Environment | Scenari

La siccità? Non è un'emergenza

Chi studia il clima sa che gli "eventi estremi", come il perdurare di lunghi periodi senza pioggia o l'eccezionale intensità dei temporali sta diventando la normalità.
Siccità
Foto: upi

L'acqua non c'è, nemmeno in Alto Adige, ma quella che viviamo non è un'emergenza, che secondo la Treccani sarebbe una "circostanza imprevista", o un "accidente", o ancora un "momento critico, che richiede un intervento immediato".

La carenza d'acqua nel bacino dell'Adige, che a inizio agosto ha portato il Landeshauptmann Arno Kompatscher a vietare l'irrigazione a pioggia dalle 10 alle 18, fino al 31 agosto, sarebbero invece un'anticipazione di quanto potrebbe accadere in Italia da qui al 2050: secondo la responsabile della divisione modelli regionali e impatti al suolo della Fondazione CMCC–Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Paola Mercogliano, dobbiamo attenderci infatti "l'aumento dei periodi di siccità, ovvero un intervallo di tempo più lungo tra due periodi di pioggia, e una diminuzione delle piogge estive del 20%, rispetto ad oggi; cosa che per esempio al Sud, dove piove già poco, è veramente tanto".

"Sembra di vivere già nello scenario ipotizzato -ha spiegato la scienziata all'ANSA-: noi ci aspettavamo qualcosa, che invece sta già succedendo, e sta succedendo con maggiore velocità di quella che ci aspettavamo. È come se quello che gli scenari prevedono si stia avverando in anticipo".

Una buona metà del Paese si appresta a richiedere lo stato di calamità a seguito delle eccezionali avversità atmosferiche. La siccità ha messo in ginocchio Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Provincia autonoma di Trento. "Siamo pronti a rispondere con tempestività" ha detto alla Camera il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Affrontare l'emergenza, però, non mette l'Italia al riparo dagli eventi estremi.



La dimensione epocale di ciò che stiamo vivendo è già nei report delle agenzie ambientali, come l'ISPRA, che tra gli "indicatori del clima in Italia" per il 2016 calcola anche il CDD, ovvero il Consecutive Dry Days, che rappresenta il numero massimo di giorni consecutivi nell’anno con precipitazione giornaliera inferiore o uguale a 1 mm. Lo scorso anno nella stazione di Castellari (SV, rete regionale Liguria) si sono toccati i 125 giorni senza pioggia; in classifica seguono la stazione di Capo Bellavista (NU, rete sinottica nazionale) con 114 giorni e quelle di Montenotte Inferiore (SV) e Sabaudia (LT) con 108 giorni.

L'altra faccia degli "eventi estremi" siccitosi è la forte concentrazione delle precipitazioni, con intensità tali da rendere la pioggia non solo inutile (perché non abbiamo sviluppato la capacità di raccoglierla e "stoccarla" in invasi) ma anche dannosa (ad esempio per le coltura).


Lo scorso anno, ad esempio, nel corso del temporale del 5 agosto 2016 a San Martino in Passiria sono caduti 120 millimetri (12 centimetri) di pioggia in 5 ore, con intensità massima di precipitazione di 8,9 millimetri in 5 minuti. Ha affrontato una situazione ancora più complessa l'entroterra genovese, come testimoniano i dati raccolti dalla stazione meteorologica di Fiorino (GE) il 24 novembre scorso: le piogge hanno raggiunto i 126,2 millimetri in un'ora, 269 mm in 3 ore, 332 mm in 6 ore, 418 mm in 12 ore e 583 mm in 24 ore. Quasi 60 centrimetri di pioggia in un giorno "che rappresenta il valore massimo di precipitazione giornaliera in Italia del 2016", ricorda l'ISPRA, con un'intensità che ha tempi di ritorno dell’ordine di 500 anni. Un evento davvero eccezionale, che i cambiamenti climatici potrebbero rendere quasi ordinario.