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“Come una sola voce”

Tutte le maestre delle scuole materne in un’unica associazione. Cornelia Brugger, insegnante battagliera, sullo scopo di questa iniziativa e le mancanze della politica.
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Foto: Cornelia Brugger

Un’associazione di categoria, con tutti i crismi dell’ufficialità, che coinvolga tutte le insegnanti delle scuole materne, un contenitore di idee che diano spinta propulsiva per vincere sul campo le battaglie. Questa l’iniziativa di alcune “addette ai lavori” che lo scorso maggio erano scese in piazza, nel mirino della protesta: il carico di lavoro, gli orari, la retribuzione economica. Faranno parte del direttivo rappresentanti di madrelingua tedesca, italiana e ladina: Sudabeh Kalanthari Lun, Raffaella Cerutti, Sabine Bordonetti, Katrin Insam, Heidi Torggler, Donata Köck e Uli Fedrizzi, mentre a lavorare dietro le quinte ci sarà la pasionaria e “veterana” Cornelia Brugger, una delle fondatrici del KAS (Kindergarten Aktuell Südtirol).

 

salto.bz: Brugger, cosa sperate di ottenere con questa partecipazione corale?
Cornelia Brugger
: La primavera scorsa il movimento delle insegnanti della scuola materna, iniziato soprattutto su iniziativa delle colleghe tedesche, ha ottenuto ottimi risultati. Abbiamo organizzato un flash mob, molto riuscito, peraltro, e da lì è nata questa associazione Kindergarten Aktuell Südtirol (KAS), ora questo progetto acquista un’aura di ufficialità. Ci siamo incontrati venerdì scorso (16 dicembre, ndr) al Kolpinghaus di Bolzano, Sudabeh Kalanthari Lun ha elaborato lo statuto. Visto che i problemi nelle scuole materne italiane e tedesche sono molto diversi, abbiamo pensato fosse utile unire insieme le professionalità, spesso molto divise nel mondo pedagogico didattico. E così è stata costituita quest’associazione, il direttivo è composto da 7 persone fra cui Raffaella Cerutti e Katrin Insam, rispettivamente rappresentante del gruppo italiano e di quello ladino. Siamo molto fieri di essere riusciti a far convogliare tante voci diverse in quest’avventura che rappresenta una pietra miliare sul nostro territorio. 

Lo scopo dell'iniziativa?
Mi preme precisare che non siamo un sindacato, non sono entrata nella presidenza perché sono coinvolta al tavolo della contrattazione e non volevo incappare in un conflitto di interesse e creare disagi alle mie colleghe, così ho deciso di restare fuori ma darò una mano, del resto sono quella che si occupa sempre per KAS delle contrattazioni. Lo scopo non è fare concorrenza ai sindacati ma dare più forza alle nostre richieste anche attraverso una comunicazione che viene gestita molto bene fra di noi.

In che modo?
Siamo organizzati con gruppi whatsapp, poi verrà anche creato un sito con una parte riservata ai soci e una parte aperta a tutti dove si possono raccogliere suggerimenti e voci differenti, per noi la trasparenza è molto importante. E poi c’è sempre il nostro gruppo di Facebook. Va detto che finora gli insegnanti di scuola dell’infanzia non hanno mai avuto un contratto, ma ora le cose stanno cambiando. E poi occorre venire incontro alle esigenze dei genitori che chiedono aperture più lunghe delle scuole, ma questo non deve ricadere naturalmente sulle spalle del personale. Riteniamo importante collaborare con le famiglie e non metterci l’uno contro l’altro come purtroppo la politica negli ultimi mesi ha cercato di fare scatenando di fatto una guerra fra poveri. 

 

Quanti sono finora i membri dell’associazione?
240, a breve metteremo sul sito e anche sul gruppo Facebook il modulo di iscrizione, e chiederemo un contributo di 5 euro per tutto l’anno.

Che saranno spesi come?
Solo per affittare le sale per gli incontri, il gruppo KAS vorrebbe incontrarsi due volte l’anno, una all’inizio dell’anno scolastico e una alla fine per fare il punto della situazione. 

