Economy | Agricoltura

Raccolta di frutta, pericolo scampato

Crisi, assunti raccoglitori dalla Romania e residenti in Alto Adige. Achammer: “Soluzione anche per il futuro”. Team K e Arbeitnehmer (Svp) si battono per gli stagionali.
Raccolta mele
Foto: ASP/IDM Jessica Preuhs

Lo scenario, disegnato dalla pandemia, era già chiaro dall’estate scorsa: per quel che riguarda la raccolta di frutta occorre ovviare alla carenza di lavoratori stranieri o provenienti da altre regioni italiane anche con la discesa “in campo” di chi in Alto Adige ci vive.

Diffuso, del resto, era il timore che la raccolta delle mele e la vendemmia del 2020 in provincia potessero essere in pericolo, a causa delle restrizioni della mobilità internazionale per la Romania e la Bulgaria (i paesi da dove proviene la maggior parte dei lavoratori stagionali) che hanno portato a un inevitabile ammanco di manodopera. Le cose però sono andate meglio del previsto, dicono i numeri del Mercato del lavoro news. “Le aziende agricole hanno assunto raccoglitori sia dalla Romania che persone già residenti in Alto Adige” commenta Stefan Luther, direttore della Ripartizione lavoro.

Queste aziende si affidano sempre più spesso a collaboratori esterni alla cerchia famigliare ma non si tratta dell’unico cambiamento in atto: l’accento va posto anche sulla diminuzione dei raccoglitori provenienti da Slovacchia, da Repubblica Ceca e da Polonia. “Uno sviluppo sorprendente nel 2020 è stato che la durata media del contratto dei raccoglitori è stata superiore a quella degli anni precedenti, ovvero un più di + 3,4 giorni”, sottolinea Luther aggiungendo che all’interno di un’azienda agricola i raccoglitori spesso provengono interamente da un unico paese. “Tuttavia, si può anche notare che ciò non avviene a livello di Comune. All’interno di uno stesso Comune, le aziende agricole a volte differiscono molto a seconda del principale paese di origine della loro forza lavoro”.

 

Secondo l’assessore competente Philipp Achammer il mercato del lavoro altoatesino “rileva delle sorprese anche di fronte alla crisi; l’analisi svolta dall’Osservatorio mercato del lavoro mostra da un lato l’importanza per l’agricoltura di una funzionante mobilità del lavoro all’interno dell’Europa. Lo sviluppo dello scorso autunno potrebbe però essere preso come un’opportunità per coprire almeno una parte della forza lavoro necessaria in questo importante settore con lavoratori residenti in Alto Adige nei prossimi anni”.

 

Lavoratori in panne

 

Nel quadro d’insieme non va trascurata la situazione di precarietà in cui versano oggi molti lavoratori, soprattutto stagionali. Tema su cui a più riprese è intervenuto anche il Team K. “Molti stagionali attualmente sono senza stipendio e indennità di disoccupazione, come è stato spesso sottolineato anche dalle parti sociali - spiega la consigliera provinciale del Team K Maria Elisabeth Rieder -. Al momento non hanno quasi nessuna prospettiva di lavoro, con questa stagione invernale gravemente penalizzata dalla pandemia”.

E ancora: “Sono mesi che ascoltiamo promesse dalla Provincia: nessuno sarà lasciato solo. Ma di prolungamento dei sussidi di disoccupazione o altre misure non se ne parla e potrebbero passare mesi prima che lo Stato prenda provvedimenti” puntualizza Rieder ricordando, nell’allargare lo sguardo, che anche le aziende devono essere aiutate: “Continuiamo a perdere posti di lavoro che poi si traducono in alti costi sociali che la collettività deve sostenere”.

Più supporto economico, attraverso una ridistribuzione dei fondi, avevano chiesto inoltre Magdalena Amhof e Waltraud Deeg, rispettivamente presidente e vice degli Arbeitnehmer della Svp, evidenziando che l’obiettivo deve essere quello di garantire agli stagionali un posto di lavoro per tutto l’anno, in modo che non debbano sempre coprire la bassa stagione con il sussidio di disoccupazione.