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“Noi erboristi non siamo più derisi”

La raccolta e la lavorazione delle erbe selvatiche è una delle pratiche più antiche e attestate in tutto il mondo. L'intervista all'erborista di Martello Martha Stieger.
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Foto: IDM Südtirol

La raccolta e la lavorazione delle erbe selvatiche è una delle pratiche più antiche della storia dell’umanità, attestata in tutto il mondo e in ogni cultura. Le piante raccolte fungono sia da basilare fonte di nutrimento che da rimedio per il trattamento di numerosi disturbi.
Nel corso dei secoli, raccolta, coltivazione e trasformazione delle erbe sono state soprattutto prerogativa femminile. Oggi l’efficacia di gran parte di queste specie botaniche è generalmente riconosciuta. Il sapere viene tramandato all’interno delle singole famiglie, ma si può apprendere anche in corsi specifici, classi e workshop aperti a chiunque sia interessato.

 

salto.bz: In veste di erborista, curi e conservi un patrimonio culturale millenario. Qual è la tua storia? Come ti sei avvicinata alla coltivazione delle erbe e cosa significa per te questa attività?

Martha Stieger: Sono appassionata di cucina e ho lavorato per molti anni nella ristorazione, usando le erbe nei miei piatti con grande creatività. Ho sempre avuto un orto e spesso ho accompagnato i miei ospiti nella natura, dove mi sento totalmente a mio agio. Anche mia madre raccoglieva erbe: camomilla, malva, coccole di rosa canina e cumino. Coltivare e maneggiare erbe significa molto per me, anche perché mi garantiscono una certa autonomia nel trattamento di svariati disturbi, comprese le allergie. Considero il mio lavoro come un dono e una grande opportunità di arricchimento personale.

 

L’orto dove coltivi le tue erbe è molto grande, vuoi raccontarci qualcosa a riguardo?

Il giardino è stato realizzato da mio fratello 7 anni fa su più terrazze per via della forte pendenza. Si trova a Martello, a 1.300 m sul livello del mare, dove nasce un’abbondante quantità di specie, maggiore rispetto, ad esempio, alla Val di Vizze, dove ho lavorato per anni. Lì avevo un orto a 1.400 m di altitudine: la varietà di erbe era minore, ma il sapore certamente più pronunciato. Ora a Martello coltivo erbe selvatiche, ma anche aromatiche e officinali, così come diverse varietà di fiori. Mi occupo io stessa di riprodurre le sementi o di scambiarle con conoscenti e amici: qui in Val Venosta c’è una piccola comunità di appassionati. Non uso pellicole per la mia coltivazione e nemmeno spray. Raccogliere ogni giorno le lumache che arrivano dal prato confinante è impegnativo, ma fa parte del gioco.

Le erbe mi garantiscono una certa autonomia nel trattamento di svariati disturbi e delle allergie. Considero le erbe e il mio lavoro come un dono e una grande opportunità di arricchimento personale

Quali sono, a tuo parere, le prospettive per la raccolta e la coltivazione di erbe selvatiche e la loro diffusione?

In linea di principio, credo che lo scenario futuro sia positivo. Questo mestiere suscita molto interesse, principalmente tra le donne, ma sempre più spesso anche tra gli uomini. La riprova è un’ampia gamma di corsi di aggiornamento su coltivazione e lavorazione delle erbe. Io stessa ho sempre continuato a formarmi e attualmente organizzo corsi ed escursioni in estate. Chi si avvicina a questo mondo non viene più deriso, come invece succedeva a me tempo fa.