Politics | L'inchiesta

"Sopraffatti dal panico"

Mascherine: l'indagine della Procura ribalta completamente gli esiti della Commissione d'inchiesta del Consiglio provinciale. Ecco la relazione approvata a giugno 2020.
Mascherine
Foto: upi

Il giorno e la notte. Difficile immaginare due versioni dei fatti così agli antipodi quanto l’avviso di conclusione delle indagini del Pm Igor Secco e la relazione di maggioranza della commissione d’inchiesta “sulle mascherine” istituita dal Consiglio provinciale il 28 aprile 2020.  La richiesta era dell’8 aprile 2020, due giorni dopo la pubblicazione da parte di Salto.bz della bocciatura del materiale arrivato dalla Cina da parte di un laboratorio austriaco.  Tra il 12 giugno 2020 e il 7 maggio 2021 la commissione, presieduta da Franz Ploner, ha sentito 79 persone informate sui fatti. Le audizioni sono state registrate e trascritte integralmente.

Per completezza di informazione pubblichiamo di seguito le conclusioni della relazione finale approvata dai soli consiglieri di maggioranza (presidente Franz Locher). Se confrontate con quanto scritto negli ultimi due giorni, sembra si stia parlando di eventi completamente diversi. L’indagine della Procura, propone un rovesciamento di prospettiva di 180 gradi. In due differenti articoli (parte prima, parte seconda) le risultanze dell'inchiesta sono state sintetizzate su Salto,bz nei giorni scorsi.

La rapida evoluzione dell'epidemia in una pandemia ha dato origine a un'emergenza sanitaria globale senza precedenti. Servivano soprattutto dispositivi di protezione in grandi quantità, ma anche respiratori supplementari così come altro materiale medico, in una misura mai vista prima. Al contempo la capacità produttiva globale non era sufficiente a soddisfare questa crescente domanda. Già prima del primo caso di Covid in Alto Adige, gli abituali fornitori dell’Azienda sanitaria avevano annullato gli ordini già effettuati a causa di problemi con la produzione e i materiali in Cina, oppure non erano più in grado di fornire le quantità fino ad allora regolarmente ordinate. Già all'inizio del gennaio 2020 era stata costituita una task force per coordinare le misure relative al coronavirus all'interno dell’Azienda sanitaria. Nelle riunioni di questa task force dell'inizio di marzo è diventato subito chiaro che era disponibile troppo poco materiale protettivo. Per evidenziare il fabbisogno aggiuntivo, nelle audizioni sono state fornite cifre impressionanti: il normale fabbisogno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige prima della pandemia era di 1.700 mascherine protettive al giorno, mentre durante la pandemia se ne utilizzavano 30.000.

L’uso di tute protettive è aumentato ancora di più, da 800 al giorno a 10.000! Non arrivavano le forniture promesse dalla Protezione civile italiana, anche se in una situazione di emergenza come una pandemia sarebbe competenza di quest’ultima fornire e consegnare i dispositivi di protezione individuale. Molti altri Paesi e regioni hanno vissuto una situazione simile. Sono state adottate misure dettate dal panico: il 4 marzo la Germania ha decretato il divieto di esportazione di mascherine protettive, la Francia ha confiscato tutte le mascherine protettive per coprire il proprio fabbisogno, e intere forniture non sono mai arrivate a destinazione, sono state rubate o portate via dai concorrenti a costi più alti o grazie al pagamento in contanti. Inoltre, il materiale fornito è stato giudicato difettoso e non poteva essere impiegato. Sul mercato mondiale prevalevano metodi da Far West.

 

In questa situazione di emergenza acuta, i responsabili hanno esplorato tutte le vie possibili per ottenere i dispositivi di protezione urgentemente necessari. Tra l'altro, il 10 marzo, tramite Assoimprenditori, è stato chiesto anche alle aziende altoatesine se riuscissero a ottenere i dispositivi di protezione o addirittura a produrli loro stessi. L'11 marzo questa richiesta è stata inviata anche alla ditta Oberalp e già il 12 marzo è arrivata la risposta: la Oberalp ha comunicato che non sarebbe mai stata in grado di produrre da sola le quantità di materiale di protezione richiesto, ma che avrebbe potuto organizzare un’ingente fornitura dalla Cina a prezzi accettabili, in breve tempo e senza pagamento anticipato. In merito, Heiner Oberrauch nella sua audizione ha detto: "Se viene chiesto aiuto, bisogna darlo". Una volta arrivato il nullaosta della Protezione civile nazionale, l'Azienda sanitaria ha accettato di buon gradol’offerta. Il 13 marzo è stato effettuato un ordine per circa 10 milioni di euro. Il trasporto da Xiamen in Cina all'Alto Adige doveva essere organizzato dalla Protezione civile italiana con aerei dell'Aeronautica Militare, l’operazione però non è riuscita.

