Society | Gastbeitrag

A piedi nudi

Diario di viaggio a Lampedusa. La visita ad Askavusa e all'hotspot lasciano il segno, così come l'incontro con Pietro Bartolo, il medico del docufilm “Fuocoammare”.
Il gruppo con il dott. Bartolo
Foto: Samira Mosca

Questo diario nasce dall’esperienza vissuta da un gruppo di 13 ragazzi e ragazze che, su iniziativa del Centro Giovani Villa delle Rose di Bolzano, hanno intrapreso un viaggio a Lampedusa. L’esperienza fa parte di un lungo percorso iniziato lo scorso febbraio che ha dato la possibilità ai giovani partecipanti di approfondire le tematiche dei diritti umani e dell’accoglienza. Per una settimana il gruppo incontrerà autorità politiche, volontari, operatori sociali e cittadini dell’isola, simbolo dell’accoglienza e delle criticità legate al fenomeno migratorio. Ogni giorno i ragazzi riporteranno, attraverso racconti e fotografie, le loro impressioni ed esperienze vissute a Lampedusa.

 

Oggi la giornata sembra più fresca del solito, il vento soffia forte e rinfresca. La sorpresa di stamattina sono paste e cornetti generosamente portati da Samira, nostra compagna e fotografa del viaggio. Ci dirigiamo verso il mare, al “Porto M”, locale di Askavusa dove incontriamo Francesca Del Volgo e Annalisa D’Ancona, tra i fondatori del collettivo. La parola “askavusa“ in lampedusano significa “a piedi nudi”. Questo nome è stato scelto per ricordare il passato, quando i nonni degli isolani camminavano a piedi nudi, poiché potevano indossare le scarpe solo nei giorni di festa.

Partendo proprio dalle loro radici, si impegnano in svariati progetti, come ad esempio nella conservazione delle tracce del passaggio delle persone migranti, affinché le loro storie non rimangano invisibili. Le due portavoce, con coerenza e determinazione, ci presentano la raccolta, da loro stesse effettuata, degli oggetti appartenuti a chi ha attraversato il mare. Sulle pareti osserviamo vestiti, portafogli, scarpe e molti altri beni personali. Usciamo dal museo con un parallelismo inevitabile: i pensieri corrono alle immagini dell’accumulo degli oggetti espropriati e oggi conservati ad Auschwitz. 

 

 

Le analogie persistono anche nel pomeriggio. Arrivati all’hotspot non possiamo fare altro che percepire l’atmosfera ruvida che ha portato ognuno di noi a cercare un suo spazio di riflessione per pensare a ciò che avevamo davanti agli occhi. 

Poco tempo dopo, con gli animi ancora irrequieti, ma di nuovo insieme, ci siamo recati al poliambulatorio dal dottor Pietro Bartolo, che ha contribuito ad aiutare molte persone sbarcate a Lampedusa. La sua figura è diventata nota anche grazie al film, pluripremiato, Fuocoammare.

L’approccio che Bartolo, i suoi collaboratori e i volontari utilizzano è prima di tutto umano che sanitario: il dottore ci ricorda che, nonostante i giochi mediatici, parliamo sempre di persone

Bartolo ci ha raccontato le situazioni sanitarie osservate nelle persone una volta approdate e ci ha aiutato a capire a quali pericoli si espongono: per esempio la “malattia dei gommoni”, ovvero ustioni chimiche causate dal contatto della pelle con una miscela di acqua e carburante. 

L’approccio che Bartolo, i suoi collaboratori e i volontari utilizzano è prima di tutto umano che sanitario: il dottore ci ricorda che, nonostante i giochi mediatici, parliamo sempre di persone. 

Il nostro viaggio sta arrivando alla sua conclusione e ogni incontro ci sta facendo capire meglio quanto questo fenomeno sia una partita a scacchi, ma con pedine umane.  

 

 

di Federico Misinato e Veronica Tonidandel

Centro Giovani Villa delle rose