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A cosa serve un finto bilinguismo?

Carenze linguistiche in ambito sanitario, la proposta dei Verdi: corsi di traduzione e interpretariato per il personale. E ce n’è anche per l’ambito accademico.
Dello Sbarba, Foppa
Foto: Verdi

“Il fatto che non si trovi sufficiente personale medico-sanitario che padroneggi entrambe le lingue ufficiali della Provincia mostra le ombre del sistema della proporzionale e dell’obbligo di bilinguismo e porta a galla i tanti tabù, le situazioni paradossali e i limiti mentali che questi obblighi hanno portato con sé”. Ad affermarlo in conferenza stampa sono Riccardo Dello Sbarba e Brigitte Foppa, consiglieri provinciali dei Verdi, tornando sulle carenze linguistiche nella sanità. Gli ambientalisti ricordano che esiste giustamente l’obbligo del bilinguismo nel servizio pubblico, che garantisce a tutte le persone il diritto a potersi esprimere e a ricevere informazioni nella propria lingua. Accanto all’obbligo esiste però anche il dato di fatto che in molti casi il bilinguismo non viene garantito. “Per molto tempo si è preferito evitare di parlarne. La carenza di personale nella sanità ha fatto però infiammare la ferita perché non si riesce a trovare sufficiente personale che sia in grado di esprimersi in entrambe le lingue. In modo disperato si continua a smanettare a vuoto intorno alla proporzionale e all’obbligo di bilinguismo, un metodo che abbiamo potuto osservare ripetutamente negli ultimi anni”, dicono i Verdi.

 

 

Ma l’Alto Adige non è l’unica realtà territoriale a doversi confrontare con il problema, come si compensano allora in tutto il mondo le carenze linguistiche? Ingaggiando interpreti e traduttori, anche nella sanità, sottolineano Foppa e Dello Sbarba portando l’esempio dell’ospedale di Monaco (das Städtische Klinikum München) che offre un servizio interno di interpretariato in 35 lingue.

 In modo disperato si continua a smanettare a vuoto intorno alla proporzionale e all’obbligo di bilinguismo

“Da una interrogazione abbiamo saputo che in Alto Adige questo servizio viene offerto a persone di tante altre madrelingue attraverso i mediatori culturali che permettono la comunicazione necessaria tra medico e paziente. Per chi invece parla italiano o tedesco ci si arrangia grazie ad altro personale presente che si fa carico della traduzione quando il medico non parla la lingua del paziente. Con tanta buona volontà funziona anche questo sistema, ma il personale qualificato in ambito sanitario non ha competenze in traduzioni e interpretariato. Eppure, proprio in un ambito così delicato come la salute bisognerebbe puntare sempre più su una comunicazione accessibile e di qualità. Il tutto ha una logica evidente: l'importante è potersi esprimere nella propria madrelingua, non un (spesso finto) bilinguismo della sanità”, argomentano i Verdi che poi aggiungono: “Ammettiamo la realtà, cioè riconoscere che esistono situazioni in cui de facto il bilinguismo non può essere garantito. Solo così si può oggettivare il tema rendendo normali anche nella nostra provincia delle ‘semplici’ soluzioni pragmatiche”.

 

Soluzioni sul piatto

 

Per la compagine ecologista occorre puntare su corsi di formazione e di aggiornamento facoltativi per il personale infermieristico e medico in ambito di traduzioni e interpretariato. “Nel frattempo però devono poter essere ingaggiati degli interpreti professionisti che rendano possibile la comunicazione tra personale medico e pazienti quando il personale non sia in grado di parlare la lingua del paziente. E questo si sa è il caso di 343 medici in tutta la provincia”. La proposta sarà discussa nella prossima seduta del consiglio provinciale che inizia domani (2 luglio).

I Verdi intervengono anche sul fronte accademico. Grazie alle riforme degli ultimi anni il tradizionale esame provinciale di bilinguismo non è oggi l'unica strada per conseguire il “patentino”. Si può conseguire tramite la certificazione europea rilasciata da istituti come il Goethe Institut o il TestDaF per il tedesco e il CELI (Università di Perugia) o il CILS (Università di Siena) per l'Italiano. Chi si diploma in una scuola superiore di lingua italiana e si laurea in un’università di lingua tedesca o viceversa ottiene il patentino senza alcun esame. Quasi la metà delle persone ottiene oggi l'attestato di bilinguismo senza bisogno del vecchio esame. “L'importante è essere bilingui, non il modo in cui si dimostra. È paradossale che da questa impostazione siano escluse la laurea presso l’università trilingue di Bolzano, lo studio bilingue della Scuola Superiore di Sanità Claudiana e lo studio bilingue integrato di giurisprudenza presso l'Università di Innsbruck. Sono tutti percorsi plurilingui di alta formazione, cui però non consegue il riconoscimento del patentino di bilinguismo. Quasi che frequentare due separati corsi monolingui di studio garantisca il bilinguismo, mentre frequentare un’Università plurilingue per cinque anni non abbia lo stesso risultato”, così i Verdi. 

Netta è la presa di posizione: “L’Alto Adige ha bisogno di persone laureate e noi, invece di ‘invitare’ le tante ragazze e i ragazzi che si laureano nelle nostre istituzioni universitarie a restare nel territorio, sbattiamo loro la porta in faccia obbligandoli dopo la laurea al vecchio esame di ‘patentino’, come se non credessimo neppure noi al carattere bilingue degli studi che hanno fatto. Riconoscere il loro bilinguismo reale significa invece aprire loro la strada per restare e al contempo valorizzare la qualità più importante delle nostre istituzioni universitarie: il plurilinguismo”. Di qui la proposta del Gruppo Verde: la laurea presso l’università di Bolzano, la Scuola Superiore di Sanità Claudiana e lo studio integrato di giurisprudenza presso l'Università di Innsbruck comportino l'attribuzione dell'attestato di bilinguismo, a condizione ovviamente che il percorso di studi abbia previsto un certo numero di esami nelle diverse lingue.

 
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Salto User
Manfred Gasser Mon, 07/01/2019 - 21:26

Eine Frage an die Grüne Partei:
Wie soll das in der Sanität funktionieren, mit nicht-zweisprachigen Ärzten, wenn ein nicht-italienischsprachiger Arzt hier nicht arbeitsberechtigt ist? Nur italienische Ärzte anstellen? Und woher nehmen?

Mon, 07/01/2019 - 21:26 Permalink
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Franz Hilpold Mon, 07/01/2019 - 23:23

Non vorrei che venga affidata a questa finta università trilingue la garanzia del bilinguismo in Alto Adige. Gran parte dei professori hanno gravi carenze in almeno una delle tre lingue.

Mon, 07/01/2019 - 23:23 Permalink
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Alberto Stenico Tue, 07/02/2019 - 07:09

Non c'è il rischio che con la presenza degli interpreti cali la motivazione di imparare la seconda lingua? Esperienza fatta in molte realtà lavorative dove a tradurre sono sempre gli stessi e i monolingui rimangono tali vita natural durante....

Tue, 07/02/2019 - 07:09 Permalink
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Krautwurst Jürgen Tue, 07/02/2019 - 08:57

Man sollte vielmehr versuchen das Problem an der Wurzel zu packen: Gibt es nicht genügend zweisprachige Ärzte, muss man notgedrungen auf einsprachige zurückgreifen. Dies muss allerdings sowohl für italienisch-einsprachige, als auch für deutsch-einsprachige Ärzte gleichermaßen! gelten. Alles andere wäre bzw. ist bereits eine Farce.

Tue, 07/02/2019 - 08:57 Permalink