Culture | SALTO AFTERNOON

Disegnare per non dimenticare

Buchenwald 1943- 1945. Storia di un libro nato dalla resistenza di due illustratori internati nel lager nazista.
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Foto: Favier - Mania

Il volume illustrato, Buchenwald 1943 – 1945, nasce da un’idea del bibliofilo e collezionista di libri bolzanino Arnaldo Loner. Pochi anni fa in occasione di un’asta riuscì ad accaparrarsi il lotto contenente una cartella di illustrazioni realizzate nel campo di sterminio. Gli autori delle immagini sono Auguste Favier e Pierre Mania, due dissidenti politici che si erano opposti al nazismo in terra francese. Favier fu internato perché produceva documenti falsi per la resistenza, contrarrà la tubercolosi a Buchelwald, malattia che lo uccise pochi anni dopo la liberazione. Pierre Mania, un comunista sin dal 1933, fu anch’egli incarcerato perché membro della resistenza, sopravvissuto al lager morì in tarda età da uomo libero. Entrambi erano imprigionati nel Block 34 e assegnati all’Effektenkammer, in questa condizione relativamente privilegiata disegnando sfidarono pesanti condanne da parte delle SS. Era vietato possedere un pezzo di carta, ancor di più scrivere o disegnare, i nazisti non volevano ci fosse memoria storica dei loro campi di sterminio.

 

La quercia rappresentata in copertina tiene insieme le vette artistiche e poetiche di una nascente nazione germanica con ciò che i nazisti ne fecero centocinquant’anni dopo. Il faggeto (Buchenwald) si trovava a pochi chilometri di distanza da Weimar lungo quella passeggiata che il grande poeta tedesco Goethe compiva sovente. Quando i nazisti realizzarono l’infame campo eliminarono gran parte della piccola selva lasciando in piedi una grande quercia, proprio quella alla cui ombra Goethe era solito riposarsi dopo la camminata. Nella loro cieca crudeltà le SS scelsero l’albero per effettuare le impiccagioni. Negli anni dell’esilio dalla Germania T.W. Adorno scriverà Minima Moralia per indicare l’impossibilità di vivere una vita buona e giusta in tempi caratterizzati dal fascismo. Nel dopoguerra la cosiddetta Trümmerliteratur tedesca andrà alla ricerca di una nuova forma di espressione letteraria per rompere con il passato, letteratura compresa, dato che la lingua tedesca era stata ab-usata dal regime hitleriano.

 

Durante un bombardamento volto a danneggiare una fabbrica ubicata all’interno del lager, la quercia fu colpita e dovette essere abbattuta, Mania racconta (disegna) come due internati sono impegnati nello sforzo, un ulteriore supplizio, di abbattere il grande albero tirandolo con una fune. Le cartelle illustrate rappresentano scene di vita quotidiana, il viaggio nel carro merci, l’arrivo, la svestizione, il lavaggio in grandi vasche, il controllo pidocchi, supplizi e torture. A noi posteri sono pervenute immagini fotografiche scattate dai soldati che liberarono i campi di concentramento, rarissime sono le testimoniante grafiche di prima mano, un’altra eccezione è rappresentata dall’ignoto MM che disegnò gli orrori di Auschwitz.

 

Salto.bz. Signor Loner come è nato questo progetto editoriale?

Arnaldo Loner: Non appena entrai in possesso delle cartelle, circa due anni fa, ho organizzato una mostra presso il Teatro Cristallo di Bolzano. Mi misi in contatto con un mio conoscente delle edizioni CIERRE di Verona, casa editrice molto legata ai temi della resistenza, decidemmo così di realizzare un libro illustrato per pubblicare le opere di Favier e Mania, inedite se non per una prima stampa risalente al 1946 titolata Buchenwald: Scènes prises sur le vif des horreurs nazistes.

Lei è un grande collezionista di Illustrazioni, dove sta a suo avviso, la forza di questo mezzo di espressione?

Si dice che un’illustrazione può valere più di mille parole e che il disegno, come i raggi x, permette di sondare la natura della materia, degli avvenimenti. Qualcosa di analogo è successo nel caso di Buchenwald 1943- 1945, i disegni ci hanno permesso di vedere da dentro la vita nel lager. D’altronde, lo dimostrano le pitture rupestri del Sahara come anche quelle di Altamira, disegno e pittura come forma di espressione sono nate prima della parola scritta. La quercia da sempre affascina artisti e letterati. Ricordiamo Giovanni Pascoli ma anche Umberto Eco che in un’intervista rispose che se dovesse scegliere se incarnarsi dopo la morte avrebbe risposto in un gabbiano o in una quercia e dovendo scegliere tra i due  avrebbe preferito l’albero.

Lei è membro ANPI, associazione nazionale partigiani d’Italia, in che maniera porta avanti il suo l’impegno per la memoria?

Fui iscritto honoris causae all’ANPI perché nel 2000, su richiesta del comune di Bolzano, mi costituii parte civile nel processo presso il tribunale militare di Verona contro il caporale Michael Seifert, responsabile di violenze e torture nonché della morte di quindici prigionieri del campo di concentramento di Bolzano. Da anni ormai giro per scuole e presenzio eventi per seminare il messaggio legato alla memoria.

 

 

La memoria della grande letteratura di Goethe fu brutalmente sporcata dalle azioni naziste a Buchenwald, in conclusione prendiamo in prestito le parole de La Farfalla di Tonino Guerra, internato a Troisdorf dopo l’armistizio del 1943.

 

Contento, proprio contento
sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte quando
mi hanno liberato in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla.