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Julia Frank

"The First Séance" / "The Queen" / "The Prodigal" dell'artista Julia Frank è la nuova opera in vendita sull'Artstore di Salto, quest'anno a cura di Lottozero.
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Foto: Julia Frank

Lottozero in conversazione con Julia Frank

ArtstoreNella tua pratica artistica fai spesso emergere criticità, frizioni e una certa complessità inerente alle situazioni e ai contesti socio-politici che scegli di indagare, attraverso diversi linguaggi espressivi.
Quali sono le principali tematiche su cui hai incentrato la tua ricerca in questi anni?

Julia Frank: Negli ultimi anni, i temi centrali sono stati l'ambiente e il corpo come ritratto del condizionamento e la natura dei conflitti. Quest'ultimo con un forte riferimento alle crisi attuali e rilevanti che si sono manifestate a livello globale.

 

 

Hai studiato scultura prima all’Accademia di Carrara e in seguito a Londra, presso il Royal College of Art. Come definiresti il tuo concetto di scultura e come questo si relaziona al tuo interesse per la corporeità?

A volte la scultura può dare l'impressione di essere una battaglia di materiali, è invece il sunto di una sensibilità allargata che dà l'impressione di sfidare la sua stessa temporalità.
(Essere) Scultura, è l'applicazione di una metodologia per registrare e valutare le biometrie di tutti gli esseri e le entità viventi. Si abbina all'architettura, alla (ri)costruzione. Il che chiude anche il cerchio, perché un corpo ha bisogno di una risonanza sostanziale.

 

 

Nel tuo lavoro combini materiali di natura diversa, utilizzando spesso elementi e componenti sintetici, che ci parlano di approcci e comportamenti altamente inquinanti per l’ambiente. Come percepisci la versatilità della materia tessile e come questa è entrata a far parte del tuo vocabolario materico, in alcune tue opere?

Vorrei raccontarvi un evento paradossale. Un giorno di circa due anni fa, poco dopo essermi trasferita da Londra a Vienna, sono dovuta entrare in un centro commerciale per comprare un copricapo, dato che il vento locale sferzava le strade del centro della città. Dopo 10 minuti passati nel negozio a controllare le etichette di composizione, un membro del personale si è avvicinato e mi ha chiesto se poteva aiutarmi. Gli ho risposto: - sì, avete cappelli che sono siano almeno per l'80% in fibra naturale? - Mi ha guardato e ha detto che non lo sapeva. Dopo mezz’ora di lavoro in coppia, il risultato che abbiamo ottenuto è stato solo un cappello. All’epoca questo mi ha davvero sconvolto.
L'anno scorso (2021) si è presentata l'opportunità di produrre un’opera per il progetto Artivism, una collaborazione tra la Fondazione Pistoletto e Fashion Revolution Italia. Per questo evento ho avuto la fortuna di lavorare con la giovane stilista Timna Weber. Nelle nostre conversazioni continuava a sorgere una domanda: cosa dovrebbe cambiare perché una maggiore sostenibilità prenda piede nell'industria tessile e della moda? La risposta è stata: diverse cose, dalla A alla Z, e prima di tutto il comportamento dei consumatori. Questo dialogo è sfociato in un'opera audiovisiva (l'ECO) che rende chiara l'interazione che si crea nel contatto tra i tessuti e chi li indossa.

 

 

 

Per lArtstore presenti un nuovo lavoro, strutturato in un trittico composto da tre stampe su carta in cui elaborazione digitale e attenzione al substrato appena percepibile di certi materiali di scarto trovano un singolare punto di incontro nella materialità piatta” del pattern, che a sua volta deriva da un dettaglio topografico di una pavimentazione di un luogo particolare. Vuoi raccontarci come nasce questopera e quali sono i suoi riferimenti?

Il lavoro combina tre punti di riferimento: (1) Scarti, basato su 7 strati di colla con lanugine raccolta da due tipi di tessuto. (2) Topografia, un rilievo in scala 1:1 del pavimento della residenza londinese di Sigmund Freud. (3) Tempo narrativo e tempo narrato: frammenti visivi di un filmato promozionale della seconda stagione (2021) di Vienna Blood, una serie televisiva britannica-austriaca di genere thriller psicologico del 2019, ambientata nella Vienna dei primi anni del XX secolo, basata sui romanzi di Liebermann e scritta da Frank Tallis. I romanzi forniscono approfondimenti psicologici sulle motivazioni dei personaggi ed esaminano alcuni degli omicidi più inquietanti che hanno avuto luogo. Uno dei sotto-temi ricorrenti della trama è il crescente movimento antisemita in Austria-Ungheria che affligge la famiglia Liebermann.
Il trittico inizia con il posizionamento e la visualizzazione dei tre punti di riferimento (The First Séance). Nella seconda sequenza (The Queen) c’è una crescita radiale, da cui emerge un intreccio. Nella terza (The Prodigal), si manifesta un'espansione dell'area, caratterizzata da un ritmo di incordatura che ricorda un motivo tessile. Nella sua totalità, l'opera visualizza l'interazione della comunicazione verticale e orizzontale e il coordinamento tra il flusso di informazioni, anch’esso verticale e orizzontale, simulato attraverso processi digitali.

 

 

In passato hai già lavorato con lelemento dello scarto, del residuo materiale, più o meno visibile e connesso ad unidea di traccia corporea. Cosa significa per te la dimensione dello scarto?

Le cose lasciate, usate, rifiutate, che una volta accompagnavano la vita. Cose che  descrivono e documentano o lasciano tracce dell'esistenza umana nel mondo reale. Ogni corpo ha una superficie che funge da confine. Con il tatto, questo confine viene rotto e lascia una traccia.

 

 

Julia Frank

THE FIRST SÉANCE / THE QUEEN / THE PRODIGAL

Tecnica: stampa inkjet su carta
Dimensione: 65 x 65 cm
Edizione: 3 + 1AP

600€ cad. 


(€ 1.800 la serie completa)


(tasse ed eventuale trasporto esclusi)

 

Julia Frank si è diplomata in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2012. Dal 2013 al 2015 ha frequentato un master presso il Royal College of Art di Londra. Attualmente vive e lavora a Vienna.
Nel suo lavoro osserva e indaga le norme e gli accadimenti sociali, nella dimensione del pubblico e del privato. Il confronto con l'ambiente avviene nella valutazione della sua accezione culturale, ecologica e urbana, traducendosi in opere “time e site specific”. L’artista mette in discussione i meccanismi che muovono i sistemi sociali e s’interroga sulla consapevolezza che abbiamo degli ­stessi. Sperimentando con vari media, il suo lavoro pone al centro le questioni dello sviluppo e del cambiamento. In veste rinnovata e radicale, reinterpreta e ripropone oggetti ascrivibili all’immaginario comune
Julia Frank è stata co-fondatrice della prima casa atelier GAP Glurns Art Point in Alto Adige, ospitando artisti internazionali e sostenendo progetti curatoriali dal 2011 al 2018.
Nel 2017 è stata selezionata tra I finalisti del Museion Prize. Il suo lavoro è stato presentato in numerose personali e collettive in musei e gallerie, tra cui: Kunstverein Schattendorf (2021); Esslinger Kunstverein (2021); Kunsthaus Merano Arte (2020); Galleria Doris Ghetta, Bolzano (solo – 2020); Nida Art Colony, Lithuania (2020); Museion, Bolzano (2017).

www.juliafrank.art