Economy | Chiude la storica libreria

Exit Kolibri

Si sono rivelati inutili i tentativi di salvare la Cooperativa che reggeva le sorti della libreria di via della Rena. La Bolzano plurilingue perde uno dei suoi punti d’incontro culturalmente più importanti.
Landesmeister:innenschaft '23 Poetry Slam Hannah Tonner
Foto: Jonas Eisenstecken/SAAV via Facebook

La mail è arrivata il giorno prima di Ferragosto: “Cari Soci, questa è una lettera che non avremmo mai voluto dover scrivere. Vi comunichiamo che l'assemblea ordinaria è convocata per il giorno 25.08.2013 alle ore 18.00 presso la sede di via della Rena con il seguente ordine del giorno: chiusura della Cooperativa”. Più laconica e triste non avrebbe potuto essere.

L’estinzione della Cooperativa e della libreria Kolibri è un colpo molto duro inferto alla cultura e alla memoria di Bolzano. Potrebbe essere una frase di circostanza, ma chi conosce il significato che essa ha avuto in tutti questi anni di vita, l’esser stata cioè un punto di riferimento per un pubblico di lettori appassionato e soprattutto plurilingue – per di più in pieno centro, a due passi da piazza Walther –, comprende che le cose stanno proprio così.  

A finire è infatti una lunga storia cominciata negli anni settanta con un’altra piccola libreria alternativa, “La sinistra”, che aveva sede in via della Roggia. Un luogo “gestito da un insieme di persone allora desiderose di ritrovarsi per curare gli aspetti dell’editoria minore, libri cioè di rilevanza sociale, didattica e politica". Ma era un’altra epoca, per l’appunto, “e c’era forse maggiore disponibilità da parte delle persone a dedicare il proprio tempo libero in questo tipo di imprese, una disponibilità che in effetti dopo è un po’ mancata”. Traggo queste citazioni da una struggente intervista fatta nel 1999 da RAI 3 a Klaus Weinert, uno dei primi animatori della Cooperativa Libraria Bolzano, poi divenuta per l’appunto Kolibri. Disponibilità in seguito ancora più scarsa, visto che è proprio l’emorragia dei soci ad aver determinato la fine della quale stiamo ora parlando.

Silvia Maranelli, presidente della Cooperativa negli ultimi due anni, non nasconde il suo rammarico: “Lo strangolamento deriva dal fatto che, nonostante il fatturato fosse ultimamente cresciuto, i costi di gestione e quelli necessari per rivitalizzare l’impresa non hanno consentito un vero rilancio. È duro dirlo – prosegue Maranelli – ma il vero problema è che avevamo perso la clientela storica”. Le cifre parlano chiaro. Dei 230 soci iniziali si è passati agli attuali 77. Ma soltanto 22 fanno ancora parte del vecchio gruppo, precedente cioè il tentativo di creare un’inversione di tendenza (mediante l’acquisto di una tessera al costo di 100 euro una tantum e una politica di sconti ai soci) che poi però non ha dato i frutti sperati. “Una libreria – commenta amara Maranelli – non è un discount, e gli sconti proprio non potevamo permetterceli. Piuttosto, avremmo avuto bisogno di un sostegno derivante da quote associative periodiche, e soprattutto di un attivismo del quale si è perso traccia. Com’è possibile che così tante persone si siano allontanate?”. 

Forse, per trovare una risposta, bisognerebbe tirare in ballo il collasso di un intero mondo. Non solo quello della “sinistra alternativa”, ma più in generale dell’impegno interetnico e culturale lentamente prosciugatosi, o comunque non più capace di stringersi attorno a uno dei suoi simboli più riconoscibili. La crisi del settore, la possibilità di acquistare libri in rete e la nascita di punti vendita alternativi, filiali delle grandi catene, ha fatto il resto.

Quando, nei mesi scorsi, già era nota la difficilissima situazione nella quale versava Kolibri, avevo più volte contattato Silvia Maranelli per convincerla a denunciare la situazione, rivelandola così a un pubblico più vasto. Ma il messaggio era sempre quello: “Aspettiamo, forse si può ancora fare qualcosa, e creare allarme, in un frangente del genere, sarebbe peggio”. Una comunicazione più tempestiva avrebbe cambiato qualcosa? Se qualcuno avesse potuto intervenire, forse, l’avrebbe fatto anche senza attendere l’eventuale clamore della notizia. La speranza non è comunque bastata e le parole che avete appena letto, purtroppo, hanno il sapore delle considerazioni postume.

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Walter Donegà Mon, 08/19/2013 - 10:07

La cultura non ha mai un valore. Il profitto è quantificabile e rende ricchi (alcuni). Avremmo al posto di Kolibri l'ennesimo negozio di cose inutili a caro presso che acquistandole appagheranno le ossessioni compulsive di molti. Ma senza Kolibri saremo tutti un po' più poveri dentro!

Mon, 08/19/2013 - 10:07 Permalink
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Sabina Frei Mon, 08/19/2013 - 12:23

Stimme zu, es wäre vielleicht nützlich gewesen, wenn eine breite(re) Öffentlichkeit schon früher von den Schwierigkeiten gewusst hätte...aber die noch viel wichtigere Frage ist, ob es nicht doch noch - entgegen aller Evidenz - "just in time" war & sich eine Lösung in allerletzter Minute findet...? Auf den Bücherladen, der vielen von uns über Jahre Bezugspunkt war, zu verzichten ist geradezu unvorstellbar.

Mon, 08/19/2013 - 12:23 Permalink
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salt & pepe Mon, 08/19/2013 - 12:37

kolibri ist/war eine der schönsten, angenehmsten, bücherwurmfreundlichsten buchhandlungen überhaupt!

Mon, 08/19/2013 - 12:37 Permalink
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Martin Senoner Mon, 08/19/2013 - 17:04

Secondo me oggi ci sono molto più persone che si sentono a casa nelle due lingue, ma tanti si sono organizzati e comprano i loro libri una volta qua una volta la. Io avrei pagato 100 Euro per associarmi, se qualcuno me lo proponeva!

Mon, 08/19/2013 - 17:04 Permalink