Environment | Sinigo

"Falda, chiarite le responsabilità"

Nero su bianco la connessione tra smantellamento della bonifica e "'acqua alta". Carabinieri in Comune per acquisire i documenti. Ecco i piani di Dal Medico.
falda serata informativa
Foto: (c) Salto.bz

Ora il quadro è chiaro. L'illuminante presentazione sullo “stato di fatto” della falda di Sinigo effettuata dal geologo Ambrogio Dessì martedì sera nell’angusto spazio della biblioteca della nuova scuola del quartiere meranese ha messo in luce le risultanze degli studi effettuati negli ultimi anni, non lasciando spazio ad interpretazioni riguardo alle cause dell’innalzamento del livello dell’acqua. E’ stato infatti senza dubbio l’irresponsabile smantellamento dell’opera di bonifica per fare spazio ad abitazioni e filari di meli a fare sì che nei periodi piovosi molti sinighesi siano costretti a vivere “con i piedi nell’acqua”. Beninteso: questo era lampante più o meno per tutti, ma ora c’è la prova scientifica data da due studiosi (con Dessì ha lavorato l’Ingegner Omar Cainelli) che grazie a mappe e foto storiche e ad un numero infinito di misurazioni e calcoli hanno potuto metterlo nero su bianco.

Piccolo inciso: a margine della serata si è avuta notizia che dopo l’apertura, l’anno scorso, di un fascicolo per disastro ambientale e omissione in atti di ufficio (quì l'articolo) l’inchiesta della Procura sta andando avanti. Tre settimane fa i carabinieri hanno fatto visita al Comune di Merano e in Provincia, acquisendo tutta la documentazione giudicata utile ai fini dell’indagine. Alla luce delle risultanze scientifiche, dovrebbe essere quindi relativamente facile per gli inquirenti stabilire eventuali responsabilità degli amministratori che si sono succeduti nei vari periodi. Ammesso che sia possibile ricostruire il tutto e che spuntino i famosi documenti mancanti, la principale difficoltà risiederà nel fatto che, però, sembra non esserci una “madre di tutte le decisioni” da cui far discendere tutti i guai che si sono verificati, ma una sequela di piccole scelte che, sommate, hanno portato al disastro che tutti conosciamo. Se esistessero i reati “concorso in sciatteria, superficialità, incompetenza” e “decisioni amministrative scellerate effettuate per rispondere ad un reale fabbisogno di abitazioni ed avere un facile ritorno dal punto di vista elettorale” sarebbe indubbiamente tutto più facile.

Secondo piccolo inciso: anche ieri sera il sindaco Dario Dal Medico ha detto che non è sua intenzione spendere un grammo di energia per fare chiarezza sulle responsabilità del passato, "ma dedicare le risorse per trovare soluzioni". E va benissimo. Quello che non va molto bene è che altrettanto chiaramente è emerso che gli attori coinvolti sono talmente tanti che una struttura amministrativa orizzontale in cui ognuno pensa solo alle cose su cui ha la diretta responsabilità amministrativa, potrebbe produrre ritardi e scaricabarile infiniti. Mi spiego: che il tal canale sia di responsabilità dei Bacini montani, e che la pulizia di quell’altro spetti ad Asm, e che quell’altra cosa la debba fare il Consorzio di Bonifica, e che per fare quell’opera gli espropri li deve fare il Comune e se ci mette troppo tempo la responsabilità è solo sua, sinceramente, come dicono a Roma, “nun se po sentì”. In sintesi manca un coordinamento di tutti gli enti coinvolti. Quella che è in corso a Sinigo è una sorta di alluvione ad intermittenza (e in questo momento solo latente), dal momento che dopo due-tre giorni di pioggia intensa ci sono regolarmente varie cantine allagate. Quindi, di fronte ad una situazione straordinaria che si trascina da anni, andrebbe forse nominato una sorta di commissario straordinario, (lo stesso Dal Medico? Un dirigente comunale/provinciale?) con poteri speciali e un budget da spendere. Un ruolo per una persona possibilmente poco paziente (visto che gli abitanti hanno mostrato finora parecchia pazienza) che quando serve sia pronta a tirare un pugno sul tavolo e poco dopo la pratica ferma da settimane misteriosamente si rimette in moto.

crepa sul muro sinigo
In piazza Uno degli edifici di piazza Vittorio Veneto mostra una crepa ben al di sotto del livello di intonaco

 

Inciso numero tre (l’ultimo). Nell’ultimo mese sono successe cose piuttosto preoccupanti. Dopo essere stata costantemente alta, durante il periodo di siccità la falda è scesa anche a - 1,70 m. E questo ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti. Ma con le piogge dell’ultimo mese sono tornate le ansie a Sinigo Sud e, cosa molto più grave, a “Borgo Vittoria”, e cioè nella piazza principale, è quasi collassato un seminterrato e si è crepata in profondità una colonna di un edificio. Che cosa sospettano i tecnici ad un’analisi superficiale? Che la discesa dell’acqua abbia creato dei “vuoti” per i quali gli edifici hanno trovato progressivamente nuovi equilibri che poi sono improvvisamente saltati con la repentina risalita dei livelli dell’acqua a causa delle recenti piogge. Quindi chiedere ai cittadini pazienza per fare con calma le scelte giuste e nel giusto ordine è comprensibile (chi non vorrebbe lavorare con calma ad un problema così complicato), ma forse è meglio non eccedere, con la calma. Incisi finiti.  

