Politica | Intervista a Carlo Bassetti

La fibrillazione nel PD altoatesino

Mentre il PD nazionale raccoglie i cocci e si appresta oggi ad identificare una linea comune per presentarsi alle nuove consultazioni per il governo, il PD altoatesino si confronta aggiornando lo scenario nella prospettiva delle elezioni provinciali. Abbiamo intervistato il coordinatore altoatesino dei "renziani".

“Dopo Monti un altro governo inventato dal presidente, non chiesto dagli elettori, né dichiarato prima delle elezioni? Addio alle urne.” Recita così un tweet amareggiato postato in rete questa mattina da Erri De Luca. La credibilità dei partiti finanche della presidenza della Repubblica in queste ore è ai minimi termini, come dimostra anche l’assenza record di elettori verificatasi alle elezioni regionali in Friuli. Intanto a Roma sono sui blocchi di partenza le consultazioni lampo che porteranno alla formazione del governo “del presidente” che sarà all’insegna delle “larghe intese”. Quest’ultimo sembra quasi un eufemismo vista la temperatura febbrile che caratterizza l’intera galassia della politica. Ma intanto oggi il PD si riunirà nella capitale per decidere il da farsi e prende piedi l’ipotesi di proporre a Napolitano il sindaco di Firenze come candidato premier. 
La fibrillazione nazionale del PD ha naturalmente un corrispettivo anche a livello locale. Nelle ultime ore sono andate in scena una serie di scaramucce soprattutto tra l’irrequieto segretario Antonio Frena e Carlo Bassetti, coordinatore dei renziani altoatesini. Anche il sindaco Spagnolli non ha perso tempo, facendo delle considerazioni piuttosto “pesanti”
In merito Abbiamo avuto occasione di rivolgere alcune domande a Carlo Bassetti. 

Bassetti: il sindaco di Bolzano invita il PD a non usare il proprio simbolo provinciali, un simbolo che in questa fase potrebbe “far perdere voti”.
Non sono d’accordo: il PD non paga per il suo simbolo ma per la sua politica, le scelte non fatte, la confusione, la battaglia tra colonnelli, il disfacimento della maggioranza attorno a Bersani. Quando il partito si propone con le facce giuste e con i giusti progetti vince le elezioni: gli esempi del Lazio e del Friuli Venezia Giulia lo dimostrano. 

Oggi il PD nazionale prenderà una decisione sull’atteggiamento da assumere rispetto alla rapida formazione del nuovo governo all’insegna delle larghe intese. Si fa l’ipotesi di Matteo Renzi candidato premier.
E’ un’opzione che mi rende perplesso. Ma resto comunque convinto che il sindaco di Firenze  rappresenta l’ultima chance reale per una proposta reale di governo di centrosinistra in Italia. Il PD attraverso l’alleanza Bersani/Vendola ha fatto nel 2013 una proposta molto seria e robusta sull’impronta della socialdemocrazia europea ma questa cosa in Italia purtroppo non ha mai funzionato, neanche negli anni ’90 quando la tendenza era predominante nel nord Europa. È stato dunque un errore riproporla. Oggi ci vuole un progetto magari meno ortodosso da quel punto di vista ma che punti a piacere al 51% degli italiani. 

Non candidare Renzi oggi però potrebbe voler dire perdere un’occasione unica. I sondaggi in questi giorni parlano di una caduta verticale per i consensi del PD. Aspettare le prossime elezioni potrebbe essere molto pericoloso...
Il compromesso di queste ore non deve essere al ribasso ed il governo che si andrà a formare non dovrà durare più del dovuto. Bisogna essere concreti: al momento non c’è alternativa ed occorre un governo di salvezza nazionale basato su alcuni punti fondamentali. Voglio fare un esempio molto chiaro. Io lavoro nell’edilizia: a giugno scadono i termini per le riqualificazioni energetiche con bonus fiscale al 50%. L’edilizia è al collasso; se non c’è un governo che si metta in moto almeno per prolungare questo intervento la prospettiva non può che essere disastrosa. Il rischio Grecia è una prospettiva reale. 

A livello locale sembra che PD non stia vivendo il grave travaglio che invece caratterizza la sua dimensione nazionale. Ma anche qui la situazione non è poi così tranquilla, pare.
A Bolzano il livello dello scontro non è così alto, ma sostenere che tutto bene e che siamo meravigliosamente uniti mi sembra francamente una forzatura. Sotto la cenere covano dei problemi: negli scorsi giorni io ho invitato soprattutto il segretario politico ad una maggiore moderazione nei modi e nei tempi. E quando ieri sono stato strigliato perché a suo dire “cadrei nei tranelli dei giornalisti” mi sono davvero cadute le braccia. 
In ogni caso il PD ha una prospettiva che non è compromessa. Credo che un percorso serio verso le provinciali vada fatto. Così come credo nella proposta sorprendente del gruppo di giovani che sta lavorando attorno ad Alessandro Huber ed Ilaria Piccinotti e che unisce trasversalmente le anime del partito. Questi giovani hanno chiesto al segretario ed agli assessori  di riservate la metà dei posti in lista a persone che hanno meno di 40 anni. Sono segnali di grandissimo valore, più di tutto il resto. Poi ci sono le proposte politiche di peso, come l’annuncio che è finita la sperimentazione e che si farà effettivamente la scuola trilingue. Se ce l’hanno fatta nel Lazio e nel Friuli Venezia Giulia ce la possiamo fare anche noi.