Society | senza dimora

Fermi a un bivio

Fiera di Bolzano: fra poche ore la chiusura ma per i senza dimora - nonostante l'annuncio di Kompatscher sulla ripartizione - non ci sono ancora soluzioni definitive.
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Foto: Pixabay

La situazione dei senza dimora a Bolzano ai tempi del Covid-19, che abbiamo già raccontato, si trova davanti a un bivio di incertezze. A poche ore dall’annunciata chiusura della Fiera - che durante gli scorsi mesi è stata adibita a rifugio per senza dimora - non sembrano esserci soluzioni definitive.
“La sistemazione, trovata dopo 40 giorni dall’inizio del lockdown, si è prefigurata come temporanea ed emergenziale, copione già visto in Alto Adige. Cosa succederà dal 31 luglio, data di chiusura della Fiera?” si interroga l’Associazione Bozen Solidale, “per ora stiamo assistendo al solito scaricabarile tra Comune e Provincia, altro copione trito e ritrito, in un contesto che richiederebbe invece celerità e lungimiranza. Chiediamo sia resa pubblica, entro il 31 luglio, una soluzione credibile che, oltre a dare una stabilità alle persone interessate, affronti il tema del diritto alla casa, della regolarizzazione e di un percorso professionale uscendo così da precarietà e marginalizzazione”.

Sebbene il presidente della Provincia Arno Kompatscher abbia annunciato negli ultimi giorni che il comune di Bolzano non dovrà più farsi carico interamente della gestione e del conseguente finanziamento dell’accoglienza dei senzatetto - grazie a una ripartizione tra i diversi comuni - allo stato attuale né la Protezione Civile, né la Croce Rossa incaricate della gestione della struttura della Fiera, hanno avuto indicazioni chiare in merito. “Al momento noi non sappiamo nulla” spiega a salto.bz Andrea Tremolada, responsabile dei progetti sociali della CRI Provinciale. “Sappiamo solo che c’è l’intenzione di trovare soluzioni alternative ma non sappiamo come, dove e quando”. Attualmente all’interno della struttura risultano ospitate 35 persone, rispetto alle 90 iniziali. “È stata un’esperienza positiva, al di là delle difficoltà legate alla quarantena e all’isolamento che ha messo tutti a dura prova. È stato importante sia per noi, che abbiamo potuto addentrarci in questa esperienza, ma lo è stato soprattutto per le persone che hanno potuto una godere di una forma di accoglienza. Molte di queste, sono state prese in carico dai servizi sociali oppure inserite in altri progetti come i soggetti più vulnerabili che hanno avuto la possibilità di passare dalla strada a strutture più idonee per le loro condizioni”. Tremolada aggiunge: “Il modello Fiera resta comunque una soluzione adottabile in contesti iniziali o dettati dall'emergenza, è preferibile avvalersi di un sistema di accoglienza capillare, perché meno tempo le persone rimangono in una struttura di queste dimensioni meglio sarà per tutti”.

La sistemazione, trovata dopo 40 giorni dall’inizio del lockdown, si è prefigurata come temporanea ed emergenziale, copione già visto in Alto Adige. Cosa succederà dal 31 luglio, data di chiusura della Fiera?” (Bozen solidale)

“Al momento sono in corso delle trattative politiche, noi attendiamo” ci conferma anche Rudolf Pollinger, direttore dell’Agenzia per la Protezione Civile. “La Fiera, che ricordiamo concepita come una struttura adibita alla quarantena, deve chiudere perché vuole riprendere le manifestazioni autunnali. Gli accordi della gestione erano scanditi dai tempi dello stato di emergenza, fissati al 31 luglio, ma adesso la situazione si sta sviluppando. Dobbiamo capire quante persone senza dimora rimangono sul territorio e come evolverà la situazione sanitaria. A seconda delle decisioni politiche adottate, noi potremo conoscere quale sarà il nostro campo di azione. È importante comunque scindere tra richiedenti protezione internazionale, che necessitano di un tipo di percorso di accoglienza specifico, e persone senza dimora, ma è comunque chiaro che ogni decisione messa in campo avrà una serie di conseguenze: da un lato è difficile pensare che le persone accettino di spostarsi in luoghi lontani e isolati ma dall’altra, qualora rimanessero concentrate sul territorio di Bolzano, si andrebbe incontro al rischio di scontento generale della popolazione”.

In merito all’annuncio del Presidente della Provincia, l’assessore comunale alle Politiche Sociali Juri Andriollo si reputa decisamente soddisfatto: “Quanto confermato da Kompatscher è una pietra angolare rispetto al passato, un ottimo risultato e un ottimo punto di partenza per una gestione ordinata e rispettosa nei confronti di tutti i cittadini. Il comune di Bolzano - ricorda - si è fatto carico per lunghi anni di un fenomeno che riguardava tutto il territorio provinciale e adesso è giusto che venga gestito insieme perché solo insieme è possibile risolvere certe situazioni. Oltre a una prova di umanità è stata una prova di responsabilità”. E su cosa succederà effettivamente il 31 luglio risponde: “Stanno discutendo su dove mandarli, immagino che finché non si prospetta una soluzione definitiva riguardo alla ripartizione, non ci sia la necessità di mandare per strada queste persone, perché sarebbe un’antitesi portare avanti ragionamenti di questo tipo e poi scaricarle nuovamente sulla città di Bolzano. Ci tengo a dire - sottolinea - che l’immigrato non ha la precedenza. La povertà non è solo del migrante, ci sono tante persone che hanno difficoltà a trovare un alloggio. Dovrebbe essere anche competenza dell’Ipes, per esempio, trovare una soluzione per quei lavoratori che pur lavorando hanno difficoltà ad accedere a un alloggio. Ma è tutto in fase di trattativa, il mio mandato scade a breve e i miracoli non riesco a farli. Ma ci tengo a sottolineare che io non devo pensare solo a questo settore: mi occupo di asili nido, case di riposo, disabilità, disagio psicologico, tossicodipenza e i senza dimora sono solo una di queste categorie”.