resti in piedi con Renzi solo al comando e ai soliti noti (soliti idioti) resti campo libero, con Civati a fare il 6% - se va bene - in compagnia di Landini. Secondo me Civati - che si ispira al bipolarismo occidentale, e in parte al bipartitismo americano - fa bene a resistere, ampliare l'offerta alle primarie, costruirsi un'area all'interno dei democratici e - se l'aria diventerà irrespirabile, le alternative percorribili, e solo allora - a portarsi via quella fetta. Nemmeno noi, elettori, se ci guardiamo attorno, abbiamo molte alternative.

Gio, 11/21/2013 - 23:40 Collegamento permanente
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Gianluca Trotta Ven, 11/22/2013 - 18:56

In risposta a di Valentino Liberto

Condivido molto di quello che scrive Valentino. Ma, alla luce di quanto successo due giorni fa, mi sento di avere perso molta della stima "de lonh" che potevo nutrire per Civati. Mi sembra che si possa dire con tranquillità che Civati ci ha rimediato una pessima figura. Poi lui ha ammesso la sconfitta, ha con molta autoriroinia lanciato su Twitter l'hashtah #insultacivati, ecc. Ma rimane il fatto che colui che, tra gli slogan sbandierati nel proprio sito, si vanta con un risoluto IO NON MI ADEGUO, alla fine proprio quello ha fatto. E il fatto che tutti e tre i competitori alla segreteria abbiano dichiarato la necessità che Cancellieri si dimettesse, la voce del padrone ha poi fatto in modo che invece in massa i parlamentari abbiano salvato la ministra. Quelli del PD (la sedicente sinistra) sono vissuti per anni nella convinzione che loro erano migliori: gli altri avevano un partito padronale, loro erano migliori; gli altri spendevano male i soldi pubblici, loro no; gli altri abusavano del potere, loro no; eccetera. Tutte chiacchiere, e si è visto. Civati si è ricavato, alla fine, un bel ruolo (e Gangi lo dice come sempre bene): fa il nobile cavaliere in una banda di politicanti. È, in fondo, una posizione molto comoda, alla fin fine. Quando, negli anni Cinquanta, il PCI appoggiava la politica stalinista dell'URSS, molti ne sono usciti (Bilenchi, Calvino, ecc.). Certo, oggi il PD non è a quei livelli; ma non si capisce perché proprio non si possa uscirne, da questo PD...

Ven, 11/22/2013 - 18:56 Collegamento permanente