Politics | Guerra in Ucraina

Caro turista russo...

Costruire la pace senza tifare per la guerra. Può una lettera sostituire le armi?
Note: This article is a community contribution and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.
war and peace
Foto: @pixabay

“Caro turista russo,

è stato bello averti ospite gli anni scorsi nel nostro albergo in Alto Adige, e speriamo che anche tu ti sia trovato bene. Visitandoci avrai notato quanto il dialogo ed il compromesso abbiano permesso alla nostra regione di fermare i conflitti del passato, rendendoci più forti e prosperi.

Ci vorrebbe lo stesso in tutta Europa. Gli scontri armati che coinvolgono il tuo paese in Ucraina ci rattristano e ci preoccupano. Siamo vicini e solidali alla popolazione ucraina, russa e dei paesi confinanti che soffre per la guerra in atto. Siamo vicini anche a tutti quei cittadini che manifestano per la pace, e chiedono al tuo governo di fermare le armi e trovare una mediazione.

Vorremmo averti di nuovo nostro ospite in Alto Adige. Ma perché ricomincino turismo e viaggi occorre che finiscano guerra e violenze. Siamo certi che anche tu, nei modi che potrai, farai sentire forte la tua voce contro la guerra. Ti aspettiamo, in un'Europa di pace.”

Questo è un esempio di lettera che mi piacerebbe leggere. Vorrei la inviassero tutti gli albergatori altoatesini alle migliaia di ospiti russi che ci visitavano prima della pandemia. Perché gli unici a poter fermare Putin e i suoi fedelissimi senza scatenare una guerra mondiale sono gli stessi suoi concittadini. E vanno incoraggiati a farlo. Come gli albergatori potrebbero agire gli imprenditori che fanno affari con la Russia, e sono molti. Penso ad esempio al settore degli impianti a fune e della neve artificiale, che tanto ha lavorato per l'Olimpiade invernale di Sochi. Oppure ai vignaioli che esportano in quel paese. Scrivano ai loro partner commerciali, li invitino a muoversi verso il proprio governo. Non occorre farlo pubblicamente, non serve metterli in difficoltà. Basta fargli arrivare il messaggio.

Si dirà: non si mescolano gli affari con la politica. Risponderei che se scoppia una guerra nucleare – e Putin l'ha già minacciata – non ci sarà più alcun affare. Conviene a tutti che si fermino subito le armi in Ucraina. Si dirà ancora: ma la Russia non è una democrazia, l'opinione pubblica non può influire sui governanti. Vero fino a un certo punto, il mondo economico ha un peso importante nel paese, tant'è che il regime è corso a rassicurarlo dopo le sanzioni internazionali ricevute. Perfino i peggiori dittatori hanno bisogno di un apparato che li sostenga, e che può sempre togliergli il consenso.

E poi, nonostante la repressione violenta migliaia di cittadini russi sono andati a protestare nelle strade. Vanno incoraggiati. Se i media sono sotto censura, ci sono i contatti diretti. Anche quelli sportivi: molti atleti altoatesini gareggiano con colleghi russi, nelle discipline invernali e non solo. Dicano ai loro avversari, spesso amici perché nelle gare ci si conosce un po' tutti, di prendere posizione pubblica contro la guerra.

Turisti, imprenditori, sportivi. Solo tre esempi di come la diplomazia dal basso possa percorrere molte strade, e rafforzare quella parallela e sommamente necessaria tra gli Stati. L'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno deciso di non opporsi alla Russia con le armi – salvo la scelta contrastata di darle agli ucraini – bensì con la pressione economica e sociale. Ed è un campo dove possono agire non solo gli Stati, ma anche i privati cittadini. Per questo sarebbe bello che domani ciascun albergatore della nostra terra, a fianco della solidarietà da esprimere al popolo ucraino, scrivesse un messaggio ai suoi ospiti russi. Di più, che lo facesse chiunque abbia un conoscente o anche solo un contatto in quel paese. Oppure in Ucraina e nelle sue regioni contese della Crimea e del Donbass, perché anche lì ci sono troppe voci militari e pochi pacifisti. Avevamo un presidente della Provincia che si era fatto tanti amici da quelle parti, potrebbe scrivere pure lui...

Spedire una lettera è un'idea molto ingenua, lo so. Ma è un'idea che può dare almeno un senso politico alla mobilitazione di questi giorni, andando oltre la pur doverosa solidarietà alle vittime. Una lettera come arma di pace, nel tempo triste della guerra.