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Come l’Alto Adige sfida il Long Covid

Il dg Asl Zerzer: “Presto rete interdisciplinare a livello provinciale che accoglierà e curerà i pazienti con la sindrome del post-Covid”. Cosa ci dicono gli studi finora
Mascherina
Foto: Unsplash

Tecnicamente viene definita Long Covid, in sostanza sono quegli strascichi che a volte colpiscono i guariti dalla malattia di Covid-19 anche a distanza di settimane o mesi. Si stima che ne soffra circa il 20% dei pazienti. Sul tema in Alto Adige si stanno conducendo vari studi, a cura dell’Eurac ad esempio, ma anche dell’Istituto di Medicina Generale della Scuola Provinciale Superiore di Sanità “Claudiana” e del team di ricerca del reparto per la Neuroriabilitazione di Vipiteno.

 

Le contromisure

 

Qual è la strategia dell’Asl altoatesina per combattere la sindrome? Il sistema si basa su più livelli. La prima persona di riferimento per i sintomi Long Covid - che partono da un senso di marcata fatica fisica (“fatigue” nella letteratura medica), difficoltà di concentrazione e difficoltà cognitive (“brain fog” o nebbia mentale), anosmia (perdita dell’olfatto), dolori muscolari o articolari, dolore toracico o sensazione di costrizione toracica fino ad arrivare a mal di testa e disturbi del sonno - è il medico di base. È stato inoltre disposto un ambulatorio Post-Covid nel reparto malattie infettive dell’ospedale centrale di Bolzano - guidato dalla primaria Elke Maria Erne - che si occupa dei casi di Long Covid al livello interdisciplinare. In questo ambulatorio specialistico, infettivologi, internisti, pneumologi, anestesisti e psicologi collaborano a stretto contatto per la cura dei pazienti in questione.

“Il Long Covid sarà con noi per i prossimi anni - puntualizza l’assessore alla Salute Thomas Widmann -. Questo complesso quadro clinico è ancora sottovalutato ma le conseguenze a lungo termine del coronavirus sono frequenti. È quindi ancora più importante osservare da vicino e avviare la ricerca anche in questo settore. Vipiteno sta dando l’esempio per tutta l’Europa. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige sta anche lavorando ad un progetto provinciale di assistenza per i pazienti di Long Covid”. Gli fa eco Florian Zerzer, direttore generale dell’Azienda sanitaria: “Nell’immediato futuro, si creerà una rete interdisciplinare a livello provinciale, che accoglierà e curerà i pazienti Long Covid”.

 

Lo studio sui casi altoatesini

 

Nel 2020 il team di ricerca della Neuroriabilitazione di Vipiteno, diretto dal primario Luca Sebastianelli con la supervisione scientifica del prof. Leopold Saltuari, ha completato due studi pilota su pazienti altoatesini. Sebbene “ufficialmente” dichiarate guarite dal Covid, queste persone non ritornano allo stato di salute psico-fisica precedente e, spesso, non riescono a riprendere la propria attività lavorativa. I soggetti avevano superato la malattia da Covid-19 con complicazioni neurologiche e necessità di cure ospedaliere intensive e avevano poi sviluppato un Long Covid con stanchezza (fatigue) e difficoltà cognitive (brain fog). Nella comunità medico-scientifica si era ipotizzato inizialmente che il Long-Covid in questa tipologia di pazienti fosse una sequela della compromissione della funzione polmonare e cardiaca, del periodo di lunga ospedalizzazione con allettamento e necessità di ventilazione meccanica, nonché dalla possibile sindrome ansioso-depressiva che segue al trauma della malattia grave. Il team di ricerca di Vipiteno, con le ricercatrici responsabili, Viviana Versace, neurologa, e Paola Ortelli, neuropsicologa, ha pubblicato nei primi mesi di quest’anno i risultati di questi studi:

    •    la sensazione di “brain fog” riflette un vero e proprio danno delle funzioni cognitive, in particolare delle cosiddette “funzioni esecutive” ovvero le capacità di pianificare, iniziare, correggere le proprie azioni. Tutte funzioni operate dalle aree prefrontali del cervello.
    •    Il “brain fog” e la stanchezza (fatigue) si associano ad una disfunzione marcata di reti interneurali e di sistemi neurotrasmettitoriali del lobo frontale, evidenziate mediante le tecniche di stimolazione magnetica transcranica.

C’è poi un altro studio, il terzo, effettuato a Vipiteno, che ha coinvolto 70 persone con sintomi Long Covid che erano sorti dopo un’infezione lieve da Covid-19. Il 74 percento dei partecipanti era di sesso femminile (il Long-Covid colpisce più spesso le donne) e l’età media era di 49 anni. I risultati di questo terzo ampio studio, sempre con metodica di stimolazione magnetica transcranica e valutazione neurocognitiva, confermano i dati precedenti degli altri due studi e dimostrano che anche sui pazienti con lieve decorso della malattia, risulta una disfunzione persistente di alcuni circuiti neurali frontali del cervello. Anche questo studio è stato sottomesso ad una rivista scientifica di settore. Al momento a Vipiteno viene effettuato uno studio volto a esplorare ulteriormente l’attività cerebrale nel Long-Covid, che usa la metodica innovativa della stimolazione magnetica transcranica combinata con elettroencefalogramma (TMS-EEG), in collaborazione con il prof. Giacomo Koch dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), Fondazione Santa Lucia, Roma. A breve inizierà infine, a Vipiteno, uno studio clinico per testare la possibile efficacia di un farmaco sui sintomi del Long Covid.