Politics | Da Roma

Esiste un diritto di accesso a internet?

Alcuni spunti per guardare oltre la vicenda Brennercom.

È un peccato che le questioni più interessanti si riducano spesso a conflitti di potere o, in realtà troppo piccole come la nostra, perfino a questioni personali. Se alziamo lo sguardo dalla punta del dito della vicenda Brennercom, appare la luna della questione di fondo: esiste un diritto soggettivo di accesso a internet (più specificamente alla banda larga)? Se non esiste, va garantito? Con quale fonte? E chi lo deve proteggere?

Il dibattito è attualissimo in tanti paesi e a livello internazionale. Nel 2011 se ne sono occupati due importanti rapporti, rispettivamente dell’ONU e dell’OSCE, che indicano chiaramente che gli stati hanno la responsabilità di garantire l’accesso a internet: come corollario del diritto di partecipazione in generale, ognuno ha il diritto di partecipare alla società dell’informazione. In Europa la Grecia è stato il primo Paese a costituzionalizzare l’accesso a internet, mentre la Finlandia, l’Estonia e la Spagna lo hanno disciplinato a livello di legge ordinaria, prevedendo anche i livelli minimi di accesso funzionale (un megabit al secondo in Finlandia, ad esempio). In molti altri Paesi, tra cui la Francia, è stata la giurisprudenza a stabilire l’esistenza di un diritto fondamentale di accesso a internet. In altri ancora, la questione è all’esame del Parlamento. E’ il caso della Germania e dell’Italia. Nel Parlamento romano è in discussione la proposta di introdurre in costituzione il diritto di accesso a internet, ed è altamente probabile che si giunga ad una suo codificazione, pur restando da chiarire alcuni aspetti. Tra questi in particolare l’opportunità di una previsione costituzionale o legislativa e, qualora si optasse per l’inserimento in costituzione, se ancorarlo alla libertà di manifestazione del pensiero e di impartire e ricevere informazione (art. 21) o come diritto prestazionale (la proposta che pare avere più consenso è attualmente quella di introdurre un apposito nuovo articolo 34-bis nella costituzione).

Il punto centrale è la previsione di un obbligo per il potere pubblico di garantire tale diritto attraverso la fornitura della banda larga e di un livello minimo di accesso. Ci sono evidentemente della difficoltà pratiche che sussistono (a partire dalla difficile raggiungibilità di alcuni territori) che rischiano di compromettere l’effettività del diritto, e va dunque valutato con attenzione il rischio di mettere il carro davanti ai buoi e di prevedere un diritto che sia più ideologico che operativo. La tendenza è tuttavia nettamente segnata, ed è solo questione di tempo (e di formulazione normativa) perché il diritto soggettivo alla prestazione della fornitura dell’accesso a internet (dunque azionabile nei confronti del potere pubblico) trovi il suo ingresso formale nell’ordinamento italiano. Anche perché non va dimenticato che ciò è in parte già avvenuto attraverso la legislazione regionale, ad esempio in Umbria, dove il legislatore è già intervenuto sul punto con una formulazione che assai probabilmente fungerà da modello per il legislatore nazionale. La legge regionale n. 31/2013 stabilisce infatti all’art. 1 che “La Regione riconosce il diritto di tutti i cittadini di accedere a internet quale fondamentale strumento di sviluppo umano e di crescita economica e sociale e promuove lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione al fine di assicurare la partecipazione attiva alla vita della comunità digitale”.

Uno spunto anche per il nostro Consiglio provinciale? Giusto per non farsi anticipare ancora una volta dal legislatore nazionale (o europeo: anche su quel fronte le cose stanno evolvendo molto) e magari lamentare ex post il poco rispetto per l’autonomia.

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Michael Schlauch Wed, 06/24/2015 - 00:00

Wenn man Internet als Grundrecht einführt, kommt man nicht umhin, gleichzeitig auch die Netzneutralität als Grundprinzip festzuschreiben. Nur so kann Internet als öffentlicher Raum gewahrt werden. Initiativen wie Internet.org von Facebook, die den Internetzugang nach Gewinninteressen filtern, sind ein gefährlicher Weg, Internet der Allgemeinheit zur Verfügung zu stellen und werden zu Recht z.B. in Indien stark kritisiert.

Wed, 06/24/2015 - 00:00 Permalink
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Dr. Streiter Wed, 06/24/2015 - 08:12

Das Recht auf Grundversorgung durch Telefonie gibt es ja bis heute in den meisten modernen Staaten Europas. Die Frage nach Grundversorgung Internet (Breitband, also auch wirklich nutzbares Internet) ist in diesem Sinne nur mit 'Ja' zu beantworten, da sie eine logische Fortsetzung der politischen Erkenntnis und des gesetzgeberischen Willen zur Grundversorgung durch Teilnehmeranschlüssen in der Telefonie ist.
Dies hat die Landesregierung auch erkannt und die Brennercom mit eben diesen Auftrag gegründet. Allein Manfredi hat das schleifen lassen und sich lieber als Telekom Mogul profiliert. Der Südtiroler Bevölkerung und der Wirtschaft ist daraus grosser Schaden entstanden. Wir hätten schon vor Jahren Breitband haben können. Statt dessen hängen Südtirols Firmen am Internet-Tropf.
Manfredi ist schon allein daher untragbar geworden.

