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Il Sindaco Abdul

Palermo sindaco di Bolzano? Impossibile, a partire dal nome.

Palermo sindaco di Bolzano sarebbe la barzelletta che fa il giro d’Europa.
Al di là del merito (su cui qualche cenno nel post scriptum), sarebbe una sfida impossibile già solo per una questione di nomi e di (presunti) antipodi. La contraddizione sempre crescente per i cultori di Hegel, battute da Bar Sport per altri. Reale pregiudizio per troppi.

Nella campagna elettorale per il collegio senatoriale di Bolzano – Bassa Atesina nel 2013 un episodio mi ha colpito più degli altri. Ero a un incontro organizzato in un centro minore dal locale circolo SVP per far conoscere il marziano che veniva talvolta dipinto come “nemico dell’autonomia” (mai stato, ma basta esprimere dubbi giuridici su una scelta politica per essere inquadrati come tali nell’ottica binaria “amico-nemico” che ancora ci caratterizza).
Breve introduzione di pochi minuti e poi chiacchierata amichevole su ogni tema, dal programma agli aspetti personali. Poi la conversazione prosegue in modo ancora più informale davanti a un bicchiere di vino. Una formula apprezzata, e verosimilmente assai collaudata. Un signore si congratula per le cose che ho detto. E come massimo complimento si produce in una sorta di autocritica (traslittero dal dialetto): “es ist blöd, dass wir uns immer noch Probleme machen, einen Italiener zu wählen, wenn der nächste Kandidat eh Abdul heißen wird”.

Resto di sale. Un conto è conoscere (o pensare di conoscere) in astratto l’atteggiamento mentale di molte persone. Un altro è sperimentarlo così a bruciapelo. Fin da piccolo ho convissuto con battute idiote sul mio cognome. Non solo all’asilo, ma anche in sofisticati ed eruditi ambienti internazionali. Non più di tre mesi fa un coltissimo collega russo mi ha chiesto senza ironia se venissi da Palermo, e mi ha guardato con occhi increduli quando gli ho detto di essere stato più spesso in Russia che in Sicilia.

Il complimento sincero (perché purtroppo questo era) ha condensato un universo valoriale in una frase. La gerarchia sociale scolpita nella mente del mio interlocutore era evidente. Prima “noi” (mir sein mir…), poi a scendere il resto del mondo, dove a un certo punto si trovano “gli italiani”, che da un lato sono una categoria indistinta, indipendentemente dal fatto che siano nati e cresciuti a Bolzano, in Toscana o in Calabria, ma dall’altro forse il sig. Palermo non è del tutto uguale al sig. Rossi, forse il cognome evoca qualcosa di sinistro.
Sicuramente non è la stessa cosa di Peterlini (il predecessore nel collegio). Beh, in ogni caso meglio di Abdul. Lui sta decisamente ancora più in giù nella gerarchia etno-sociale. E poi questo Palermo non è il mostro che si pensava: è di pelle bianca e parla “perfino” un buon tedesco – e ti credo, sono di qui, ma i tedeschi che parlano un buon italiano non fanno notizia, eppure dove sta la differenza?

L’episodio di Abdul mi ha fatto capire la portata storica di quella sfida. Era un’elezione praticamente sicura, eppure era nel suo piccolo qualcosa di simile all’elezione di un afro-americano alla presidenza degli Stati Uniti.

Ora però sfidare la sorte una seconda volta e in modo ancora più visibile e clamoroso anche solo ipotizzando Palermo/Abdul sindaco di Bolzano è davvero troppo. E’ un grandissimo onore che, a quanto leggo sulla stampa, qualcuno abbia pensato a me in quel ruolo. Ma se non sei Obama meglio non provarci neppure. E accontentarsi del mattoncino che è stato comunque posto due anni fa. Sul quale forse un giorno potrà basarsi il futuro sindaco Abdul.

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P.S.
Poi ci sono gli altri fattori che mi inducono a escludere una possibile futura corsa a sindaco.
Primo: un sindaco abile (forse il migliore possibile) c’è, e con questa legge elettorale nessun altro farebbe meglio di Spagnolli.
Secondo: credo che una maggioranza minimamente stabile si troverà, ed anzi potrebbe succedere come a Roma, dove il parlamento sembra bloccato ma è quello che ha prodotto più riforme di tutti.
Terzo: un sindaco, specie a Bolzano, passa la gran parte del tempo in incontri, riunioni, telefonate: per il mio carattere sarebbe mortale.
Quarto: non potrei essere il candidato di un partito, ma solo di una coalizione ampia, che non si vede. E una lista Palermo/Abdul non funzionerebbe né avrei la capacità politica di gestirla. A meno di non puntare su umorismo e giochi di parole: magari funzionerebbe anche, ma un programma politico è un’altra cosa.
Quinto: ho un altro lavoro. Non solo il lavoro accademico che pure continuo, ma quello di senatore. E come Spagnolli non fu candidato al senato nel 2013 perché era sindaco, perché la regola non dovrebbe valere al contrario?
Sesto: per quanto stia facendo una intensa esperienza (anche politica) come senatore, non ho il background necessario per fare il sindaco. Conoscere il diritto non significa automaticamente essere un buon amministratore. Se posso dare un consiglio non richiesto, occorre puntare su chi conosce la macchina comunale e ha esperienza politica, almeno in senso lato (è pieno di persone che fanno politica anche nella “società civile”, dalle organizzazioni sindacali a quelle datoriali, fino al mondo accademico), ma ci vogliono persone portate e formate. E se si chiameranno Abdul farò il tifo per loro.

