Cantiere Appiano
Foto: Paolo Florio
Chronicle | Sviluppi

“La colpa è dei tecnici”

Cantiere di Appiano, ora è il Comune a difendersi dalle accuse. Il vicesindaco Cleva: “Ritardo causato dai soggetti incaricati. A fine lavori chiederemo eventuali danni”.

Cantiere di Appiano, altra puntata. Non c’è pace – e non ce ne sarà fino al termine dei lavori e anche oltre, visto come si stanno mettendo le cose – per i lavori di realizzazione del nuovo incrocio tra via Madonna del Riposo (mai nome fu così lontano dalla realtà dei fatti…) e la SS42. Nel precedente articolo avevamo raccontato le problematiche dal punto di vista della ditta che sta eseguendo i lavori, la Gasser di Appiano.

 

Il contrattacco sul Notiziario Comunale del vicesindaco Massimo Cleva

 

I titolari Ivan e Rainer Gasser, per smentire le voci che li indicavano come (cor)responsabili del ritardo e scaricare le colpe sulla presunta goffaggine del Comune nella gestione dell’opera stradale, sono arrivati ad acquistare uno spazio pubblicitario sul Notiziario Comunale di Appiano e Caldaro, il bollettino diffuso nei due comuni più popolosi dell’Oltradige. Adesso tramite lo stesso canale tocca all’amministrazione comunale, a firma del vicesindaco Massimo Cleva, rispondere e rimandare le accuse non tanto e non solo al mittente (la ditta Gasser) quanto ai tecnici responsabili del progetto, delle verifica e della direzione dei lavori.

Il Comune di Appiano, infatti, non contesta la ricostruzione dei fatti fornita dalla ditta Gasser, anzi le due versioni sono pressoché coincidenti per situazioni e tempistiche. La differenza, appunto, sta nel colpevole: secondo il vicesindaco è da ricercare nei progettisti e nei responsabili di cantiere, senza dimenticare i bastoni tra le ruote messi da un confinante. Ed è tra questi, se dal ritardo dovessero derivare danni economici, che si andrà a battere cassa.

Ma veniamo alla replica del vicesindaco.

 

Il vicesindaco: “Errori dei progettisti e di chi doveva verificare la fattibilità dell’opera prima di iniziare i lavori”

 

“A seguito delle richieste di chiarimento di molti cittadini – esordisce Cleva sul Notiziario Comunale – si vogliono dare alcune informazioni sui motivi del ritardo nel completamento dei lavori del nuovo incrocio tra via Madonna del Riposo e la strada provinciale SS42 con sottopasso pedociclabile. Il progetto esecutivo del 2018 è stato redatto da uno studio di ingegneria specializzato in opere stradali (lo studio Pfeifer Planung Gmbh di Appiano: questo e tutti gli altri dati si possono leggere sul cartello di cantiere ndr) ed è stato verificato da un altro ingegnere che ha certificato la sua fattibilità. La gara d’appalto è stata aggiudicata ad una ditta di Appiano specializzata in opere stradali (la Gasser srl di Appiano ndr) ed è stato incaricato un altro ingegnere per la direzione dei lavori (ingegner Claudio Sartori di Bolzano ndr), i quali per legge hanno verificato la fattibilità dell’opera prima di iniziare i lavori”.

Cleva precisa poi che il cantiere è stato consegnato il 6 maggio 2019 con fine dei lavori prevista alla fine di dicembre 2019.

“I lavori sono proseguiti regolarmente fino a luglio 2019, quando il proprietario confinante ha accertato che una limitata striscia della strada di ca. 32 mq invadeva il proprio terreno, quindi si è affidato ad un avvocato e ha bloccato i lavori chiedendo in cambio cose inaccettabili per il Comune. Dopo lunghe trattative durate circa tre mesi, il confinante ha permesso all’impresa di entrare di nuovo sulla sua proprietà e i lavori sono ripresi. A dicembre un altro errore del progetto ha fermato i lavori perché una parte del muro vicino al distributore di carburante finiva nel terreno del proprietario vicino e solo dopo ulteriori trattative i lavori sono ripresi con l’ultimazione prevista per fine di giugno 2020.

Poi l’emergenza Covid-19 ha causato un altro ritardo e ora la conclusione è prevista per metà settembre 2020”. Ovvero, almeno nove mesi dopo il termine previsto in origine.

