Politics | Bolzano 2016

“Ci vogliono i giovani in grado di mandarci a casa”

Roberto Bizzo commenta la sua elezione a presidente del consiglio provinciale e le elezioni a Bolzano: “alle persone bisogna dimostrare che il loro voto conta qualcosa".

Ieri Alessandro Urzì ha detto in consiglio provinciale che lei in pratica è stato scelto dalla SVP. Per usare un eufemismo la cosa non è molto lontana dalla realtà. Su 19 voti ottenuti probabilmente 17 voti sono giunti dalla SVP e 2 voti Tommasini e Artioli. Va bene così?
Lo sanno tutti: la provincia di Bolzano è governata da una maggioranza che è naturalmente politica e costituita da Partito Democratico e SVP. Urzì ha ieri ha fatto un po’ di confusione, non so se voluta o involontaria. Lo statuto d’autonomia non parla di presidente del consiglio ‘degli italiani’ e vicepresidente ‘dei tedeschi’ o viceversa. Il riferimento va invece invece a candidati ‘di lingua’ italiana o tedesca. Detto questo, lo ripeto, gli incarichi vengono assegnati in base ad accordi politici tra i partiti. Tutto qui. 

In questo senso ha allora ragione Urzì quando dice che l’elezione di Bizzo è conseguenza diretta della vittoria di Caramaschi alle comunali. Ed anche parte (minoritaria) di un pacchetto di accordi stipulato tra SVP e PD tra piazza Municipio, piazza Magnago e palazzo Chigi.
Niente di strano. L’accordo fu fatto già con Bersani segretario. E com’è noto la SVP è un partito di maggioranza a Roma, mentre il PD è organico alla maggioranza in provincia di Bolzano. 

Allo sfogo di Urzì, Leitner però ieri in aula ha replicato dicendo che gli italiani vanno a votare sempre meno. E che quindi è inutile che i politici italiani si lamentino del fatto che sono sottorappresentati incolpando la politica di lingua tedesca. 
Anche questa non è una novità: questa cosa l’abbiamo potuta appurare già quando è stato eletto l’attuale consiglio provinciale. Gli italiani sono rimasti in 5, com’è noto. 

Ma fa male, no?
Certo. E a questo bisognerà porre rimedio in qualche modo anche nell’ambito della Convenzione per la riforma dello statuto. Noi abbiamo oggi comunità diverse che si comportano in maniera diversa rispetto agli appuntamenti elettorali, referendari e la Convenzione. Tocca allora allora alla politica trovare i correttivi che devono essere, naturalmente, democratici. Dando maggiore efficenza nella partecipazione alla politica. Dobbiamo ricordarci sempre quella che è la ragione principale del nostro statuto di autonomia e cioè di far governare assieme comunità che altrimenti tenderebbero a starsene separate. Come l’acqua e l’olio. 

Il deficit di partecipazione è un tema cruciale in questa fase della politica altoatesina e bolzanina. Ed è paradossale che ciò avvenga in un periodo di grande dibattito ed evoluzione degli strumenti per la democrazia diretta, affollato di referendum ed in piena operatività della Convenzione per il rinnovo del statuto di autonomia. Che affida alla partecipazione dei cittadini un ruolo molto importante. 
Ho fatto un po’ di calcoli ed ho appurato che dal ’92 ad oggi su circa 37 referendum sono stati solo 4 o 5 a superare il quorum, in casi in cui ci fu davvero una spinta incredibile. 
Per Benko ad esempio si è votato per 6 giorni di fila, facendo partecipare anche pendolari e sedicenni. E invece a votare è stato solo il 33% nonostante il fatto che sull’argomento la stampa aveva speso fiumi di inchiostro per ben due anni. 
Evidentemente la democrazia diretta è sentita in maniera differente dalle due comunità della nostra provincia. 

Gli italiani sono un po’ più freddini?
Sono abituati alla democrazia rappresentativa. Dicono: io ti delego e dopo 5 anni facciamo i conti. 

