Economy | Gastbeitrag

Bussola per uscire dalla crisi

Sei punti di riferimento per trovare una via d’uscita dalla crisi Covid-19. E distinguere le cose importanti da quelle marginali.
Bussola
Foto: Unsplash

In questi giorni si parla molto di come combattere la pandemia, attenuarne gli effetti sull'economia e organizzare il ritorno graduale alla quotidianità. La grande quantità di informazioni rende più difficile farsi un quadro generale e distinguere le cose importanti da quelle marginali. Ecco sei punti di riferimento per trovare una via d’uscita dalla crisi. 

 

Punto 1: Obiettivi, non cifre

 

Quanto ci costerà la crisi? 25.000 posti di lavoro tra marzo e aprile, come prevede Stefan Luther? Il 2% del PIL ogni mese, come calcola l'IRE? Ed infine, serve veramente un pacchetto provinciale anticrisi da almeno 2,5 miliardi di euro, come chiesto dal Presidente dell'Unione commercio turismo servizi Alto Adige Philipp Moser? Diciamoci la verità: dato che nessuno può prevedere quanto durerà la pandemia da COVID-19, qualsiasi discussione sui numeri è solo tempo sprecato. Tanto vale non approfondire nemmeno le varie cifre; concentriamoci piuttosto sugli obiettivi, ad esempio su quello di fare tutto il possibile per salvare posti di lavoro e aziende così da evitare fin da subito emergenze sociali. Chi gestisce bene una crisi persegue fermamente gli obiettivi, ma non si fa inchiodare sui numeri.

 

Punto 2: Mantenere i nervi saldi e trattenere l'impulso di agire subito

 

Nelle emergenze le qualità di gestione sono messe duramente alla prova, e ci si aspettano risposte immediate. Ma se tutti gli attori e tutti i livelli amministrativi (Stato, provincia, comuni) sentono il bisogno di agire subito, il caos sarà inevitabile. Una giungla di prestazioni, pacchetti anticrisi e congiunturali che in parte si sovrappongono e che non sono stati concordati non servirebbero a nulla. Un consiglio: vediamo prima che intenzioni ha lo Stato, e poi definiamo le misure a livello provinciale che possono integrare oppure anche correggere quelle nazionali. Detto in gergo calcistico, chi gestisce una crisi gioca più da libero che da centravanti.

 

Punto 3: Garante sì, Babbo Natale no

 

Di fronte all'incertezza che regna nella società, alla mano pubblica spetta il compito importante di farsi da garante della salute e del benessere pubblico. Un compito che non può essere delegato. L'emergenza sanitaria richiede interventi rapidi per quanto concerne la vita sociale nonché la sospensione delle attività economiche. L'economia è per metà anche psicologia. Già l'annuncio di essere disposti ad armarsi del "bazooka" (in termini di sostegni) per salvare le imprese dal fallimento e aiutare le famiglie ha un effetto calmante. Eppure va tenuto presente che nemmeno nelle crisi Babbo Natale esiste. Chi deve gestire una crisi non deve sprecare subito tutte le sue munizioni, così da averne a disposizione al bisogno; e non butta soldi dove è già intervenuto generosamente lo Stato. Bisogna ammettere che è una vera sfida.

 

Punto 4: Una buona comunicazione è metà dell’opera

 

Comunicazione è il messaggio che giunge a destinazione. Solo quando una misura ha raggiunto le persone può essere veramente efficace. Soprattutto i cittadini hanno bisogno di chiarezza. Tuttavia, qui si pone il problema di saper distinguere tra riflessioni, annunci e decisioni. Non è sempre facile, soprattutto perché la voglia di agire è tanta; nel peggiore dei casi a forza di azionismo la decisione finale non viene comunicata in modo corretto. In più, in Italia si aggiungono i tempi di attuazione lunghi, con il rischio che le misure vengano realizzate quando l'emergenza è ormai passata. Chi vuole gestire bene una crisi incentiva comunicazioni chiare e promuove la capacità di agire degli enti.

 

Punto 5: È il servizio che conta

 

Le misure contenute nei pacchetti per l'emergenza saranno proficue solo quando i soldi saranno concretamente arrivati nelle tasche di famiglie e imprenditori. Tra 'diritto' e 'soldi sul conto' ci sono di mezzo le procedure amministrative. L'attuale necessità di distanziamento sociale limita fortemente la possibilità di farsi assistere da patronati, caaf, liberi professionisti ed enti. Chi ha diritto a cosa e a quanto? Cosa è cumulabile e cosa invece no? E cosa succede con le persone che hanno poca dimestichezza con le tecnologie digitali o con lo SPID? Chi vuole gestire bene una crisi focalizza la propria attenzione sulle categorie sociali più emarginate e sui 'nomadi digitali', ben sapendo che per queste categorie il supporto economico è una questione di sopravvivenza.

 

Punto 6: Trarre le corrette conclusioni

 

L'andamento della pandemia Covid-19 segna alcune inversioni di tendenza nel dibattito economico e socio-politico, ovvero l'abbandono della politica di austerità che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni. Il ritorno dello Stato in ambiti strategici. La valorizzazione delle professioni sanitarie e di pubblica utilità con le loro eroine (il 75% sono donne) e i loro eroi (25%). La necessità di creare una rete più ampia per ammortizzare periodi brevi di disoccupazione in seguito a crisi aziendali (cassa integrazione 'universale'). La necessità di un reddito di base per coloro che non ce la fanno, distaccato dal contesto nazionale, unendo le prestazioni di welfare già esistenti a livello locale. Chi gestisce bene una crisi trae insegnamento dalle esperienze.