Economy | Il caso

Polo bibliotecario, pronto il benservito

Lettera di revoca dell’aggiudicazione a Condotte. L’assessore Bessone: “Attenderemo le controdeduzioni. È ora di dare finalmente il via al progetto”.
Polo bibliotecario
Foto: Provincia Autonoma di Bolzano

È deciso. La Provincia vuole liberarsi dei vincoli contrattuali che la legano a Condotte spa e quindi procederà con la revoca dei lavori per il nuovo Polo bibliotecario di via Longon a Bolzano, facendo subentrare così la cordata di imprese quasi tutte locali - Elpo, Coop di Carpi, Stahlbau Pichler, Spitalerbau, Atzwanger e Repetto - arrivata seconda nella gara d’appalto.

“Provvederemo a breve a comunicare alla società Condotte Spa l’avvio della procedura di revoca dell’aggiudicazione a suo favore a causa delle irregolarità emerse ovvero per le posizioni debitorie per contributi non pagati da Condotte all’Agenzia delle Entrate” riferisce l’assessore Massimo Bessone. “Alla società verrà concesso un termine congruo per presentare le proprie controdeduzioni. Queste ultime verranno di seguito valutate dall’Avvocatura, al fine di poter procedere ulteriormente”.

 

Già a fine luglio l’Avvocatura provinciale aveva concluso che Condotte, la quale si trova in regime di amministrazione straordinaria, non avrebbe i requisiti previsti dalla legge per la stipula definitiva del contratto. Nel caso del Polo bibliotecario la società aveva portato a casa l’appalto, mentre per quel che riguarda il carcere (la volontà della Provincia è di avviare una analoga procedura di revoca non appena sarà sciolto il nodo con i ministeri di Giustizia e Finanze sulle spese per la gestione della struttura) l’aggiudicazione non è mai stata formalizzata.

Il colosso delle costruzioni aveva però contestato il parere dell’Avvocatura. Ora, con la lettera di revoca, il rischio ricorso da parte della società romana è dietro l’angolo. La Provincia tira dritto: “Abbiamo approfondito la situazione del Polo dal punto di vista giuridico. È mia intenzione dare finalmente il via ai lavori di questo importante progetto, che ho ereditato e che è in ballo da più di dieci anni - spiega Bessone -. Ricordiamoci che sono soldi pubblici, già stanziati, e devono essere spesi bene. Il Polo, una volta realizzato, diventerà un punto di ritrovo e d’aggregazione per i cittadini di tutti i gruppi linguistici che vivono in Alto Adige”.

Tecnicamente: la questione relativa alla realizzazione del Polo Bibliotecario sarà gestita dall’assessorato all’Edilizia guidato dall’esponente della Lega, mentre del capitolo costruzione e gestione del carcere, trattandosi di un PPP, e cioè di un Partenariato pubblico-privato, si occuperà direttamente l’Agenzia provinciale Per i Contratti Pubblici.

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Michele De Luca Sat, 11/14/2020 - 10:07

Leggo: "Ricordiamoci che sono soldi pubblici, già stanziati, e devono essere spesi bene. Il Polo, una volta realizzato, diventerà un punto di ritrovo e d’aggregazione per i cittadini di tutti i gruppi linguistici che vivono in Alto Adige".
C'erano anni a disposizione per ragionare su questo "progetto", si sono persi ad attendere continuando a fare proclami che i lavori sarebbero partiti. Diciamocelo chiaramente, il progetto semplicemente "s'ha da fa".
Sul fatto della "aggregazione"... fare tre piani di uffici rigorosamente separati con biblioteche che manterranno le proprie strutture e il tutto si risolverà in un punto di distribuzione unico e in un bar, già magnificato molte volte come "punto di incontro", mi si permetta di dubitare che i soldi "verranno spesi bene". D'altronde non mi meraviglia, l'assessore è un mero esecutore di quanto si è trovato lì ed essendo di fuori Bolzano probabilmente ben poco ha percepito di quanto avvenne in termini di contestazione del progetto.
Lasciare su una parte del vecchio edificio e tirarne giù la restante per un fabbricato stile "supermercato", la definisco solo una "schifezza architettonica" che farà il paio con l'edificio ex Corso (da anni per gran parte vuoto...), che da sé rappresenta una pagina davvero buia di come agì certa "classe dirigente" di allora.
Perché non si sia pensato di riutilizzare il complesso ex Pascoli-Longon solo per la Civica, pensando di utilizzare in modo originale il grande cortile ed utilizzando parte del grande complesso mettendoci dentro, ad esempio, gli uffici dell'Anagrafe, oggi letteralmente imbucati in via Vintler, proprio non lo comprendo come non lo comprendono non pochi cittadini, ormai rassegnati al prossimo scempio delle ruspe annunciate da anni ma questo l'assessore provinciale ai ll.pp. in carica probabilmente, da brissinese, non riesce proprio a percepirlo e i suoi giri di parole paiono solo aria fritta da mo'.