P.P.S. neanche a farlo apposta, sto leggendo in questi giorni Roberto Balzani, Cinque anni di solitudine. Memorie di un sindaco, Il Mulino, 2012. Merita. Unico rimpianto: non averlo letto prima.

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Alberto Stenico Tue, 08/11/2015 - 14:35

Tranquilli, con l'attuale sistema elettorale il Sindaco lo nominano i partiti e non lo scelgono gli elettori. Quindi tutto va bene se va bene alla coalizione di governo. Per quanto riguarda Abdul, tempo al tempo. È in corso una gara con sorpassi tra gruppi etnici; il padre (progressista) di una mia giovane collega sudtirolese, per quanto riguarda un suo futuro possibile fidanzamento, le consigliava alcuni anni fa:" Besser Neger als Italiener"

Tue, 08/11/2015 - 14:35 Permalink
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Max Carbone Tue, 08/11/2015 - 15:24

La questione è annosa e semplicissima. Chi gestisce denari e potere è di lingua tedesca, ne consegue stabilità, crescita, perfino spensieratezza. L'italiano dell'Alto Adige/Suedtirol sta nella riserva, per così dire. Se è abile, colto e intelligente (profilo raro, ma non impossibile ammettiamolo) esce dalla riserva e fa la sua vita in pieno sole.

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pérvasion Tue, 08/11/2015 - 16:36

Ich kann mich dem Urteil des potenziellen Palermo-Wählers nur anschließen: Warum haben wir noch immer Sorgen, einen Vertreter der jeweils anderen Sprachgruppe zu wählen (Salurn und Toblach zeigen, dass es zumindest nicht immer so ist), wenn uns die nächsten Jahre und Jahrzehnte volens nolens sowieso eine völlig veränderte Realität bringen werden? SüdtirolerInnen »mit Migrationshintergrund« in wichtigen Positionen werden schon bald zur Normalität gehören. Und das ist gut so!

Vielleicht hat Herr Palermo gute Gründe, den Satz anders zu verstehen, als ich — doch grundsätzlich finde ich ihn weder beleidigend noch rassistisch.

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Oscar Ferrari Tue, 08/11/2015 - 22:17

mi chiamo Oscar Ferrari, ma va bene anche Oskar, tanto mi sono già rotto i coglioni di dover rettificare ogni volta. Sono bello, simpatico, intelligente, possiedo una discreta cultura generale, sono quasi bilingue ( nel senso che il tedesco lo parlo, ma non lo capisco). Ma piuttosto che fare il sindaco di Bolzano, preferisco continuar a coltivar pomodori

Tue, 08/11/2015 - 22:17 Permalink
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irene martinelli Sun, 08/16/2015 - 09:44

Ho letto l’articolo e mi spiace che tirando in ballo un cognome molto italiano, alla fine Palermo dica solo che non si vede assolutamente nel ruolo di sindaco. Io ritengo che la carica di primo cittadino, spetti al di la’ di nomi e cognomi ad uno che in primis ha voglia di ricoprire questo ingrato compito e comprendo immediatamente che questa cosa, non è nelle sue intenzioni. Noto che la discussione giunge poi sulle due famose lingue, che attestano sempre e comunque che uno sia migliore di un altro. Tutto questo in un mondo globalizzato, dove oramai i confini, se non quelli mentali, non esistono piu’. Nel nostro piccolo mondo antico, invece ci siamo fermati qui purtroppo ed invece di aver fatto un accrescimento il poter parlare due lingue lo abbiamo ritorto, per poter far vedere chi è il migliore, oltretutto per genealogia, per poter fermare il tempo.
Siamo rimasti indietro di secoli mentre il mondo è andato avanti. Chi si ferma davanti alla lingua, quando ha malattie serie, quando si è in cerca di competenze particolari in tutti i settori? Si va dappertutto, in quanto la professionalità e la comprensione non passano tramite un idioma, ma davanti a delle capacità. Se fosse stato fatto cosi’ anche qui, saremmo anni luce avanti, ma a noi piace crogiolarci ancora nel “italiano-tedesco” pur di rimanere chiusi nel nostro guscio. Io non tedeschizzerei mai il mio nome, amo il paese da cui provengo ricco di una cultura e storia che tutti (tedeschi compresi ci invidiano) e tantomeno lo farei per interesse.
A prescindere da quanto sopra, non trovo corretto, ma forse solo ironico quando dice Palermo. Difatti se avesse scritto la cosa non mi interessa, senza rigirare il tutto sul suo cognome, sarebbe stato piu’ semplice. Riportare poi la frase,” meglio un italiano che un arabo” è il pensiero di alcuni, ma non di tutti i sudtirolesi per fortuna e certi pensieri che trovano il tempo che trovano, non vale la pena neppure di leggerli, alimenta solo la “mafia dei poveri contro i poveri”, quella che fa si che in Italia quelli che prima erano in fondo alla catena umana, i terroni ora possano parlare male degli extracomunitari che hanno preso il loro posto.
Eleviamoci non abbassiamoci , partendo da noi stessi, forse solo così miglioreranno le cose e lo dico anche a Palermo, che essendo giudice dovrebbe invece riportare quanto dice la nostra bella Costituzione, che non si fanno distinzioni per lingua e razza, a meno che nel proprio pensiero non si sia convinti di questo.
Quindi se vuol fare il sindaco che si metta in lizza, se non lo vuol fare non lo faccia ma non usi il suo cognome per alimentare una sterile polemica e riportare sempre il tutto a italiano-tedesco, quindi al si puo’ per etnia o meno.

Sun, 08/16/2015 - 09:44 Permalink