Chronicle | Welfare

La povertà stigmatizzata

Ci sono cittadini che non utilizzano i servizi e le prestazioni sociali, di cui avrebbero diritto. Tra i motivi anche la paura di essere stigmatizzati.
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Foto: Fabio Petrini

di Alfred Ebner

L'efficacia delle prestazioni sociali sono valutate di solito in base alla loro accuratezza. Nella maggior parte dei casi si verifica l'effetto positivo su chi ha realmente bisogno, che a sua volta viene definito con l'utilizzo di vari strumenti di misurazioni come l'EVEE. Ma esiste un gruppo ampio di persone che non presentano nemmeno la richiesta, nonostante abbiano diritto a qualche prestazione. Nelle statistiche sono quindi di fatto invisibili. Nella vicina Austria quasi un terzo delle famiglie che entrerebbe nei parametri di povertà prevista rinuncia. Chi si occupa di anziani e della lotta alla povertà può confermare che anche in Alto Adige questo fenomeno è più o meno diffuso. Va anche detto che attraverso una informazione capillare si riesce spesso a far recuperare al singolo quanto dovuto, o almeno a garantirne le prestazioni in futuro.

Parlando con le persone e ascoltandole attentamente si riesce a capire alcuni dei motivi di questa rinuncia. La risposta meno frequente - e anche quella meno impattante sulle condizioni di vita del singolo o della famiglia – è che esiste la convinzione di superare le difficoltà entro un breve lasso di tempo, o che, a causa di qualche reddito aggiuntivo, le prestazioni sarebbero comunque molto ridotte. Così le persone decidono di non formulare la richiesta, ritenendo le pastoie burocratiche troppo dispendiose rispetto a quanto poi percepito.A parte questi casi, gli interessati si trovano spesso di fronte ad ostacoli oggettivi al momento della presentazione di una domanda. Spesso le informazioni richieste per accedervi non sono accessibili o solo in misura limitata a molte persone, ad esempio a causa della distanza dagli uffici, della mancanza di accesso ad Internet, di poca dimestichezza con la burocrazia o di barriere linguistiche. Qui penso ai molti anziani che se non hanno un parente che li segue si trovano a volte in difficoltà. Abbiamo spesso sperimentato nelle assemblee che molte persone, in particolare quelle che avrebbero diritto a prestazioni integrative al loro reddito o pensione, ignorano questa possibilità. Ricevendo una pensioncina o un piccolo reddito derivante da un'attività remunerata non sono a conoscenza dell'esistenza di qualche aiuto pubblico aggiuntivo oppure pensano di non averne diritto.

Ogni domanda è comunque associata a tempi e sforzi amministrativi, e molte persone non si sentono in grado di discutere con gli uffici o si sentono sopraffatte dalla richiesta di documentare tutte le condizioni finanziarie e di reddito alla presentazione dei documenti necessari. Non a caso la Regione finanzia i Patronati per aiutare le persone ad espletare le domande. Per le persone anziane, infine, il libretto di risparmio è un segreto da custodire e anche l'ammontare della pensione viene nascosto gelosamente.Non va neppure sottovalutato il fatto che siamo una collettività piccola dove nei paesi rurali tutti conoscono tutti e dove la stigmatizzazione, il timore di mancanza di anonimato o la vergogna portano le persone a non fare domanda per le prestazioni effettivamente dovute.A causa del mancato utilizzo, i dati statistici sui beneficiari attuali e le spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche non hanno un valore esaustivo per quanto riguarda l'effettiva diffusione della povertà relativa. Quella assoluta di solito non sfugge a un attento osservatore. Questo lascia presupporre che gli obiettivi delle prestazioni sociali, come la prevenzione della povertà o l'integrazione sociale, non vengano raggiunti fino in fondo perché alcuni gruppi di bisognosi si autoescludono.

Oltre alle conseguenze personali per le persone colpite, non bisogna neppure sottovalutare le conseguenze per la società nel suo complesso. Penso alle famiglie in cui ci sono bambini minorenni e che si trovano di fronte a minori opportunità di istruzione e di carriera di fronte a una situazione finanziaria precaria. Nella ricca Germania molti bambini e anziani vivono in condizioni materiali veramente al limite del sopportabile. L'esclusione dalla società causata dalla povertà aumenta poi lo stress da parte delle persone colpite con il rischio di danni alla salute, malattie croniche, malattie psichiche, alcolismo e droga, che gravano poi sul sistema sanitario e sociale.Noi non viviamo ovviamente condizioni così drammatiche come in altri Paesi o Regioni italiane, dove la povertà è anche serbatoio per la criminalità. Il Sindacato locale, attraverso riunioni e con l'aiuto del Patronato e i dei Caaf, riesce a recuperare gli aiuti spettanti. Anche questo ha contribuito a trasformare l’Alto Adige in una Provincia florida, grazie alla pace sociale. L'informazione svolta dalle amministrazioni e una presenza mediatica di questi temi ha pure scalfito in parte questo "angolo della vergogna".

Ovviamente non sarà mai possibile eliminare il fenomeno del mancato utilizzo dei servizi e delle prestazioni sociali, ma vanno sempre più ridotti gli effetti stigmatizzanti della povertà. Nella nostra ricca società si è fatta purtroppo largo l'idea che la colpa del disagio sia di solito del singolo e della sua incapacità ad affrontare le sfide della vita. Su questi aspetti la politica, i media, le associazioni e i cittadini stessi devono lavorare molto, ricostruendo una vera rete di solidarietà vissuta. Il rischio che la coesione sociale si rompa definitivamente è reale, con complicazioni non da poco.L'introduzione di aiuti sempre più mirati ed integrati per chi ha realmente bisogno, e se possibile indirizzati al superamento dello stato di bisogno, possono aiutare a superare quel senso di vergogna che tiene lontano persone comunque bisognose. Un accorpamento delle prestazioni garantirebbe più trasparenza per il cittadino nella valutazione delle prestazioni possibili. Una semplificazione degli obblighi burocratici per il cittadino, anche grazie all'utilizzo e la messa in rete dei tanti dati già in possesso delle amministrazioni, aiuterebbe molte persone ad accedere alle prestazioni di cui hanno bisogno.

Ma, fatto salvo casi estremi, è sempre il cittadino che deve fare la prima mossa, o tramite Internet o contattando l'amministrazione pubblica, ma soprattutto rivolgendosi a un Patronato per avere informazioni ed eventualmente per avviare la pratica.