Società | Falso moralismo

Il nudo? Ucciso dal grande fratello

Su Facebook il topless della ministra Gianni rilanciato da salto.bz è stato censurato. Rivelando il vero volto di un social network molto meno moderno di quanto si pensi.

Il nudo balneare della ministra Stefania Giannini ha fatto parecchio discutere nel web. Ma non su Facebook, rivelatosi invece molto attivo invece a cancellare ogni traccia dell’oggetto in questione dalla sua piattaforma. 

Nella censura vecchio stile del social network più diffuso del mondo è incappato anche salto.bz , reo di aver pubblicato sulla sua pagina Facebook la foto di una donna in topless, naturalmente collegata ad un articolo di carattere prettamente giornalistico/culturale ad essa dedicato
I numerosi utenti che seguono salto.bz a partire da Facebook sono dovuti dunque sottostare ad una vera e propria operazione di censura, non esplicitata nello specifico dal social network, manifestatosi dunque profondamente contraddittorio rispetto alla sua aura di vero e proprio simbolo moderna comunicazione digitale. 
Non solo: per diverse ore il social network ha messo in difficoltà anche coloro che professionalmente gestiscono la pagina FB di salto.bz. Amministratori ed editor sono stati costretti e riloggarsi su tutti i loro devices attraverso una procedura poco chiara che ha portato anche ad una temporanea ‘invisibilità’ di salto.bz sul social network

Dove sta l'origine di quanto accaduto? La risposta è semplice: nelle ‘Condizioni d’uso di facebook’.

Non pubblicare contenuti: minatori, pornografici, con incitazioni all'odio o alla violenza, con immagini di nudo o di violenza forte o gratuita.

A dire la verità recentemente il social network ha allentato le maglie, consentendo (grande sforzo) di pubblicare immagini di seni nudi intenti ad allattare oppure immagini che mostrano mastectomie.
Le ‘innovazioni’ introdotte però non cambiano nella sostanza la situazione: in un web dove contenuti violenti e pornografici sono presenti in quantità, Facebook è una sorta di ‘isola’ dove perfino il nudo ‘artistico’ non può avere spazio.

“È in queste situazioni che gli utenti di Facebook si rendono conto di quanto siano arbitrari i termini d’uso che sottoscrivono quando entrano a far parte del social network” ricorda in merito l’esperto di web marketing Flavio Pintarelli.
Questa sorta ritorno alla realtà’ ci rende (brutalmente) consapevoli del fatto che quello che ognuno di noi stipula con Facebook è, di fatto, una sorta di contratto. “Ci viene fornito gratuitamente un servizio e in cambio noi mettiamo a disposizione i nostri dati a fini commerciali”, afferma Pintarelli, ricordando anche il fatto che Facebook è, oggettivamente nel suo funzionamento, una ‘macchina’

“Esiste un sistema di riconoscimento dei dati, non c’è dietro una mano umana, anche le foto incriminate con ogni probabilità vengono identificate attraverso un software che poi innesta una procedura automatizzata.”

Per Pintarelli è invece fortemente improbabile che la scomparsa del post ‘nudo’ sulla pagina FB di salto.bz sia stata causata dalla segnalazione da parte di qualche user: “se ne sarebbero viste tracce dei commenti o proteste dirette, ci sarebbe voluta un’azione per così dire collettiva, un solo utente non avrebbe potuto causare quello che è successo”

In merito al bigottismo di fondo che manifesta Facebook attraverso le sue ‘regole d’ingaggio’ si tratta oggettivamente di un modo specifico di vedere il mondo. Nella visione di vita di Mark Zuckerberg e soci evidentemente certi contenuti non sono accettabili. Di fondo c’è senz’altro (anche) il desiderio di proteggere gli utenti da contenuti pornografici o altro e senz’altro anche l’impossibilità di gestire centinaia di milioni di utenti con una mano ‘umana’ non semplifica certo il compito del social network in questo senso. 

Sta di fatto che Facebook ha comunque al suo interno delle fortissime contraddizioni. È infatti evidente a tutti che nella piattaforma circolino contenuti molto più deleteri del seno nudo balneare di una ministra della Repubblica Italiana. Molti contenuti discutibili insomma continuano ad esistere in Facebook nonostante numerose segnalazioni. Per il software di Facebook riconoscere in maniera automatica immagini con un forte contenuto violento è ad esempio molto più difficile che riconoscere dei seni femminili

Ma anche nello specifico del nudo femminile più o meno artistico gruppi come quello denominato ‘Nudo erotico’ stanno a dimostrare che il ’sistema’ è davvero poco efficace nel raggiungere lo scopo che si prefigge. Per non parlare di altri gruppi come ad esempio quello fresco fresco denominato ’Topless’. A proposito: è ancora online?
 

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Nadia Mazzardis Sab, 08/23/2014 - 10:26

Penso che potremmo stare ore a dibattere sulle policy di FB senza uscirne vivi. Dove inizia la tutela del soggetto e finisce la tutela dell'oggetto (contenuto/notizia)? Ma... E Luca Sticcotti non mi ha taggato invano e lo sa, a me quello che lascia sempre perplessa è la notizia. Centinaia di ministri e politici panzoni, cellulitici, con pochi capelli in testa e probabilmente nessuna erezione estiva intuibile da sotto il costumino, se non previa assunzione di farmaci vasodilatatori, calcano spiagge, pozzetti e piscine e non solo non vengono fotografati, ma non creano "notizia". La ministra 50enne prende il sole a tette all'aria nel 2014 e non ha diritto di farlo in santa pace, no. Questa viene considerata "notizia". Non solo, la carta che potrei usare per incartarci il pesce, si spaccia per carattere "giornalistico culturale". L'incarta-pesce in questione è lo stesso che pubblica le foto della boschi e commenta l'eleganza dell'abito, il tono del rossetto e l'eccedenza del trucco. Nulla di male di per se, se qualcuno ancora li legge. Molto di male invece perché nessun dettaglio analogo viene sottolineato al maschile e questo ingenera una cultura. Anzi una sottocultura, ripresa poi da testate ben più nobili. Se sei donna e fai politica, proviamo sempre a "rimetterti" al tuo posto: parliamo del tuo trucco, del tuo abito e delle tue tette
Se poi hai 50 anni e mostri le tette sappi che non ecciti.
Pensiero politico meno di zero.
Trasliamo la cultura nei piccoli contesti familiari, in cui una donna decide di dire no al suo uomo, decide di dire basta. Lui ammazza. Lei o le figlie. La violenza è anche figlia della fotografia delle tette e del tacco della ministra.
Finché nel ns paese faranno ancora notizia , o farà notizia la loro censura, significherà che le donne non avranno raggiunto "l'invisibilità" necessaria nel contesto estetico e la visibilità indispensabile in quello politico e sociale. E rimarranno come archetipo di proprietà di qualcuno, al quale se dicono di no è data facoltà di uccidere per "motivi passionali"

Sab, 08/23/2014 - 10:26 Collegamento permanente