Culture | L'intervista

“Vorrei scalare ogni roccia”

Non voleva diventare famosa, “volevo solo scalare”. La climber iraniana Nasim Eshqi parla della sua vita, dei suoi sogni e della sfida di essere donna.
Eshqi, Nasim
Foto: Harald Wisthaler

Nasim Eshqi è la climber iraniana protagonista del film “Climbing Iran” di Francesca Borghetti, premiato alla 69. Edizione del Trento Film Festival con il Premio del pubblico Miglior Film di Alpinismo – Rotari. Nata a Teheran nel 1982, Nasim è una pioniera della montagna, l’unica climber professionista in Iran. 54 minuti di documentario, dove Borghetti ha saputo mostrare sia l’aspetto professionale che la parte umana del percorso di Nasim.

salto.bz: Si sarebbe mai aspettata che il film venisse premiato? Come ha reagito?

Nasim Eshqi: Sì, me lo aspettavo perché Francesca ha fatto moltissimi sforzi e quando ho visto il film ne ero sicura. Ero felicissima. C’è stato tanto impegno e certo, c’ero io nel film, ma lei è stata la mia voce. Per come ha diretto il film si è davvero meritata il premio e quando lo ha ricevuto ero contentissima. Spero in tanti altri successi per lei.

Quando è iniziata la Sua collaborazione con la regista Francesca Borghetti e perché?

È iniziata quattro anni fa. Mi ha trovata in un giornale. All’inizio io ho rifiutato di fare un documentario, non volevo, ma lei mi ha convinto che voleva mostrare la realtà e non la parte commerciale o superficiale. Allora ci siamo capite e le dissi di sì. Mi ha contattata su Facebook, non so perché abbia scelto proprio me, ma probabilmente perché ha pensato che io portassi un bel messaggio. Non volevo fare un documentario, non mi interessava. Non volevo diventare famosa perché volevo solo scalare. Forse è difficile da credere ma io ero contenta di quello che stavo facendo e non era importante dire alle persone quello che stavo facendo nella mia vita. Francesca mi ha convinto che era importante che le persone potessero sentire la mia voce.

Crede che il film si concentri di più sulla Sua carriera professionale o su aspetti personali della Sua vita?

Credo sia una combinazione di entrambi gli aspetti. È anche la storia del mio modo di pensare.

Dove avete filmato e quanto ci avete impiegato a girare?

In posti differenti, alcune parti in Iran, altre in Europa, anche in Italia. È stata una mia idea capire dove fosse meglio girare in Iran, mentre in Europa abbiamo deciso insieme. Dall’inizio alla fine del progetto abbiamo passato quattro anni insieme con Francesca, anche a causa di diverse difficoltà legate ai viaggi. Tutto questo ha fatto parte del gioco perché dovevamo trovare i momenti giusti per trovarci.

Qual è stata la reazione del pubblico?

Non so come abbia reagito il pubblico perché ero in Iran. Il film poi è stato proiettato in diversi posti, però ho avuto il feedback di Francesca. Io credo di aver dato una prospettiva diversa riguardo anche a ciò che si pensa sull’Iran. Ho mostrato una prospettiva positiva ed è stato molto bello per me. Ho potuto mostrare che non è spaventoso ciò che si conosce sull’Iran e che spesso è sbagliato.

In Iran Lei è una pioniera della montagnaCosa significa questo per Lei e quale ruolo gioca l’essere donna?

Essere pioniera non significa fare qualcosa e poi diventarlo automaticamente, è una combinazione di elementi, quindi storia, tempo, ciò che hai fatto. È una bella emozione, ma la cosa importante è che sono sempre stata felice di fare esperienze nuove. Sono sempre stata contenta di andare in posti nuovi, soprattutto quelli non così tanto conosciuti. A me infatti piace scoprire i luoghi che non tutti conoscono. Sono molto più felice quando posso aprire una nuova via o quando sono in un posto su cui ancora non si hanno troppe informazioni. È molto più eccitante poter scoprire, anche se si possono avere più problemi. Alla fine sono quella che trae più esperienza da queste situazioni perché supero diverse difficoltà in posti molto più avventurosi. La cosa più importante è ciò che provo. Essere donna è più difficile, devi affrontare un mondo dominato da uomini. E’ stato, ed è tutt’ora, davvero estenuante. È così per una donna che vuole seguire i propri sogni e devo pagare per questo.

Quali sono state le difficoltà più grandi che ha dovuto affrontare nella Sua carriera?

La più grande difficoltà è stata trovare persone che la pensano come me. Quando trovo queste persone sono contenta di condividere le mie opinioni con loro, ma è molto difficile. Il più grande problema è la mentalità. A volte sei da solo a pensarla in un certo modo in una comunità o nella tua famiglia. Devi essere forte per rimanere sui tuoi passi e pensare “no, penso che questa sia una cosa giusta e mi batterò per questo”. È facile dire “bisognerebbe fare questo e quest´altro” ma agire e portare avanti le azioni a lungo termine è un´altra cosa.

Chi è Nasim Eshqi quando scala?

Credo di essere la stessa persona sia quando sono a terra che quando sono sulla cima. Quello che succede è che mi sento più felice nello spostarmi. Credo di essere dipendente dal movimento.

Sogni e obiettivi che vorrebbe raggiungere in futuro?

Il mio grande desiderio sarebbe quello di scalare ogni roccia, ogni parete in ogni parte del mondo, in ogni continente. Non sono ancora stata in Australia, Africa, America, Asia e anche in tanti posti in Europa. Spero di vivere abbastanza a lungo per farlo.

In Iran insegna alle giovani donne scalareI Suoi corsi hanno successo e vede interesse da parte delle ragazze in questa disciplina?

Sì, hanno molto successo i miei corsi. Ci sono molte ragazze e ne arrivano sempre di più. A loro piace ma poi una volta che iniziano, dipende poi da loro avere abbastanza energia per portare questo coraggio dentro di sé. Questo io non lo posso fare per loro.

Oltre all’arrampicata ha altre passioni? Cosa fa nel tempo libero?

Mi piace molto leggere libri perché mi aprono la mente anche su altri modi di pensare. Mi piace guardare film belli, spesso consigliati da amici e amo le feste. Se ho l’occasione faccio festa anche tutta la notte, mi rilassa.