 

Cleva: “Per eventuali danni economici risponderanno i soggetti tecnici ed economici coinvolti”

 

Per quanto riguarda la fine lavori, ricordiamo, la ditta Gasser ha detto che non parla più di date perché non si sa mai quali altri sorprese potrebbero arrivare. Ad ogni modo, dopo aver ripercorso i fatti, ecco che il Comune passa al contrattacco: “In conclusione – scrive il vicesindaco Cleva - il primo grande ritardo di circa cinque mesi è stato causato da errori e omissioni evidenti dei soggetti incaricati del progetto e di quelli che avevano il compito di verificarlo e controllarlo prima di iniziare i lavori, ma anche dalla poca disponibilità dei proprietari dei terreni confinanti che hanno approfittato della situazione. Di sicuro dopo la fine dei lavori per gli eventuali danni economici legati al ritardo, saranno chiamati a rispondere tutti i soggetti tecnici ed economici coinvolti nella progettazione e nell’esecuzione dell’opera pubblica”.

A questo punto quindi la patata bollente passa nelle mani di tutti quegli ingegneri che hanno elaborato il progetto o che, secondo il vicesindaco, avrebbero dovuto verificarlo prima di dare il via libera ai lavori. Li abbiamo sentiti.

L’ingegner Michael Pfeifer dello studio Pfeifer Planung di Appiano non ha ancora letto il Gemeindeblatt, per cui appare sinceramente sorpreso dalla presa di posizione del Comune: “La prego di capirmi se le chiedo di non esprimermi, anche perché immagino che la questione potrebbe avere risvolti poco piacevoli”.

Ma lei ritiene che i progettisti possano avere responsabilità nel caso specifico?

“Saranno altri a rispondere a questa domanda”.

Si sarebbe aspettato una simile presa di posizione del Comune? “Posso solo dire che non mi sarei aspettato che le onde sarebbero diventate così alte…”.

Per quanto riguarda invece le operazioni di verifica successive al progetto esecutivo, furono effettuate dallo Studio di Ingegneria 3M Engineering di Bolzano. L’ingegner Roberto Clozza non è a conoscenza degli sviluppi del cantiere, anche perché al termine della verifica di fatto il compito del suo studio si è esaurito. “Guardi, confermo che abbiamo fatto la verifica ma non posso dire di più, esiste comunque una relazione che abbiamo presentato al Comune. Per quanto riguarda la possibilità di errori progettuali sui confini catastali in generale, può succedere magari di imbattersi in mappe catastali sbagliate. Ma sono solo ipotesi, tengo a precisare: del caso specifico non so nulla”.

 

Sartori: “Litigare per queste cose non serve a nulla, contribuisce solo a ingolfare i tribunali”

 

Ecco infine il direttore dei lavori, l’ingegner Claudio Sartori di Bolzano. “Allora, facciamo una premessa per far capire qual è l’iter di un’opera pubblica prima che partano i lavori. Funziona così: si passa dal progetto preliminare al definitivo per arrivare all’esecutivo, dopodiché c’è una verifica del progetto da parte di un tecnico esterno e quindi la validazione da parte del Rup (responsabile unico di procedimento, che nel caso specifico è l’ingegnere comunale Werner Egger ndr). A questo punto il direttore dei lavori si assicura che l’area di cantiere sia pronta e si possa iniziare”.

È ipotizzabile una responsabilità dei tecnici in questa vicenda?

“Essendo il sottoscritto parte in causa, non mi esprimo. Posso solo dire che casi del genere, ovvero di lavori pubblici che toccano particelle private, ne capitano in tutta Italia. Si può trattare di planimetrie catastali non precise, ad esempio. Per questo motivo, a mio avviso, sarebbe bene effettuare il frazionamento alla fine dei lavori e non prima. Ad ogni modo, la realtà è che stiamo parlando di una striscia di 60 cm di terreno. Sono convinto che con il buon senso si sarebbe potuto evitare questo polverone che ha causato perdita di tempo e di denaro pubblico, solo perché qualcuno ha voluto creare problemi per ricavarne qualcosa. Litigare per queste cose non serve a nulla, contribuisce solo a ingolfare i tribunali”.