Environment | Le immagini shock

“Ecco come vivono gli orsi rinchiusi”

Il video realizzato dagli attivisti #StopCasteller per denunciare le condizioni di detenzione dei tre plantigradi catturati in Trentino. Zanotelli: “Saranno denunciati”.
Casteller
Foto: Campagna #StopCasteller

Sono immagini shock quelle pubblicate ieri, lunedì 8 febbraio, dagli attivisti e le attiviste della campagna #StopCasteller e che in poche ore, attraverso le centinaia di condivisioni, hanno fatto il giro di tutta Italia. Il video, apparso sui social network del Centro Sociale Bruno di Trento e di Assemblea Antispecista, si apre con le dichiarazioni rassicuranti rilasciate nei giorni scorsi dall’assessora all'agricoltura Giulia Zanotelli durante la trasmissione Eden - Un pianeta da salvare condotta da Licia Colò. A sovrapporsi sono però le dure immagine che per la prima volta vengono rese pubbliche e che mostrano le gabbie in cui sono sono costretti gli orsi M49, DJ3 e M57. Gli attivisti infatti sono riusciti ad eludere la sorveglianza e a tagliare e scavalcare le reti esterne che perimetrano la zona del Casteller, raggiungendo così i plantigradi reclusi. Immagini, come ricordano gli attivisti stessi, che forniscono la testimonianza visiva rispetto a quanto già constatato dai carabinieri del CITIES, che in una relazione pubblicata lo scorso 21 settembre constatavano l’incompatibilità della struttura con il benessere degli orsi rinchiusi. Gli animali hanno infatti cominciato a manifestare comportamenti autolesionisti e stereotipati, “trattati” a loro volta con la somministrazione sistematica di psicofarmaci e tranquillanti.

“Non serve spendere molte parole perché le immagini nella loro durezza parlano da sole: in barba alle tante definizioni di benessere e sostenibilità che quest’area si è data, il Casteller non è che un carcere” si legge nel comunicato stampa diffuso assieme al video e che non risparmia duri attacchi alla giunta provinciale: “Ci vuole una bella fantasia e una discreta mancanza di vergogna a definire quella cella ‘tana’. Proprio due giorni prima l’assessora Zanotelli aveva dichiarato a LA7 che gli orsi sarebbero stati in letargo, ma le immagini ora smentiscono anche questa ennesima menzogna. Non dubitiamo che a Fugatti & Co. non farà piacere che qualcuno sia riuscito a far emergere una verità da nascondere con tanto accanimento, ma la solidarietà è un’arma preziosa e - affermano - non si può fermare troppo a lungo. Ecco a cosa si riferisce la Provincia di Trento quando dichiara che il benessere degli orsi chiamati DJ3, M49 e M57 è garantito”.



Dal canto suo, la Provincia di Trento risponde a mezzo stampa, minacciando denunce e accusando gli attivisti protagonisti del blitz, chiamati “facinorosi”, di aver svegliato i plantigradi in letargo, senza entrare però nel merito delle condizioni di detenzione dei tre orsi, oggetto principale del relativo j’accuse che viene mosso dai militanti.

“Era questo che si voleva ottenere quando si è deciso di reintrodurre tra queste montagne una specie animale che la tracotanza dell’essere umano aveva già condotto all’estinzione? È a sbarre e cemento che erano destinati i finanziamenti europei arrivati a pioggia grazie al progetto Life Ursus? Ma soprattutto: è accettabile continuare a tollerare tutto questo mentre la giunta leghista rivendica l’abbattimento di almeno un orso ‘problematico’ all’anno come ‘male necessario’ per proseguire nella convivenza tra le due specie?” si interrogano gli attivisti che procedono con la chiamata a raccolta in vista del secondo corteo nazionale “Smontiamo la gabbia” previsto a Trento il prossimo 20 marzo.