Solo dopo l’intervento personale del presidente della Provincia presso il Cancelliere austriaco è stato possibile organizzare un volo per Vienna. Il materiale ordinato vi è giunto il 23 marzo. Il 24 marzo la fornitura era già arrivata a Bolzano ed è stata distribuita dal 26 marzo. Poiché questa operazione era andata a buon fine e la necessità di dispositivi di protezione continuava a crescere rapidamente, si è immediatamente discusso con la Oberalp di un ulteriore ordine. I materiali di protezione già forniti sarebbero bastati solo per circa un mese.

Le scorte e il fabbisogno di attrezzature mediche e materiale di protezione sono stati rilevati e monitorati costantemente. Non si trattava solo dei dispositivi di protezione, ma anche di altre attrezzature mediche, ad esempio i respiratori, anch'esse urgentemente necessarie. Sulla base dell'esperienza positiva è stata fatta un'altra richiesta alla Oberalp. Tuttavia, la Oberalp tramite il suo partner in Cina era in grado di organizzare solo la fornitura di grandi quantità di dispositivi di protezione come quelli già arrivati, ma non di altri prodotti medici.

Tuttavia, la bozza di contratto non è mai stata finalizzata, non c'è stata alcuna delibera in tal senso e quindi nessun incarico. Il 7 aprile è pervenuto dall’INAIL il parere negativo espresso dopo l’esame della documentazione.

Chiarito questo, l’Asdaa ha inviato alla Oberalp la relativa richiesta di offerta, la quale è stata inviata il 2 aprile per e-mail dal direttore amministrativo Enrico Wegher a Christoph Engl insieme a un elenco dei dispositivi di protezione di cui si aveva bisogno. Poiché la pandemia si diffondeva sempre più rapidamente, si sperava di aver trovato tramite la Oberalp un canale per ottenere rapidamente i materiali urgentemente necessari. La Oberalp ha inviato all’Azienda sanitaria una bozza di contratto che il 7 aprile è stata trasmessa per la revisione ai collaboratori di competenza. Tuttavia, la bozza di contratto non è mai stata finalizzata, non c'è stata alcuna delibera in tal senso e quindi nessun incarico. Il 7 aprile è pervenuto dall’INAIL il parere negativo espresso dopo l’esame della documentazione. Ciò ha messo in discussione la possibilità di utilizzare i dispositivi già forniti dalla Oberalp e quindi non è stato possibile formalizzare il contratto. La corrispondenza tra l’Azienda sanitaria e la Oberalp su questa offerta si è conclusa il 7 aprile.

Dati i tempi strettissimi e la situazione di panico sul mercato mondiale, pur senza un ordine scritto, la Oberalp aveva già provveduto a ordinare altri dispositivi di protezione per un valore di circa 25 milioni di euro. Nelle circostanze di allora non era pensabile effettuare un bando di gara per affidare l’ordine. Con una delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 l’obbligo di indire una gara era stato sospeso per motivi di urgenza.  Il 13 marzo 2020, la Commissione europea, in considerazione della situazione di emergenza a livello mondiale, ha sospeso l'obbligo di certificazione CE per il materiale di protezione (raccomandazione del 13 marzo 2020/403). Questa misura è stata presa per accelerare la fornitura dal mercato europeo di attrezzature e dispositivi di protezione individuale urgentemente necessari per il personale medico. Tra l'altro, queste raccomandazioni dell'UE sulle procedure di valutazione della conformità e di vigilanza del mercato nel contesto della minaccia rappresentata dalla COVID-19 prevedono che anche i DPI e i dispositivi medici senza marchio CE possano essere valutati e inclusi nelle procedure di acquisto organizzate dalle autorità competenti degli Stati membri. Ciò, tutta-via, a condizione che sia garantito che tali prodotti siano resi disponibili unicamente agli operatori sanitari per la durata dell’attuale crisi sanitaria e che non siano introdotti nei circuiti di distribuzione regolari e messi a disposizione di altri utilizzatori.

Dopo che la fornitura Oberalp era finalmente arrivata a Bolzano il 24 marzo e la prima "richiesta di autorizzazione" era stata inviata all'INAIL il 26 marzo, l'INAIL ha impiegato più di dieci giorni per rispondere

Sebbene i prodotti forniti dalla Oberalp non fossero provvisti di certificazione CE, sono stati certificati da laboratori di prova autorizzati in Cina con riferimento agli standard ivi vigenti. È un fatto che queste mascherine sono provviste della certificazione KN95, riconosciuta a livello internazionale (paragonabile allo standard FFP2) e che all'epoca non erano disponibili altri prodotti. Il controllo di queste certificazioni spettava ai singoli Stati membri. L'Italia è stato l'unico Stato membro a decidere di affidare all'INAIL questo controllo della documentazione, nonostante la deroga dell'UE. Tuttavia, anche l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è rimasto sopraffatto dalla situazione e non è riuscito a fornire tempestivamente le perizie necessarie.