Martedì (6 giugno) sera, si diceva, la pacata illustrazione del lavoro di Dessì e Cainelli è stata chiarissima. Con 12 piezometri sparsi in tutta la superficie del quartiere, il geologo ha misurato costantemente i livelli della falda. Le analisi dei terreni hanno rilevato che nel sottosuolo ci sono degli strati impermeabili che trattengono l’acqua e, nei periodi piovosi, la fanno risalire anche oltre i livello campagna. La correlazione tra meteo e innalzamento della falda, pur intuitiva, è stata dimostrata da una serie di grafici. Le zone con i disagi più grandi sono la piazza principale (Borgo Vittoria) a nord, e via Fermi a sud. Ed in tutti e due i casi è stato dimostrato come “l’acqua alta” derivi dallo smantellamento dell’opera di bonifica “fascista”  dovuta a scelte sullo sviluppo urbanistico del quartiere ed anche alla sparizione di numerosi canali nelle aree coltivate.

Oltre al prosciugamento di un numero imprecisato di canali di scolo (sicuramente più di una decina) nell’area in cui sono sorte le case a nord e sud della piazza principale, le azioni più scellerate sono state il tombamento dell’ “allacciante” a nord della piazza e dello spostamento più a valle del canale “Montefranco” che in precedenza scorreva appena sotto la montagna, oltre che la chiusura dell’omonimo allacciamento più a sud. Per non parlare, poi, ovviamente, dell’incredibile smantellamento dell’idrovora che consentiva di scaricare l’acqua direttamente nell’Adige. E’ stata stabilita con certezza, inoltre, la correlazione tra la crescita dei livelli di falda e la dismissione dei pozzi della Memc che pompavano anche centinaia di litri al secondo. “Anche la naturale evoluzione del letto dell’Adige può essere causa di una modifica importante delle dinamiche di falda", ha aggiunto Dessì.

canali_scolo.png
Spariti Nei campi sono spariti i canali di scolo della bonifica (ma anche alcuni canali principali). Sono rimaste però le tracce dei punti in cui sfociavano nel canale

 

Cosa si può fare

Per guardare avanti, una parte sostanziosa della serata è stata giustamente dedicata al “cosa si può fare”.

Dunque: andrebbe fatto un canale sotterraneo proprio lungo la via dove ha sede la nuova scuola, che con un sistema di drenaggi convogli le acque che scendono a valle e si allacci, a nord di piazza Vittorio Veneto, al canale “tombato” in via XXIV maggio, il quale andrebbe allargato, risagomando anche la parte finale a cielo aperto che scarica nel rio Nova. Tra le ipotesi di intervento vi è quella (per nulla piaciuta ai presenti) di utilizzare il laghetto di pesca accanto al campo da calcio come una sorta di bacino di raccolta nel quale far convogliare le acque di piena fino al suo riempimento. A prescindere da questo intervento, importanti sono poi “la risagomatura dei tratti terminali del canale Corridoni e del Rio Nova con un relativo sistema anti riflusso per proteggere la zona dalle piene dell’Adige”, ha specificato Dessì.

Nella zona sud di Sinigo una delle soluzioni potrebbe essere di creare dei “pozzi in emungimento”. “Gli abbassamenti massimi stimati si ottengono con prelievi nei pozzi sempre funzionanti, quindi le suddette portate (300 l/s) dovranno essere mantenute quasi costantemente. E questo comporterebbe dei costi energetici e di manutenzione insostenibili”, ha detto Dessì.

E allora dobbiamo tenerci l’acqua nelle cantine?, ha chiesto una signora. No, possono essere creati dei pozzetti con delle pompe a spese dei condomini, è stato risposto. I borbottii si sono fatti più alti quando è emerso che l’acqua aspirata con queste pompe condominiali attualmente non può essere scaricata nei tombini. “Cosa dovremmo fare, berla?” ha aggiunto un'altra voce, strappando qualche sorriso amaro. Quindi è stato chiesto al Sindaco di intervenire subito per informarsi e rimuovere questo impedimento, fermo restando che il costo degli interventi nelle case non può essere a carico degli abitanti, visto che il danno è conseguenza della non corretta gestione e dello smantellamento del sistema di bonifica degli enti pubblici. Ma sul fatto che l’ente pubblico possa farsi caso di quel tipo di spese nei condomìni privati, Dal Medico ha mostrato un certo scetticismo.

Anche l'ingegner Fabio De Polo dei Bacini montani ha preso l'impegno di intervenire sul canale di competenza a monte del Borgo, “anche se, stando agli studi, andrebbero prima eseguiti gli interventi più a sud”, ha specificato.

Da parte sua, per lasciare una nota positiva, Dario Dal Medico ha annunciato che i lavori per l’ampliamento del ponte Corridoni partiranno il 19 giugno ed ha preso l’impegno di decidere in tempi relativamente rapidi sul secondo passo da fare, che, secondo lui, andrebbe fatto nella zona più sud di Sinigo. Anche lo studio di fattibilità delle opere, ha detto il primo cittadino, dovrebbe essere pronto entro l’anno.