Society | Gastbeitrag

Goodbye Lampedusa

Il racconto dell'ultimo giorno sull'isola siciliana. "Abbiamo cominciato a capire che la realtà si può cambiare a partire da noi e dalle nostre città", dicono i ragazzi.
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Foto: Casin/Mosca

Questo diario nasce dall’esperienza vissuta da un gruppo di 13 ragazzi e ragazze che, su iniziativa del Centro Giovani Villa delle Rose di Bolzano, hanno intrapreso un viaggio a Lampedusa. L’esperienza fa parte di un lungo percorso iniziato lo scorso febbraio che ha dato la possibilità ai giovani partecipanti di approfondire le tematiche dei diritti umani e dell’accoglienza. Per una settimana il gruppo incontrerà autorità politiche, volontari, operatori sociali e cittadini dell’isola, simbolo dell’accoglienza e delle criticità legate al fenomeno migratorio. Ogni giorno i ragazzi riporteranno, attraverso racconti e fotografie, le loro impressioni ed esperienze vissute a Lampedusa.

 

 

Stiamo facendo le valigie, l’ultimo giorno a Lampedusa si è ormai concluso e non ci ha delusi, è stato intenso quanto gli altri. Comincia presto e in modo un po’ frenetico. Troviamo comunque modo di fare una veloce colazione in uno dei bar lungo via Roma e ci dirigiamo verso la parrocchia di San Gerlando. Lì incontriamo Marta, rappresentante di Mediterranean Hope, associazione che appartiene alla Federazione Evangelica Italiana ed è finanziata della Chiesa Evangelica Valdese, che si prefigge di creare un supporto umanitario incentrato sulla persona. Prende vita nei pensieri dei fondatori all’indomani del naufragio del 3 ottobre 2013 ma nasce nel 2014. La tragedia è stata una chiamata per far sì di intervenire in modo più diretto e umano. Marta ci tiene a precisare che gli operatori e volontari che lavorano per l’associazione risiedono tutti sull’isola come conseguenza della consapevolezza della centralità di Lampedusa nel flusso migratorio. 

Portando umanità sui moli l’associazione si impegna a trasmettere calore e accoglienza a chi, dopo un lungo e difficile viaggio, non vuole altro che vicinanza, restituendo dignità a queste persone. L’associazione si impegna a non separare i bisogni dei migranti da quelli dei lampedusani. Molte sono anche le iniziative di sensibilizzazione e sostegno alla popolazione. 

 

 

Ci dirigiamo poi verso il santuario Beata Vergine Maria di Porto Salvo. Sappiamo già dove andare a prendere il bus, ci sentiamo già un po’ parte dell’isola. Al santuario, situato in corrispondenza di Cala Madonna, incontriamo che ci aspetta don Carmelo, ci porta a fare un giro attraverso alberi, grotte e pozzi che circondano il santuario. Luogo di incontro e carità fin da tempi remoti, è stato usato da gente di mare come luogo di culto e di incontro tra culture, creando una zona di preghiera per religioni diverse. In più chi arrivava sull’isola lasciava qui beni che potevano essere utili a flotte in difficoltà. 

Avete di fronte a voi la persona più ricca del mondo, però non di soldi ma di emozioni, esperienze

Come ci è successo spesso in questi giorni, da una chiacchierata si sono creati nuovi collegamenti che ci hanno permesso di incontrare persone che non avevamo messo in programma. Così dopo un pomeriggio in spiaggia incontriamo Lillo nella piazza della Chiesa. Circondati da bambini che giocano a pallone, ci sediamo attorno a lui per ascoltarlo. Lillo è un insegnante lampedusano dall’aspetto semplice ed estremamente positivo che vive assieme alla sua famiglia sull’isola. La prima cosa che ci dice ci colpisce molto, soprattutto in una zona così incentrata sul turismo e commercio, questa frase emerge in contraddizione con ciò che vediamo. “Avete di fronte a voi la persona più ricca del mondo, però non di soldi ma di emozioni, esperienze.” Così comincia a raccontarci la sua storia, di come ha aiutato tanti ragazzi migranti e di come ha deciso, insieme alla sua famiglia, di prendere in casa Seydou, un ragazzo senegalese arrivato in Italia e tramite l’associazione “Amici dei Bambini” affidato a Lillo e alla sua famiglia. Ora Seydou ha 21 anni e vive con la sua famiglia italiana da cinque anni, si è diplomato a Lampedusa, dove lavora. Lillo ricorda bene la prima volta che Seydou arrivò a casa sua, non si capivano, la lingua sembrava un ostacolo ma, come ci dice, “Quando le cose vengono fatte con amore ogni ostacolo si può superare.”

 

 

Calato il sole abbiamo modo di partecipare a un’inizaitiva nazionale, #europeansolidarity, di sensibilizzazione delle vittime di emigrazione forzata in occasione dell’imminente cambiamento del Regolamento di Dublino. Tra barchette di carta minacciate dal vento e cartelloni c’erano 34.361 nomi, unicamente quelli delle persone identificate a partire dal 2013.

Concludiamo questa intensa settimana con il solito gelato da O’scià e un brindisi con Vito Fiorino, che ci ha saputo accompagnare e guidare in questo viaggio non solo fisico, ma anche spirituale. Siamo cambiati, attraverso gli incontri, abbiamo aperto gli occhi, modificato le nostre prospettive, cominciato a capire che la realtà si può cambiare a partire da noi e dalle nostre città.

 

di Marina Gomel e Samira Mosca

Centro Giovani Villa delle Rose