Wed, 06/24/2015 - 08:12 Permalink
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Alessandro Zuech Wed, 06/24/2015 - 10:10

Senza dubbio corretti i principi di fondo.
I problemi da affrontare, di cui bisogna essere ben consci, sono diversi.
Quello tecnico-economico: la fruizione della banda (sempre più) larga dipende essenzialmente dalla densità degli utenti. Nessun problema a fornire, a tariffe di mercato o pseudo-gratuite, connettività nei grandi centri urbani mentre diventa antieconomico fornire banda larga nei paesi e fuori dai centri urbani.
Un pesante problema in italia, dove sono più che altrove le PMI e che queste sono posizionate in gran parte fuori dai centri urbani principali.
Già l'Italia. L'indice di velocità media (inclusi i centri urbani) dello stivale è 11.5 Mbps, contro una media planetaria (attenzione - non solo dei paesi industrializzati) pari a 12.3. Siamo al 90 posto su 201 paesi censiti.
Se poi guardiamo all'interno del paese la fotografia è quella standard: buone performances nei maggiori centri urbani nel nord, il resto deserto. Inclusa la nostra provincia, ma su questo punto torneremo dopo.
La politica spesso interviene sul tema internet-banda larga-privacy-fiscalità, elementi fra loro collegati.
Molti parlano apertamente come fai giustamente tu Francesco, di diritti fondamentali di accesso alle informazioni da parte del cittadino. Qualcuno di impatti sull'economia. E qui introduco il secondo tema, forse ancor più importante del primo: il controllo delle informazioni.
Si legge "diritto alla libertà di accesso" ma si scrive "come controllare le informazioni in rete". Non ne siamo convinti? Pensiamo che per una parte importante della politica, dell'editoria e delle multinazionali-monster dei social non sia questa la priorità?
Eppure le cronache dimostrano il contrario. E non cito solo il recente affaire NSA o il dimenticato Telecom-Sismi del 2006. Ricordo che ne parlai ad una annoiata platea a Bressanone nel lontanissimo 1994, all'indomani dell'apertura del primo nodo commerciale internet in Provincia. Collaboravo al tempo con una delle aziende coinvolte nel progetto, e mi venne fatta una domanda sui possibili perché circa l'interesse a investire manifestato allora dalla principale famiglia dell'editoria locale, famiglia che come dimostrano le cronache ha poi continuato ad investire.
La mia risposta fu che non poteva essere un interesse economico diretto in quanto, come i fatti hanno largamente dimostrato negli anni successivi, quello dell'internet provider non è e non sarà mai un mestiere redditizio.
Servono i finanziamenti pubblici per farlo diventare tale, finanziamenti che ricordo si possono erogare sotto forma diretta, ovvero partecipando al capitale delle società, o indiretta attraverso contratti di fornitura di servizi a costi non proprio di mercato.
Ora siamo ad un bivio. Metaforicamente le autostrade digitali non sono per un paese diverse da quelle automobilistiche. Le seconde hanno contribuito fortemente, assieme ad altri fattori, allo sviluppo nel nostro Paese negli anni '60. Le prime sono ancora in divenire: i motivi per investire ci sono tutti, evitiamo però dopo averle completate a spese di tutti di metterci partiti e privati a gestire i caselli.

Wed, 06/24/2015 - 10:10 Permalink
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Dr. Streiter Wed, 06/24/2015 - 10:41

Es geht um das recht auf Grundversorgung wie bei der Telefonie, ja es ist für Randgebiete eine implizite Transferleistung. Die Bürger haben Anspruch auf ein Telefon auch wenn sie in Prettau leben. Das haben wir bei der Wasserversorgung, bei der Stromversorgung, beim Strassenbau, beim Postwesen und nun auch beim Internet als Schlüsselkommunikationstechnologie des 21.Jh.
Infrastruktur, als gemeinschaftliches Gut, ist nicht mit einer Kilometerzählermentalität anzugehen. Wenn ich dem Dorf Pretau aus Bozen eine Email schreiben kann habe ich auch was davon nicht nur der Kabelbezahler in Prettau. Der Wert eines Netzes nimmt mit jedem Teilnehmer exponentiell zu (Meatcalfs Law).

Wed, 06/24/2015 - 10:41 Permalink
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gorgias Wed, 06/24/2015 - 11:27

Ich würde mir mal die Verfassung durchlesen anstatt sie vollpappen zu wollen :

Art. 3 Abs. 2
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Wed, 06/24/2015 - 11:27 Permalink
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Martin B. Wed, 06/24/2015 - 13:09

In reply to by gorgias

Gutes Zitat. Da steht alles; die Verfassung sollte nicht an modische Gegebenheiten angepasst werden, sondern generell gelten, also auch bei Technologien in 10-20 Jahren, wofür wir heute noch keine Vorstellung haben. Schwieriger ist die Umsetzung durch die öffentliche Hand, welche in aktuelle Gesetze münden müssen.

Wed, 06/24/2015 - 13:09 Permalink
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Dr. Streiter Wed, 06/24/2015 - 13:50

Hallo, das mit dem privaten Investor in einer Monopolstellung wollen wir ja gerade verhindern. Ein retorischer Teufelsritt herzukommen und sagen Meatcalfe gilt nicht, weil sonst würd der ja wollen und man müsste den ja rannlassen. Dennoch gebe ich zu das Meatcalfe in seinem Model die Kosten gar nicht berücksichtigt (Mein Fehler übrigens: nur quadratischer Nutzenzuwachs, aber vielleicht argumentiert sich's mit Reed's Law).
Der zweite Punkt ist eigentlich fast schon abgehandelt, Monopolstellungen von privaten sind noch Problematischer als politische korruption. Ein solcher Unternehmer kann das Anrichten was solche Politiker machen und noch mehr. Hence Mr. Burns: http://memegenerator.net/instance/63071568

Wed, 06/24/2015 - 13:50 Permalink