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Sophie Eymond

In vendita sull'Artstore di Salto una nuova opera tessile, dell'artista Sophie Eyomond.
Alcove Blanche
Foto: Sophie Eymond

Lottozero in conversazione con Sophie Eymond

ArtstoreTi sei formata studiando scultura e statuaria classica, per poi intraprendere un tuo personale percorso artistico in cui la scultura figurativa si combina con la malleabilità del tessuto, da te lavorato a ricamo in modo tale da esaltarne una certa plasticità e morbidezza. Come sei arrivata a questo connubio di materiali diversi, e come questo poi incide sulla percezione e sulla creazione della figura scultorea?

Sophie Eymond: Avendo iniziato a studiare scultura ornamentale, per poi studiare in un secondo momento la figura umana, ho mantenuto un forte legame con il trattamento delle superfici, con gli effetti della materia e la sua astrazione. Lo studio del corpo è stato essenziale per me per poter essere in grado di esprimere una componente emozionale. Ho sempre manipolato diversi materiali, uso il materiale più adatto per sperimentare nella direzione in cui mi sento di voler andare.
Il tessuto ha questa capacità di esprimere la fragilità in un modo eccezionale! È una materia assolutamente paradossale: povera, quotidiana, comune (per non dire banale), ma è anche ricca, delicata, sottile, essenziale, pura, protettiva, personale, e ancor meglio: intima!
Sono le lenzuola usurate dei miei nonni che mi hanno ispirato questi ricami, con le loro morbide imperfezioni, la loro forza intrinseca.
Le cose nascono facendo e tutto per me è da scoprire nel tessile, tutto è gioco e meraviglia; mentre la scultura è decisa, esito di una volontà precisa. Sono mondi complementari. Nel tessile non so dove sto andando, tutto nascerà nel lavoro stesso. È un mestiere più sensuale che intellettuale anche se ovviamente c'è sempre una visione dietro.

 

 

 

 

Talvolta utilizzi vecchie lenzuola, tessuti che hanno una storia, un valore affettivo e personale, usati e tramandati di generazione in generazione. Questo infonde un senso di ulteriore umanità e vulnerabilità alle tue sculture, che sono spesso colte in momenti di concentrazione introspettiva o tensione spirituale. Chi sono per te e che tipo di umanità raccontano queste tue figure?

Queste figure rappresentano contemporaneamente la fragilità e la pienezza dello stato d’animo che accompagna la creazione attraverso la scultura. 
Creare per me è essenziale. Ho bisogno di fare per esprimere, percepire, comprendere attraverso la materia, ma non voglio che questi lavori siano visti come opere autobiografiche, anche se, ovviamente, nascono dalle mie emozioni positive o negative. Una volta che le opere sono realizzate, finite, mostrate, date, la mia percezione non è più rilevante.

 

 

 

La tua produzione grafica e pittorica, insieme alle recenti sperimentazioni che stai portando avanti con varie tecniche di ricamo, testimoniano del tuo interesse per il mondo dei micro organismi vegetali, come le muffe. Come si integrano queste diverse parti della tua ricerca artistica e cosa in particolare ti attrae di questa dimensione più organica e legata al mondo della natura?

Adoro i dettagli, le cose difficili da vedere subito. Rimango sempre stupita nel vedere le somiglianze che si possono trovare in natura, per esempio la muffa è simile a certe forme di minerali o microrganismi. Si tratta di materiali sensibili, delicati, fragili, che rimandano alla nostra fragilità e alla nostra finitezza. L'incomprensione del tempo per me è stimolante. La cronologia naturale degli organismi attraverso la loro proliferazione o deformazione, o lo scioglimento dei ghiacci in primavera diventano uno spazio di confronto con la nostra temporalità.
Il processo di creazione della natura mi interessa enormemente: creare con, creare in simbiosi. Ho da poco realizzato che usavo molto spesso questo sistema nella mia pratica artistica.
Monotipi, calchi di cascate e torrenti di ghiaccio, stalagmiti di gesso. Lavoro, gioco con il caso, mi confronto con lui, con questa materia, con questa natura. La cattedra, l'organico è la cosa più spirituale che ci sia! Siamo nell'urgenza di capire che siamo un tutt’uno. Tutto è simbiosi. 

 

 

Come descriveresti l'opera che hai scelto di presentare per l'Artstore di Salto?

Vi presento un ricamo di piccole dimensioni realizzato su un pezzo di lenzuola ricuperate, di cotone bianco con perline di vetro e lana. É uno studio per l'uso del colore per un progetto più grande che spero sarà presto visibile nei prossimi mesi...

 

 

Sophie Eymond

Senza Titolo 

Tecnica: Ricamo su tessuto in cotone, perline di vetro, lana.
Dimensione: 42 x 57 cm
 

1.500€  (senza cornice)


(tasse ed eventuale trasporto esclusi)

 

Sophie Eymond
Nata a Clamart, in Francia, nel 1991, Sophie Eymond lavora tra la Val Gardena e Parigi. Ha studiato presso la Ecole Boulle a Parigi, una delle scuole più importanti per la scultura in Francia, frequentando il laboratorio di scultura di Yorhan Lebovici e Patrick Blanchard. Ha poi proseguito la sua formazione in Val Gardena, studiando statuaria classica presso la Scuola Professionale di Artigianato Artistico di Ortisei e lavorando per due anni con lo scultore Peter Kostner.
Nella sua opera, sia scultorea che pittorica, emerge la centralità della figura umana, nel confronto con i temi della morte, del tempo, della religione.
Tra le fonti di ispirazione principali della sua ricerca artistica si citano Twombly, Miriam Cahn, Fabienne Verdier, Camille Claudel, il periodo blu e rosa di Picasso, la scultura classica greca e romana, una fascinazione per la biologia e il mondo dei microrganismi.
I suoi media sono la scultura in legno, argilla e gesso, il tessuto ricamato; la pittura e il disegno.

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