Cosa si è mosso dai tempi della protesta?
È stato fatto molto in termini di sensibilizzazione, abbiamo portato al centro del dibattito una questione che meritava la giusta attenzione, abbiamo innescato una reazione da parte della politica e abbiamo iniziato con la contrattazione. I punti deboli continuano ad essere gli orari di lavoro, vede, da un anno chi esce dall’università di Bressanone può accedere, a discrezione propria, alla scuola materna o alla scuola elementare, e per quel che riguarda il mondo tedesco quest’anno, purtroppo, quelle 27 persone che hanno terminato gli studi hanno scelto di insegnare alle elementari. Nessuno è voluto andare alla materna perché alle elementari si fanno meno ore, ovvero 22 contro 33, ci sono meno bambini per sezione e c’è molta più possibilità di ottenere, anche in breve tempo, un contratto a tempo indeterminato, mentre da noi ci sono persone con anni e anni di servizio che non hanno ancora l’indeterminato. 

 "Il lavoro di insegnante di scuola materna è per definizione creativo, contiamo di esserlo anche nel trovare soluzioni percorribili"

Come se ne esce?
Bisogna lavorarci su, ridurre l’orario di lavoro che non vuol dire ridurre l’orario di apertura della scuola. Occorre pensare a sistemi e modelli alternativi senza voler contare solo sulle insegnanti delle materne, anche perché costa mantenere un servizio aperto dalle 7-8 di mattina fino alle 6 del pomeriggio. Intendiamoci, per noi andrebbe anche bene ma non credo che la Provincia sia disposta a spendere tanto per questo settore. Un’idea sarebbe quella di portare le associazioni nelle scuole, o anche le Tagesmütter o Alphabeta, in modo che queste possano coprire il servizio nel pomeriggio a scuola cosicché i genitori (perché bisogna alleggerire il carico anche a loro) possano lasciare i figli nell’istituto, senza doverli spostare. Il lavoro di insegnante di scuola materna è per definizione creativo, contiamo di esserlo anche nel trovare soluzioni percorribili. Va riconosciuto comunque all’assessore Achammer di aver avuto una certa sensibilità riguardo la questione, del resto la mancanza di insegnanti alle scuole materne impone alla politica di fare qualcosa visto che in 15 anni non si è fatto praticamente nulla per migliorare questa situazione. Faccio un esempio: nella mia sezione, e non solo nella mia, quest’anno, ci sono 27 bambini, quando il limite massimo è di 25. Si tratta di un peso non indifferente, senza contare che facciamo di tutto e di più e certamente mantenere costante uno standard di qualità elevato e soddisfare le richieste che ci vengono fatte dai nostri datori di lavoro e che aumentano di anno in anno non è semplice. 

E intanto i bambini di lingua italiana continuano a iscriversi nelle scuole dell’infanzia tedesche.
Nel mondo tedesco non c’è abbastanza personale e in quello italiano, dove la situazione si è aggravata moltissimo, le colleghe rischiano il posto di lavoro. Insisto: bisogna fare non dico solo ma anche delle scuole bilingui, dove ci siano due insegnanti, una “tedesca” e l’altra “italiana” per gruppo. Così si risolverebbe il problema e in più si accontenterebbero anche i genitori perché non sono solo quelli “italiani” a chiedere la seconda lingua, ma anche i “tedeschi”. E a ragione, visto che oggi nelle valli ancora si parla pochissimo l’italiano e stessa cosa, per quanto riguarda il tedesco, succede in alcuni distretti di Bolzano. Imparare la seconda lingua alla materna sarebbe l’ideale, perché si può studiarla giocando, prima che diventi tutto troppo “scolastico”, come suggeriscono di fare anche molti esperti. Ma gli impedimenti sono soprattutto politici, la Svp fa un po’ orecchie da mercante riguardo la questione. La Volkspartei, del resto, teme che la destra tedesca, che è contraria all’insegnamento delle 2 lingue già nella scuola materna, possa aumentare i consensi.

"Non credo che gli italiani siano ben rappresentati, non per niente è aumentata anche questa sensazione di disagio"

Gli insegnanti precari di madrelingua italiana hanno duramente criticato il Pd perché non farebbe abbastanza per aiutare a regolarizzare la loro posizione, anche secondo lei il partito democratico sta fallendo da questo punto di vista?
Tutto ciò non mi meraviglia affatto, il Pd è sempre fin troppo silenzioso, del resto sono uscita dal partito perché mi ha deluso molto. Anche il vicepresidente della giunta Tommasini, che possiede per la prima volta incarichi molto importanti, sembra non fare nulla in merito. Non credo che gli italiani siano ben rappresentati, non per niente è aumentata anche questa sensazione di disagio da parte loro.

Quest’idea così largamente condivisa di un’associazione rinnovata costituisce un punto a favore nell’ottica di una sua eventuale candidatura alle prossime elezioni provinciali?
La politica non c’entra nulla con questa iniziativa. Abbiamo semplicemente sentito l’esigenza di unire le nostre forze per essere più efficaci.