Culture | Addii

Un piccolo omaggio

Il 1° aprile è morto lo storico Jacques Le Goff. Un piccolo omaggio a colui che assieme ad altri mi ha portato ad amare il Medioevo che non è un periodo (per giunta buio e oscuro), ma piuttosto un MONDO, una civiltà, un universo sfaccettato e complesso …

Pensiamo (anche) alle cattedrali, a Dante e San Francesco, alla nascita delle università e della figura dell'intellettuale, alla tavola rotonda come sogno e ideale di uguaglianza.

Jacques Le Goff, che racconta di aver scoperto il Medioevo leggendo Ivanoe di W. Scott, ci ha insegnato a guardare e capire l'evo di mezzo con gli occhi di allora e non con i nostri, semplicemente a ritroso. Combattendo i luoghi comuni ha esplorato e ci ha aiutato a ritrovare il patrimonio anche immateriale che il Medioevo ci ha lasciato, evidenziandone l'eredità, ma anche i cambiamenti (antropologici – come per esempio l'importanza dell'introduzione della lettura silenziosa nel XIII sec. oppure la "nascita del purgatorio").

Fu assistente e poi successore di Fernand Braudel, ultimo epigono ed erede della scuola storiografica degli Annales e uno dei padri della "Nouvelle Histoire". Aveva preso il soprannome di "orco assetato di storia" (ogre historien) che va lì "dove c'è la carne", vale a dire la gente. La sua bibliografia è sterminata. Sapeva unire, e far coesistere, lavoro scientifico e divulgazione. L'ultimo libro pubblicato in ordine di tempo porta il titolo “Faut-il vraiment découper l’Histoire en tranches?” (Bisogna davvero suddividere la storia in blocchi?) in cui si occupa di periodizzazione (È per esempio suo il concetto di "lungo Medioevo" che va oltre la scoperta delle Americhe e arriva fino alla rivoluzione industriale).

Jacques Le Goff era anche un convinto europeista. La traduzione italiana del suo "L'Europe est-elle née au Moyen-Age?" non porta il punto di domanda: "Il cielo sceso in terra: le radici medievali dell'Europa". Le Goff ne era convinto: l'Europa ha un'identità comune, anche se policentrica. E non si tratta soltanto di uno spazio geografico ma anche di uno spazio mentale, unificato dal cristianesimo. "L'Europa è nel contempo antica e futura" aveva scritto. E per questo motivo non condivideva il mito fondatore di Carlomagno che secondo lui era rivolto al passato e pensava all'impero romano.

E noi continueremo a fare tesoro della sua apertura.