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Rinnovabili e identità, una storia basca

I-Ener ed Enargia sono due cooperative energetiche del Paese Basco del nord, in Francia. Insieme vogliono realizzare una filiera di energia 100% rinnovabile (e locale).
I-Ener
Foto: Enargia SCIC

Il Paese Basco è geograficamente diviso in due: una parte in territorio francese (Ipar Euskal Herria, da qui in avanti Paese Basco del nord) e una in territorio spagnolo (Hego Euskal Herria), accomunate da una sola lingua e una forte identità. Il nome basco dell’interna regione, Euskal Herria, si può tradurre con “il popolo che parla la lingua basca”, fatto che mostra il forte legame identitario più con la lingua che con i confini geografici. Nel Paese Basco del nord è nata nel 2014 la cooperativa di produzione energetica I-Ener, con il dichiarato obiettivo di “riappropriarsi” dell’energia. Ma che significa?

 

Tutto inizia da un “dato allarmante"

 

Durante il webinar “A new energy short route in the Basque Country”  organizzato da SocialRES, Iban Lacoste, azionista e dipendente di I-Ener, racconta la nascita della cooperativa. La spinta è venuta, nel 2013, dalla constatazione che il 99% dell’energia consumata nel Paese Basco del nord viene prodotta altrove, principalmente da fonti fossili o nucleare (che copre il 70% della produzione di energia elettrica della Francia). Confrontando i soldi spesi per l’energia ogni anno con la ricchezza prodotta dall’economia locale, i primi corrispondono a circa il 10% della seconda. Per i fondatori di I-Ener, quei soldi che “lasciano” il territorio possono essere trattenuti: l’idea è quella di produrre energia rinnovabile con impianti nel Paese Basco del nord, garantendo una ricaduta locale dell’investimento.

 

 

I-Ener fa parte della federazione europea di cooperative energetiche di cittadini REScoop. Il modello di governance è quello cooperativo: tutti gli azionisti, a prescindere dalla quota, hanno lo stesso peso nelle decisioni della società. I-Ener è una società no-profit, in cui tutti gli utili vengono reinvestiti in progetti di energia rinnovabile nel Paese Basco del nord, scelti dagli azionisti (per la maggior parte privati cittadini, ma ne fa parte anche la Communauté d'Agglomération Pays Basque). Far sì che l’investimento ricada su progetti locali e incoraggiare la creazione di posti di lavoro è il modo in cui I-Ener vuole “riappropriarsi dell’energia".

 

Nasce Enargia, il fornitore di energia basco

 

Nel 2018 I-Ener, insieme ad altri partner, fonda la società cooperativa Enargia. Enargia è un fornitore, e l’energia che vende proviene dall'Union des Producteurs Locaux d'Electricité, che raccoglie i produttori indipendenti di energia idreoelettrica nella regione del Bearn. La ragione per cui Enargia non vende l’energia prodotta di I-Ener, creando così una filiera “basca al 100%” è che il ritorno economico di I-Ener viene dagli incentivi per la produzione di energia rinnovabile, che può ricevere solo vendendo l’energia che produce ad EDF (Électricité de France), maggiore produttore e distributore di energia in Francia. I 3700 clienti di Enargia ricevono da un fornitore basco energia prodotta da fonti rinnovabili, ma non è energia prodotta nel loro territorio.

 

 

Il sogno di chiudere il cerchio

 

I dati mostrati da Iban Lacoste nel webinar di SocialRES mostrano che la strada per I-Ener ed Enargia è ancora lunga. Al fronte di un consumo totale di energia di 1663 GWh/anno nel Paese Basco del nord, nel 2021 Enargia ha commercializzato 30 GWh, mentre I-Ener ha prodotto 0,5 GWh principalmente da fotovoltaico (la cooperativa possiede 17 impianti fotovoltaici per una potenza installata di 400kWp). L’aspirazione di I-Ener è quella di aumentare e diversificare la produzione, per esempio introducendo biomassa proveniente dagli allevamenti e l'energia eolica. L’ambizione è quella di unire la produzione di I-Ener e la fornitura di Enargia, sfruttando le direttive europee sugli incentivi alle comunità energetiche.

 

 

L’Unione Europea spinge sull’aumento di una generazione distribuita di energia da fonti rinnovabili e sarà interessante osservare il ruolo che l’identità avrà nella transizione energetica. Guardando una mappa dell’Europa, si nota che tante delle cooperative o comunità energetiche esistenti da molti anni siano nate in zone con un’identità molto forte, spesso contrapposta allo Stato nazione (il Sudtirolo ne è un esempio).

Intanto, tra i membri fondatori di Enargia c'è l’associazione Euskal Moneta, che emette la moneta locale Eusko. Sia Euskal Moneta che Enargia scrivono sul loro sito che che in futuro potrebbe essere possibile pagare le bollette di Enargia con la moneta locale. C’è un cerchio più chiuso di così?

