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Quella finta modernità della Svp

Rete antidiscriminazioni RE.A.DY, Schir (Team K) punta il dito contro la Volkspartei: “È come dire ‘aderiamo solo simbolicamente, ma abbiamo tanti amici gay?’”.
LGBT
Foto: Elyssa Fahndrich/Unsplash

Si rinfocola il dibattito sull’adesione puramente simbolica della Provincia alla rete RE.A.DY. A prendere posizione stavolta è Francesca Schir, presidente del consiglio comunale di Merano e membro del direttivo del Team K, che parte da un assioma: “La lotta alle discriminazioni inizia con l’educazione, la sensibilizzazione e l’adozione di buone pratiche di successo”.

Schir ricorda l’esempio, fra gli altri, di Merano, di fatto contrapposto a quello della giunta provinciale guidata da Arno Kompatscher: “La Carta di intenti redatta dalla Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere lavora proprio in questa direzione e per questo è stata adottata da molti enti territoriali italiani, tra cui anche i comuni di Bolzano, Appiano, Bressanone e - lo scorso anno - Merano. Non siamo nel campo del meramente simbolico - osserva Schir - le adesioni hanno concrete conseguenze e avvengono attraverso un voto del consiglio comunale e una successiva delibera di giunta. Nel caso meranese il voto è stato peraltro all’unanimità, Lega compresa”.

La Svp vuole farci credere di impegnarsi a combattere le discriminazioni simbolicamente ma senza produrre delibere, quindi senza prevedere alcun impegno di spesa e, di conseguenza, nessuna iniziativa? Insomma, ‘aderiamo solo simbolicamente, ma abbiamo tanti amici gay’

Stupore destano le parole di Kompatscher che, su salto.bz, ha espresso la volontà della giunta di aderire in toto alla Rete, non parzialmente o al 90 per cento, “per dare un chiaro segnale su questo importante tema (bene, benissimo), ma poi nessuna apposita delibera seguirà queste dichiarazioni, a differenza delle tante altre amministrazioni che hanno sottoscritto la Carta d’intenti”, puntualizza Schir. E ancora: “La Svp vuole farci credere di impegnarsi a combattere le discriminazioni simbolicamente ma senza produrre delibere, quindi senza prevedere alcun impegno di spesa e, di conseguenza, nessuna iniziativa? Insomma, ‘aderiamo solo simbolicamente, ma abbiamo tanti amici gay’? Sembra proprio un ‘Rainbow washing’ in grande stile, ovvero una banale operazione per fingere di essere moderni e all’avanguardia, senza però fare nulla per combattere la cultura omofoba, purtroppo diffusa ancora oggi nella nostra società”. 

 

 

Tranchant è il giudizio: “La Provincia di Bolzano non aderirà 'veramente' alla Rete, come inizialmente era stato dichiarato. Questo dietrofront non fa certo onore ad una Provincia che si dice aperta al futuro e rispettosa di tutte e tutti e neanche alla Lega, che a livello provinciale ha stoppato l’iniziativa”, dice l’esponente di Team K. “Sappiamo che la violenza razzista e omofoba, declinata in varie forme, cresce in modo esponenziale, come confermato dal Report nazionale sul monitoraggio dei delitti di odio (2016), nel quale sono elencate le aggressioni più gravi avvenute negli ultimi anni. Crediamo che sia quindi necessario creare reti di solidarietà per tutte le minoranze –  in Alto Adige un tema particolarmente sentito, peraltro – e occorre promuovere iniziative per costruire una Provincia con un respiro davvero europeo su questo tema”.