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Manifesto per una ciocca di capelli

Il violento omicidio della sedicenne Asra Panah è solo un altro tragico capitolo della pesante repressione del governo iraniano. L’omaggio della poetessa Roberta Dapunt.
Iran
Foto: Screenshot

Non cantava l’inno, dicono: non cantava l’inno!
Asra Panahi al liceo non cantava l’inno e l’inno l’ha picchiata, 
perché l’inno va eseguito in coro e tutti quanti cantano l’inno!
Quello che esalta i valori ideali, i sentimenti comuni,
che rappresenta il paese e trascende l’individuo.

E le forze di sicurezza assicurano di aver difeso l’inno
e che Asra Panahi che non cantava l’hanno ammazzata,
perché l’inno loda la guida suprema
e la guida suprema si arrabbia e cancella la vita 
che non ne vuole sapere di lodare il consiglio dei guardiani. 

E prima ancora Mahsa Amini portava il velo,
non lo portava come Dio comanda e Mahsa Amini
è stata picchiata ed è morta, 
perché così vuole il consiglio dei guardiani.

E Niloofar Hamedi ha fotografato i genitori di Mahsa Amini,
che fuori dal reparto dove si trovava la figlia
speravano e speravano invano. E Niloofar Hamedi ha raccontato
e ha mostrato la foto del padre e della madre e dopo il racconto
è stata portata nel carcere di Evin e rinchiusa, 
l’hanno isolata. Perché il racconto è perverso,
perché il racconto non segue la legge di Dio,
così dice il consiglio dei guardiani. 

E le donne ora, da giorni, da tempo urlano nelle piazze e sulle strade,
pronunciano frasi rischiose, e tre parole, 
terribili dice il consiglio dei guardiani.
E rischiano di morire le donne che pronunciano
Donna, Vita e Libertà, perché sono queste parole rischiose
e il consiglio dei guardiani ha il compito di impedire
che si verifichino atti contrari all’ordine comune.
Ahi l’essere umano, l’essere umano e la sua ignoranza,
madre crudele dei molti inganni.