 


 

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Gianguido Piani Wed, 10/26/2022 - 13:11

L'articolo - onestamente - riporta alcune cifre chiave. 30 GWh/anno per 3700 clienti (persone fisiche o punti di connessione?) significa ca. 8 MWh/anno per cliente, una famiglia tipo ne consuma sui 2,5-3, quindi resta energia per piccole imprese. Questo va bene. L'articolo parla di 400 kWp di solare installati, ma questo fa poco piu' di 100 Watt a cliente, decisamente pochi. Sul sito di Enargia ci sono riferimenti ad alcune centrali idroelettriche, ma senza riportare la potenza e la generazione annuale. Probabilmente sono quelle che vendono elettricita' a EDF. La parte piu' interessante e', sempre sul sito Enargia, quella dedicata ai contratti. Per le famiglie tra 0,17 e 0,20 EUR/kWh e un fisso molto contenuto, 10-20 EUR/mese. Visto che le condizioni sono di fatto dettate da EDF forse la politica energetica francese non e' poi cosi' male come la si dipinge.
Resta il tocco esotico di "euskal moneta". Ci si possono pagare i moduli fotovoltaici ai cinesi, gli interessi sul mutuo bancario, oppure solo i buoni mensa per i manutentori che periodicamente puliscono i pannelli? Non e' difficile indovinare. Per chiudere del tutto il cerchio occorre ancora qualche sforzo...

Wed, 10/26/2022 - 13:11 Permalink
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Alice Ciccioli Wed, 10/26/2022 - 14:38

In reply to by Gianguido Piani

Gentile signor Piani,
I-Ener ed Enargia sono due soggetti diversi. I-Ener produce energia dai suoi 17 impianti fotovoltaici per un totale di 400kWp installati, energia che viene venduta a EDF. Enargia è un fornitore e vende energia prodotta dagli impianti idroelettrici indicati nel loro sito. L’ambizione delle cooperative è quella di legare la produzione di I-Ener alla vendita di Enargia, ma la strada è lunga, per ragioni tecniche (quanta potenza riesce a installare I-Ener?) ed economiche (quanto è conveniente per I-Ener vendere a Enargia invece che ad EDF? Ad oggi non lo è).

Dato che è chiaro che l’energia prodotta dagli impianti di I-Ener (0,5 GWh/anno) è molto minore di quella consumata dai clienti di Enargia (30 GWh/anno), è fuorviante dividere la potenza installata al momento da I-Ener per il numero di clienti di Enargia.

La ragione per cui ho voluto raccontare questa storia, la curiosità, non è in una raggiunta o presto raggiungibile indipendenza energetica del Paese Basco del nord a opera delle due cooperative I-Ener ed Enargia, quanto la diversificazione tecnologica (se così si può dire) di un territorio con un’economia di agricoltura e allevamento possa essere spinta da fattori identitari, al netto della bontà o meno della politica energetica francese. In questo c’è una forte similitudine con il Sudtirolo e le sue centenarie cooperative energetiche. Sarà interessante vedere l’evoluzione che ci sarà con la diffusione delle comunità energetiche, in cui c’è un incentivo consistente per l’energia condivisa.

Wed, 10/26/2022 - 14:38 Permalink
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Gianguido Piani Wed, 10/26/2022 - 16:42

In reply to by Alice Ciccioli

Spett.Le Sig.ra Ciccioli,
grazie per il riscontro e l'interessante esempio da Lei riportato. Nei Suo articolo Lei pero' purtroppo conferma che costituire forme associative per l'autosufficienza energetica e' difficilissimo, in sostanza perche' consumiamo molto piu' di quello che le risorse accessibili ci offrono. L'Alto Adige e' in una situazione privilegiata perche' in molti luoghi si ha accesso ad acqua cadente o fluente per l'idroelettrico e a residui di legname utilizzabili per il riscaldamento. Quindi piccole comunita' entro certi limiti possono rendersi autosufficienti. Purtroppo non e' applicabile un effetto di scala, Roma col Tevere da solo non si alimenta e ancor meno Milano col Lambro. Alcuni anni fa ho visitato una comunita' in Austria, una bellissima cooperativa simile a quella basca, anche con utilizzo di risorse bio, fermentatore per biogas da liquami utilizzato poi per il teleriscaldamento, pannelli solari... Il problema e' che la loro cittadina ha 1200 abitanti e riceve risorse da un raggio di 30km. Agli altri paesi della zona non resta nulla in termini di liquami e residui agricoli secchi. Inoltre il loro bilancio si sosteneva in buona parte su contributi pubblici. Tolti quelli la societa' austriaca sarebbe andata in bancarotta finanziaria malgrado sostenibilita' e autoconsumo. (Occorrerebbe probabilmente rivedere le regole contabili per evitare questi paradossi.)
I-Ener ed Enargia fanno certamente bene. Anche il fattore identita' e' molto importante. Ma prima, o in contemporanea, al cercare soluzioni alternative di approvvigionamento occorrerebbe risparmiare e ottimizzare i consumi all'estremo. Ma di questo non parla nessuno, evidentemente non e' "politically correct". Il discorso attuale e' invece orientato alle "sostituzioni", tipo auto elettriche invece che a benzina, le prime spesso piu' dispendiose delle seconde.
P.S. Non e' fuorviante considerare la potenza fotovoltaica installata per utente. Un risultato simile si otterrebbe a Bolzano. "Tetto solare" e' una cosa, su un condominio con 100m2 di tetto disponibile e 200 residenti il risultato sarebbe pero' molto contenuto.

Wed, 10/26/2022 - 16:42 Permalink