Environment | Dolomiti

“La montagna ha bisogno di altro”

Un progetto dell’Università di Bologna guarda, non senza preoccupazioni, al futuro dell’ambiente dolomitico: puntare al profitto o alla tutela di un delicato equilibrio?
Impianti
Foto: Screenshot

Continuare con un processo di accumulazione e valorizzazione economica della montagna o fermarsi per interrogarsi sul delicato equilibrio ambientale accentuato dalla crisi climatica in atto? Il dibattito sul futuro dell’ambiente dolomitico è stato riassunto in un video da Andrea Zinzani, ricercatore in geografia dell'ambiente all'Università di Bologna, con il supporto del  videomaker professionista Danilo Ortelli. Un’idea divulgativa nata a fine 2021 all'interno di un progetto di ricerca che ha lo scopo di riflettere (e far riflettere) sulla dimensione sociale e politica che riguarda la gestione dell’ambiente e del territorio delle Dolomiti.
Il risultato è un dialogo a più voci che si focalizza, attraverso la lente del rapporto tra comunità umane e ambiente, sull'impatto già evidente dei cambiamenti climatici e delle Olimpiadi invernali sull'ambiente dolomitico.

 

Geografie della crisi eco-climatica: La versione integrale del video è disponibile qui

 

“La crisi climatica non è un qualcosa che accade dall’oggi al domani ma un processo di medio-lungo termine che ha già degli impatti visivi e una ricaduta sulle relazioni socio ambientali – spiega Zinzani –. A mio avviso, la maggioranza degli attori e dei soggetti che caratterizzano le Dolomiti soffrono di una certa miopia e paura nel mettere in discussione determinati equilibri. C’è la volontà di portare avanti un modello di sviluppo, una traiettoria di crescita economica e turistica che non si interrogano sulle problematiche del presente e del futuro. Le Olimpiadi, il progetto del carosello dolomitico, che prevede il collegamento attraverso nuovi impianti tra le valli del Trentino, dell’Alto Adige e del Veneto, sono la materializzazione di quella che definisco una visione di equilibrio che comincia a manifestare numerose difficoltà. Da parte di questi soggetti –sottolinea il ricercatore – è difficile mostrare volontà di cambiamento, preferiscono portare avanti un paradigma che hanno sostenuto fino ad oggi. Il grande interrogativo in questo periodo storico è il concetto di crescita: è necessario ripensare le politiche ambientali e le relazioni tra le società montane”.

Gli impiantisti sostengono che in questo modo si potrà ridurre il traffico veicolare, senza tuttavia rendersi conto dell'impatto ambientale che avranno queste infrastrutture


Un’occasione mancata per riflettere su un’inversione di rotta è stata la pandemia. Le chiusure dei confini e la volontà di ricercare spazi aperti dopo il lockdown, hanno avuto l’effetto di aumentare il turismo estivo interno, con un conseguente assalto alle Dolomiti: “Questo si collega anche all’impatto che hanno i social network, come Instagram, sulla massificazione del turismo in determinati luoghi – ricorda Zinzani –. A ciò si aggiunge il mito che la montagna deve essere accessibile a tutti. Gli impiantisti, in sofferenza per le chiusure invernali, hanno colto la palla al balzo per promuovere le aperture estive, analizzando al contempo i possibili effetti che potranno avere a lungo termine. Idee come il carosello dolomitico, fortemente sostenuto dal governatore del Veneto Luca Zaia, sono inoltre esempi - sottolinea il ricercatore – di come questi maxi progetti infrastrutturali vengono legittimati attraverso il concetto della mobilità sostenibile. Gli impiantisti sostengono che in questo modo si potrà ridurre il traffico veicolare, senza tuttavia rendersi conto dell'impatto ambientale che avranno queste infrastrutture, oltre al fatto che non siamo assolutamente sicuri di questo effetto disincentivante rispetto alla mobilità su gomma. Questi impianti vengono inoltre realizzati attraverso un massiccio stanziamento di fondi pubblici. Vengono create le cosiddette partnership pubblico-privato, il che significa che un privato utilizza soldi pubblici per costruire infrastrutture e accumulare capitale. Ci si dovrebbe rendere conto che la montagna ha bisogno di altro, di servizi pubblici, sanità e scuole. Le istituzioni – conclude Zinzani – devono riflettere sul fatto che è necessario invertire la rotta”.
 

Bild
Profile picture for user Josef Fulterer
Josef Fulterer Sun, 01/08/2023 - 08:12

In reply to by Karl Trojer

Die zunehmend "sich in den Städten zusammen-rottende Menschheit," möchte zumindest im Urlaub "eine heile Natur erleben."
Findige Unternehmer bieten den Urlaubern ihre Dienste und Anlagen an. Sie sind aber gerade dabei, "die zum Überdruss des Stadt-Lebens führenden Elemente" (Massen-Ansammlungen von Menschen, die ein voran-Kommen erschweren, verstopfte Straßen, Kanninchen-Käfig-ähnliche Unterkünfte, allerlei "wohl-fühl-Erfindungen" und "rund-um-Betreuungen,") den Menschen "das heile Natur erleben" zu ver-Bau-en und ver-Organisieren.

Sun, 01/08/2023 - 08:12 Permalink
Bild
Profile picture for user rotaderga
rotaderga Sun, 01/08/2023 - 08:41

In reply to by Josef Fulterer

Möchte eine heile Naturlandschaft vorschlagen, wo alle vom Scheitel bis zu Sohle -ohne Kleidung -ohne Bewegungshilfe sich austoben können. Ein Naturreservat für Stadtbewohner im Leben ohne Regeln... vielleicht unweit vom Twenty. (ENA)

Sun, 01/08/2023 - 08:41 Permalink
Bild
Profile picture for user Franz Ladinser
Franz Ladinser Mon, 01/09/2023 - 06:25

Es ist unbegreiflich dass man nach wie vor die Zukunft des Tourismus im quantitativen Wachstum sieht und nicht die Zeichen der Zeit erkennt. Es brauch einen Paradigmenwechsel. Heute Tourismus mengenmäßig denken, ist eine nacht hinten gewandte Sichtweise. Die Natur kann nicht mehr und der "gute" Tourist wird nicht mehr mögen. Weniger wird mehr und wer das erkennt hat morgen die Nase vorne.

Mon, 01/09/2023 - 06:25 Permalink