Chronicle | Acciaierie

Bolzano, smarrita sorgente radioattiva

È successo alle Acciaierie Valbruna. L’Agenzia per l'Ambiente assicura: “Nessun rischio per la popolazione”. Urzì: “È accaduto 5 giorni fa e lo si scopre solo ora”.

“Allarme radioattività a Bolzano. Da giorni, cinque, si sta affannosamente ricercando alle Acciaierie uno strumento contenente fonti radioattive andato perduto. Ma lo si viene a sapere solo ora.”, scrive Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) su Facebook. I fatti: la Provincia ha reso noto solo nel pomeriggio di ieri (16 settembre) che lunedì sera scorso le Acciaierie Valbruna, che hanno sede in zona industriale a Bolzano, hanno comunicato ai Vigili del Fuoco, al Commissariato del Governo, al Servizio Sanitario e all'Agenzia per l'Ambiente di avere smarrito un misuratore di livello contenente una sorgente radioattiva nel corso di lavori di manutenzione (presso l'impianto ce ne sono quattro montate negli smisuratori di livello) che si sono svolti nelle ultime settimane nello stabilimento. Si tratta di strumenti necessari per tenere sotto controllo i processi dentro le lingottiere. Le prime analisi e valutazioni del Gruppo provinciale per le emergenze nucleari, biologiche e chimiche hanno confermato che non sussiste un rischio per la popolazione o per l'ambiente. Nel frattempo, su disposizione del proprio esperto qualificato lo stabilimento ha immediatamente sospeso l'attività produttiva.

La sostanza radioattiva in questione è il cobalto 60, una sostanza chimica presente in tracce nel terreno. L'isotopo cobalto 60 ha un tempo di dimezzamento di circa 5 anni e trova diverse applicazioni, dalla sterilizzazione degli alimenti per la conservazione, alle prove (non distruttive) sui materiali, alla terapia contro il cancro. La sorgente in questione è stata installata nel 2007 e ha un'attività di circa 15 MBq (Megabecquerel). Secondo l'Agenzia per l'ambiente il rischio in caso di esposizione ravvicinata o di utilizzo improprio non va sottovalutato. Le misure di monitoraggio effettuate finora non hanno indicato alcuna anomalia nel livello di radiazioni, precisa il Laboratorio di Chimica fisica dell'Agenzia.

L'Agenzia per l'ambiente e l'Agenzia per la Protezione civile sono in contatto con l'azienda e hanno effettuato un sopralluogo. Tutto il materiale prodotto prima del blocco della colata è ancora nello stabilimento ed è stato analizzato. C'era infatti la possibilità che la sorgente radioattiva fosse stata fusa. Gli esiti delle misure di spettrometria, una tecnica analitica molto precisa, hanno permesso di scartare quest'ipotesi. L'oggetto smarrito potrebbe ancora trovarsi all'interno del parco rottami. Per questo motivo l'azienda intensificherà l'attività di ricerca munendosi di nuovi rilevatori. Tutti i pezzi destinati alla fusione verranno analizzati per mezzo di un detector in grado di intercettare l'eventuale contaminazione radioattiva. “L'Agenzia per l'ambiente - sottolinea il direttore Flavio Ruffini - segue gli sviluppi e effettua misure in continuo del livello di radioattività, impegnandosi ad informare la popolazione”.