Sat, 11/14/2020 - 10:07 Permalink
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Hans Drumbl Sat, 11/14/2020 - 11:59

Il Landeshauptmann Luis Durnwalder, alla fine del suo mandato, aveva fatto delle scelte che volevano lasciare un segno indelebile della sua presenza al vertice del governo della nostra Provincia.
Che cosa c’è di più longevo del superamento di vecchie barriere e divisioni, si sarà chiesto Durnwalder, osservando con cura e con affetto il Sudtirolo cresciuto sotto l’egida dell’Autonomia. L’Autonomia con la A maiuscola non deve avere il sopravvento rispetto alle persone che vivono nella nostra Provincia. E si tratta di donne e uomini, giovani e anziani che conoscono ancora la divisione per lingua e cultura che si riflette su opportunità sociali e prospettive di lavoro differenziate. Superare questa divisione è un obiettivo irrinunciabile, ma che richiede tempi lunghi. Tempi di percorso, non tempi da vivere in immobile attesa. L’urgenza richiede che un passo decisivo venga compiuto subito. Ed era questa l’intenzione di Durnwalder. La sua era di governo si sarebbe dovuta concludere compiendo un passo che avviasse il cambiamento dell’assetto culturale del Sudtirolo senza possibilità di ripensamenti futuri.
Era un po’ come la fondazione dell’Università, ostacolata fino all’ultimo e creata, infine, con un atto di forza, perché era giusto e necessario superare i timori e le remore dei tanti avversari. Questa stessa vittoria il Landeshauptmann non l’ha vissuta con il suo progetto di congedo, atto a superare le barriere linguistiche e culturali. È un vero peccato, perché, se il progetto della nuova Biblioteca Civica e Provinciale di Bolzano fosse andato in porto, oggi la nuova sede della biblioteca sarebbe già una realtà. La biblioteca come luogo di attrazione per molti, magari con orari di apertura generosi, avrebbe dato un notevole contributo di vitalità alla zona attorno a Corso d’Italia e non si sarebbe arrivati alla crisi strutturale di oggi.

Sat, 11/14/2020 - 11:59 Permalink
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Michele De Luca Sun, 11/15/2020 - 10:45

In reply to by Hans Drumbl

Stimato prof. Drumbl, apprezzo la sua chiara analisi. Rimane il dubbio sul perché si parli di "Polo bibliotecario" quando, di fatto, è un "Polo delle biblioteche" di fatto separate in casa. Se poi questo doveva essere "un passo che avviasse il cambiamento dell’assetto culturale del Sudtirolo" mi permetta di dubitarne, perché, come ho visto e sentito chiaramente ai lavori della "Convenzione sull'autonomia" la separazione fra gruppi linguistici è netta, quasi radicale. Il progetto del "polo" è anche condivisibile, mi sembra mai presentato ufficialmente alla popolazione e questo è davvero grave dal punto di vista comunicativo. Semmai è una pesante responsabilità della politica comunale aver lasciato la biblioteca cittadina in quelle condizioni per decenni (circostanza su cui nessuno parla) e la critica è di aver scelto quel posto e di farne scempio dal punto di vista architettonico ma evidentemente la lezione dell'ex Corso non ha insegnato nulla. Ne parlo solo dal punto di vista estetico con nessun riferimento politico, beninteso.
La stessa cosa è per l'università. Nulla da discutere sull'idea, ci mancherebbe, pessima però la sua realizzazione della sede facendo altro scempio di quello che era il vecchio complesso ospedaliero con Unibz che oggi "scoppia da ogni poro", altro aspetto di cui mai si parla. Il taglio degli alberi di quello che era il parco antistante alle 6 di mattina in una giornata festiva è stato un oltraggio alla città (oltre che giuridico, come statuì il Tar a... lavori ormai conclusi, se la memoria non m'inganna). Si dirà che adesso c'è l'università, ma, pur sempre col senno di poi, sarebbe stato meglio scegliere una sede che ne permettesse l'ampliamento futuro ma evidentemente allora il progetto era nato con la pretesa di creare l'università ma di lasciarla piccola per non "interferire" con le due università vicine, Trento e, soprattutto, Innsbruck. Infatti, gli ostacoli politici erano fortissimi dalla parte politica di lingua tedesca.
Sul fatto, infine, di "rivitalizzare" la zona attorno all'ex Pascoli-Longon, ci si dovrebbe chiedere invece perché tutto si concentri nel centro storico. Qui si apre un altro capitolo che riguarda chiari interessi economici e di bottega. Come pare fu con la sede di Unibz, almeno per le voci che allora circolavano.

Sun, 11/15/2020 - 10:45 Permalink