Politics | Immigrazione

SPRAR, finalmente?

La Provincia apre al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Critelli: “Mai stato un divieto”. Migranti sui treni merce, ci sarà sicurezza sussidiaria.
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Foto: USP/Franzelin

È grave che l’Alto Adige non aderisca al modello SPRAR (il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, già rodato con risultati positivi da amministrazioni evidentemente più lungimiranti, ndr)”, a denunciarlo era stato, unendosi al coro dei volontari dell’accoglienza, lo scorso aprile, a pochi giorni dalle elezioni comunali a Bolzano, Gianfranco Schiavone, membro dell’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione). L’avvocato aveva ricordato che secondo la legge nazionale i centri di prima accoglienza devono essere, per definizione, transitori e che il passo successivo è quello di inserire i richiedenti asilo in un sistema di accoglienza territoriale.

Cambiato idea?

Ieri, 15 novembre, l’annuncio dell’assessora provinciale competente Martha Stocker al Consorzio dei Comuni e ai presidenti dei Comprensori: ci saranno nuove direttive in materia di accoglienza. Una di queste è che i Comuni potrebbero prendere parte, qualora lo volessero, al sistema SPRAR oppure, in alternativa, dovranno ospitare le persone sulla base dell’accordo raggiunto tra la Provincia e il Commissariato del Governo. Tale accordo stabilisce che la struttura, messa a disposizione dalla Provincia stessa, debba essere dotata di almeno 25 posti, mentre lo Stato provvede a fornire i finanziamenti per la sistemazione dei richiedenti asilo (28 euro a persona al giorno). Formula, fanno sapere dalla Provincia, adottata per la maggior parte delle strutture attualmente esistenti e che rimarrà in vigore finché non verranno proposte, approvate e realizzate alternative equipollenti utilizzando il sistema SPRAR. In questo caso i fondi stanziati dallo Stato si attestano su un importo massimo di 35 euro a testa al giorno. Da segnalare il fatto che i Comuni possono anche dare sistemazione a gruppi più piccoli di richiedenti asilo, ovvero da 5 fino a 15 persone.

"Non c'è mai stato un ‘divieto’ di aderire al sistema. Divieto peraltro nemmeno possibile, dato che lo SPRAR si basa da sempre su bandi con partecipazione volontaria di Comuni"

Il sistema prevede che i Comuni (singolarmente o in associazione) si attivino per trovare un edificio adeguato per accogliere i richiedenti asilo e presentino quindi un progetto direttamente allo Stato insieme ad un’apposita organizzazione che si occupa della gestione. “Quest’opportunità è particolarmente interessante per comuni di piccole e medie dimensioni i quali, nel caso in cui aderissero a questo modello, verranno esclusi da ulteriori assegnazioni previste nell’ambito dell’accordo tra Provincia e Commissariato del Governo”, ha specificato Stocker. Una folgorazione sulla via di Damasco? Tutt’altro, riferisce a salto.bz il direttore di Ripartizione Politiche sociali Luca Critelli: “Al contrario di quanto ha sostenuto qualcuno, non c'è mai stato un ‘divieto’ di aderire al sistema. Divieto peraltro nemmeno possibile, dato che lo SPRAR si basa da sempre su bandi con partecipazione volontaria di comuni. In questo senso la possibilità di aderire non è una novità e dato che lo Stato a livello nazionale sta sensibilizzando sul tema abbiamo ripreso tale possibilità, fermo restando che si tratta sempre di una partecipazione su base volontaria che deve partire dai Comuni”. In sostanza, se i Comuni vogliono aderire, liberissimi di farlo, ma la Provincia, fino a prova contraria, continuerà a non aderire allo SPRAR.

Ai Comprensori verranno destinati 3,5 richiedenti asilo ogni 1000 abitanti; l’idea è che anche vari Comuni di piccole dimensioni possano riunirsi e fare riferimento a una struttura comune. Nel caso in cui non venisse raggiunto il contingente di accoglienza per un determinato distretto la Provincia fa sapere che tenterà di reperire tali strutture di accoglienza per i richiedenti asilo preferibilmente in Comuni a partire da 4000 abitanti. 

Tutti coinvolti

Avviare procedure necessarie ad attuare, nella stazione di Brennero, i servizi di “sicurezza sussidiaria”, è questa una delle misure decise ieri nell’ambito del vertice fra il commissario del governo Elisabetta Margiacchi e alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine e delle società ferroviarie, oltre al questore Lucio Carluccio, alla luce dei recenti drammatici episodi connessi al tentativo da parte di richiedenti protezione internazionale – talvolta portato a termine – di salire sui treni merce per raggiungere il confine, prevalentemente nelle stazioni di Bolzano e Brennero. Margiacchi ha ricordato che per legge le società ferroviarie “possono concorrere a una sinergica collaborazione per lo svolgimento di servizi di vigilanza necessari alla tutela della vita umana e dell’incolumità delle persone, nonché implementare ogni altra misura strutturale opportuna allo scopo”. Sarà inoltre potenziata l’illuminazione alla stazione di Brennero e verranno rimodulati i tempi e i modi di sosta dei convogli ferroviari presso la stazione stessa. “La quotidiana attività improntata a perseguire lo scopo di assicurare ai migranti un’accoglienza ordinata e distribuita su tutto il territorio provinciale non può prescindere da una piena e fattiva compartecipazione di tutti gli enti e le amministrazioni coinvolti per specifici aspetti - e dunque anche delle società ferroviarie”, ha sottolineato infine il Commissario del governo.