A proposito di democrazia rappresentativa. Lei da tempo è protagonista del forte dibattito interno al Partito Democratico. Già prima delle elezioni del 2015 lei aveva spinto per cercare di evitare al terza candidatura di Spagnolli. Poi nel 2016 ha svolto la sua battaglia per sostenere la candidatura dell’esterno Renzo Caramaschi rispetto all’interno ma indipendente Sandro Repetto. Una battaglia vinta di poco, ma vinta. Sono seguite le elezioni comunali, con la sua corrente che è riuscita vincente in termini di presenze e consensi nel gruppo dei consiglieri eletti. E adesso, ciliegina sulla torta, è giunta la vittoria di Caramaschi. Non le sembra che sia giunto il momento di ufficializzare quella che oggi è la vera leadership all’interno del Partito Democratico?
La candidatura di Caramaschi è nata perché a nostro avviso era assolutamente necessario ricostruire una forte coalizione di centrosinistra. Per fare questo era necessaria una persona che ci consentisse qualche anno per poterci lavorare. La priorità ora va alla città di Bolzano che deve rimettersi in moto e ripartire. Poi ci saranno le stagioni dei congressi, mi auguro presto, nel Partito Democratico. Non è una questione di persone ma linea politica del Partito Democratico. Io sono convinto che in provincia di Bolzano il PD abbia la vocazione per essere maggioritario per la comunità italiana. Non per fare il ‘partito degli italiani’ ma per essere partner forte della SVP, rappresentando la stragrande maggioranza degli italiani che sono autonomisti convinti e che vogliono partecipare al governo della cosa pubblica. 

Però tra SVP e PD negli ultimi giorni si è manifestata una sensibilità molto diversa rispetto all’ipotesi di una grande coalizione per il governo del capoluogo… E il risultato del voto a Bolzano, quartiere per quartiere, sezione per sezione, ancora una volta ha descritto una città spaccata in due tra ‘quartieri italiani’ e ‘centro storico e Gries’, con Oltrisarco unico quartiere in ‘equilibrio’, se così si può dire. Come si fa a parlare di grandi coalizioni e di necessità di ricucire la città senza partire da questi dati?
Se il Partito Democratico abdica al suo ruolo di essere maggioritario nella comunità di lingua italiana, allora questo ruolo viene ovviamente ricoperto da altri. Un partito di centrosinistra non lo fai riempiendolo di rappresentanti del centro moderato ma andando a rincorrere gli elettori. Noi abbiamo un gruppo consigliare comunale dal quale quasi scompare la sinistra, ma il Partito Democratico di per sé ha perso quasi mille voti. In un anno. Senza contare quelli che abbiamo perso prima, che sono molti.

Diversi commentatori sostengono che la vera battaglia politica per il prossimo futuro è quella delle elezioni provinciali dell’autunno 2018 e che ora inizia la lunga campagna elettorale per un appuntamento che potrebbe davvero cambiare le carte in tavola sotto tutti i punti di vista. Cosa ne pensa?
Abbiamo appena fatto il giro di boa e non è che dopo la curva già si vede il traguardo. Quindi secondo me intanto c’è molto da lavorare. Dopo di che io mi auguro che si affaccino nuove generazioni in politica. Il Partito Democratico ha al suo interno delle regole di igiene pubblica. Che fanno sì che sia garantito un certo ricambio. Insomma: ci vogliono dei giovani che ci mandino a casa e che ci sostituiscano. 

Questa cosa riguarda tutti i partiti?
Ma certo. Noi abbiamo due anni e mezzo di tempo per far crescere le nuove risorse. Credo che questo sarebbe il più bell’investimento che il Partito Democratico possa fare. E io sarò il primo a farmi da parte, naturalmente, per sostenere questo processo. Come in tutti i settori anche in politica c’è un grande bisogno di energie fresche. 

Come fare per far tornare a votare gli elettori che non ci vanno più?
Bisogna coinvolgerli sui temi e poi dimostrare ai cittadini che il loro voto conta qualcosa. E che quindi in definitiva sono loro a decidere.  

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Paolo Sticcotti Tue, 05/24/2016 - 19:44

Anziché condividere idee si condividono pacchetti di voti.
Anziché condividere un messaggio si condivide una battaglia interna.
I più giovani non sono degni neanche di un saluto, da parte dei vecchi Capibastone della politica.
Quindi, quando vi augurate di vedere nuove generazioni nel partito, pensate prima a levarvi il prosciutto dagli occhi e iniziate ad ascoltare e considerare i ragazzi che passano i pomeriggi al circolo. Sempre che vi ricordiate dove si trova, il circolo.
Se i giovani non ci sono, è perché li avete fatti scappare tutti.
E lo dice uno che da otto mesi cammina nelle stanze della sede del vostro stesso partito.

Tue, 05/24/2016 - 19:44 Permalink
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Massimo Mollica Wed, 05/25/2016 - 08:57

Parole condivisibili ma non hanno seguito nei fatti. Soprattutto questa frase è abbastanza distante dalla realtà:"Bisogna coinvolgerli sui temi e poi dimostrare ai cittadini che il loro voto conta qualcosa. E che quindi in definitiva sono loro a decidere. "

Wed, 05/25/2016 - 08:57 Permalink