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Università sì, universitari no

Intervista alla consigliera delegata ai rapporti con l’Università, Stefania Baroncelli: “Servono spazi e alternative a Piazza Erbe; la città non è a misura di studente”.
Studenti, Unibz
Foto: (c) unibz

A fine ottobre la Libera Università di Bolzano compirà 25 anni, un quarto di secolo nella quale è stata presente all’interno della città di Bolzano e, con lei, lo sono stati anche i suoi docenti e studenti. Il mondo universitario, pur avendo occasione di interagire con il territorio, fatica tutt'oggi ad essere pienamente accolto, vista la persistenza dei problemi come l’elevato costo degli affitti e la scarsità di eventi serali e culturali rivolti agli studenti. Da qui la domanda: la città di Bolzano può, e vuole, diventare una città universitaria? C’è chi, come Stefania Baroncelli - consigliera comunale del Partito Democratico con delega ai rapporti con l’Università, nonché Professoressa di Diritto pubblico dell’Unibz - sostiene che questo sia necessario, e richiede un maggior coinvolgimento dell’Università nei momenti decisionali. La visione politica portata avanti negli ultimi periodi dal Comune, però, sembra indicare un altro modello di città: contenente, sì, l’Università, ma non gli universitari. Di questo, e altro, abbiamo parlato con la consigliera Baroncelli.

 

Salto.bz: Consigliera Baroncelli, perché una delega ai rapporti con l’Università?

Stefania Baroncelli: Ad oggi, l'Università è percepita come una Istituzione che non sembra interagire con il territorio. In realtà ci sono molti progetti di Unibz che possono avere ricadute concrete sul territorio e, durante i processi decisionali, dovrebbero essere presi più in considerazione. I problemi, però, sono ancora molti: penso in primo luogo al costo elevato degli alloggi, che svantaggia sia gli studenti che i ricercatori, ma anche alla città nel suo insieme, che non è proprio “a misura di studente”. Bisogna puntare a diventare una città universitaria e, in questo senso, i progetti portati avanti dal Comune possono contribuire.

Ad esempio quali?

Recentemente siamo riusciti a far inserire Bolzano in una rete di città universitarie europee, che prende il nome di EUniverCities e ha l’intento di individuare una strategia di crescita tra Comuni ed università, come l’uso dello spazio pubblico e la possibilità di riservare dei luoghi liberi agli studenti, per fare eventi musicali o artistici. Riguardo al problema degli affitti c’è la proposta di stilare degli accordi con i Comuni limitrofi, anche se è vero che per una persona che ha intenzione di stare diversi anni in una città non è il massimo.

Se l’ambiente bolzanino viene percepito come “non friendly” verso gli studenti, è impossibile che Unibz cresca e rimarrà invece una piccola Università di nicchia.

D’altra parte, però, vedendo le restrizioni anti-movida come quella fatta per Piazza delle Erbe, gli eventi serali che scarseggiano e che, se ci sono, hanno comunque delle limitazioni orarie, non pensa che tutto questo sia in netta contrapposizione con la crescita di Bolzano come città universitaria? Lei che lavora in entrambi gli ambienti, crede che Comune e Università vadano nella stessa direzione?

L’incarico ricevuto [la delega ai rapporti con l’Università, ndr] ha l'obiettivo di mettere in evidenza le istanze portate avanti dall’Università. È chiaro che se in Piazza delle Erbe ci sono i residenti che non riescono a dormire, il Comune debba intervenire; ma vogliamo creare altri spazi per gli studenti, dove questi possano trovare la propria dimensione e, insomma, spostarsi al di fuori del centro storico. Ovviamente non si possono obbligare i giovani ad andare in un determinato luogo, anche perché attualmente il centro si presta ad essere un buon punto di aggregazione, bisogna invece creare le circostanze affinché i giovani vadano autonomamente in altri posti. Se questo non si fa è ovvio che tutti si concentrano nello stesso posto. Funziona così un po’ in tutte le città. Per ora il Comune si è mosso limitando gli eccessi, come la musica altissima la notte, e mi sembra normale dare delle regole. D’altra parte la soluzione non è certo quella di chiudere tutto alle 22.

 

Però lei, in Consiglio, fa parte della maggioranza. Quindi le chiedo: si è rispecchiata nelle decisioni prese in passato dal Comune riguardo a queste problematiche?

Per quanto concerne Piazza delle Erbe ci deve essere una regolamentazione, intervenire era necessario, quindi si è fatto bene. Bisogna però trovare delle soluzioni alternative: non si può dire “questo no” e poi non proporre altro. Si devono trovare più spazi che non diano noia ai residenti, venendo comunque incontro alle esigenze degli studenti, altrimenti l’Università non riesce a diventare davvero un posto attrattivo, indipendentemente dal tipo di didattica che poi offre. Se l’ambiente bolzanino viene percepito come “non friendly” verso gli studenti, è impossibile che Unibz cresca e rimarrà invece una piccola Università di nicchia.

Vi siete confrontati con i consigli comunali delle città universitarie del resto d’Italia per capire come, e se, viene gestita la movida?

Si, specie con Parma e Innsbruck abbiamo portano avanti questo genere di discorso. La conclusione però è chiara: i cittadini si devono adattare al fatto che ci siano anche i più giovani. La possibilità di riunirsi liberamente fino a una certa ora ci dev’essere.

E questo genere di flessibilità, sia da parte della cittadinanza che della Giunta comunale, lei lo percepisce?

Molte volte a livello politico non vengono presi in considerazione i reali bisogni degli universitari, anche perché sono numerosi quelli che non hanno la residenza qui e, di conseguenza, votano altrove. Stesso discorso vale per i Professori. Io credo che se Bolzano valorizzasse di più i giovani, con il passare del tempo le grandi feste e le attività musicali e culturali darebbero meno noia. Inoltre, la Provincia diventerebbe un luogo attrattivo e si rimedierebbe alla fuga dei cervelli.

In definitiva, pensa che Bolzano potrà mai essere una città universitaria, mantenendo le proposte per gli studenti così come sono?

No, se le cose rimangono così come sono. Qualcosa è necessario che cambi. Come dicevo prima, lo devono volere innanzitutto gli stessi abitanti di Bolzano.