 

Dopo che la fornitura Oberalp, nonostante tutte le difficoltà e i rischi, era finalmente arrivata a Bolzano il 24 marzo e la prima "richiesta di autorizzazione" era stata inviata all'INAIL il 26 marzo, l'INAIL ha impiegato più di dieci giorni per rispondere, contestando la mancanza della traduzione dal cinese. Tale traduzione è stata inviata il più presto possibile. Di nuovo sono passati giorni preziosi.

Alla fine, il riconoscimento è stato negato adducendo a motivo che la documentazione non era completa. Ancora una volta bisogna sottolineare che l'INAIL ha svolto un esame della documentazione e non un'analisi dei materiali, e che peraltro avrebbe dovuto rispondere alla richiesta entro tre giorni. Va inoltre notato che il milione di mascherine chirurgiche, anch'esse facenti parte della fornitura, non sono state testate né sono state oggetto di contestazioni, poiché non sono considerate dispositivi di protezione individuale (DPI).  Tuttavia, nel contesto dell'emergenza Covid ne è stato consentito l’utilizzo come tali ai sensi del decreto "Cura Italia" del 17 marzo 2020. Solo il 18 aprile è alla risposta definitiva dell'INAIL, di tenore negativo nonostante l’ulteriore documentazione fornita. Il 3 agosto 2020 l’INAIL ha autorizzato  l’utilizzo delle tute protettive sterili.

Nel frattempo, alcuni campioni della fornitura Oberalo erano già stati inviati da terzi a due istituti di certificazione (Amt für Rüstungs- und Wehrtechnik, DEKRA) per le prove sui materiali. Domenica 29 marzo 2020, l'Amt für Rüstungs- und Wehrtechnik ha fatto pervenire la sua perizia, parzialmente negativa, alla ditta Oberalp, che di seguito l’ha inoltrata per conoscenza all'Azienda sanitaria.

Come la maggior parte delle strutture mediche di tutto il mondo, anche l'Azienda sanitaria dell'Alto Adige è stata colta di sorpresa dalla gravità e dalla rapida diffusione della pandemia. Il sistema sanitario è stato ed è tuttora messo a dura prova, è stato sopraffatto dalla situazione ed è in parte giunto sull'orlo del collasso. Dopo Wuhan e la Lombardia, la provincia di Bolzano è stata una delle prime zone al mondo ad essere gravemente colpita dalla pandemia. La portata di questo pericolo non era ancora prevedibile all'epoca. Ovunque, soprattutto nella fase iniziale, mancavano indumenti protettivi e attrezzature mediche adeguate. La domanda di questi prodotti ha raggiunto livelli senza precedenti a livello globale. Sul mercato ci sono state reazioni allarmate e persino di panico. Questa situazione eccezionale ha naturalmente causato irregolarità negli ordini e nelle forniture della merce e in particolare delle mascherine protettive, data la grande richiesta a livello mondiale. Di conseguenza, nell'anno della pandemia sono venuti a galla, in molti Paesi, i cosiddetti "scandali mascherine", ad esempio in Germania e Austria, ma anche in Italia con il coinvolgimento della Protezione civile. Tuttavia, in provincia di Bolzano non ci sono stati casi dimostrati di contagio attribuibili all’uso dei dispositivi di protezione contestati. Secondo l'ISS (Istituto Superiore di Sanità) e l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), al di fuori delle aree a rischio le mascherine chirurgiche forniscono una protezione sufficiente. "Voglio ribadire che nessuno sa per certo se le mascherine proteggano dal Covid. Questo dev'essere molto chiaro a tutti. Lo sapremo tra due anni, ma non nel 2020 nemmeno nel 2021. ... In linea di principio, qualsiasi mascherina è meglio della totale assenza di protezione. Ritengo che questo sia un fatto incontestabile.” (Jörg-Timm Kilisch, amministratore delegato della DEKRA-Testing and Certification GmbH).                                                                           

Rispetto al resto del mondo e date le circostanze, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha affrontato bene questa situazione del tutto eccezionale, sebbene la Protezione civile nazionale non sia stata in grado di adempiere ai suoi compiti, tra cui quello di fornire il materiale di protezione. Come si può facilmente comprendere, non tutto è andato liscio e ci sono stati errori. A fronte del ritardo con cui si è reagito all'insorgere della pandemia in altri Paesi, come gli Stati Uniti e il Brasile, con gravi conseguenze che perdurano fino ad oggi, e del parziale collasso del sistema sanitario in regioni altrettanto gravemente colpite, il giudizio sull'operato dell'Azienda sanitaria non può che essere positivo.

Tali situazioni eccezionali di crisi rivelano sempre carenze e inadeguatezze nei sistemi e nei processi da cui si possono e si devono trarre insegnamenti per il futuro. E tali carenze e inadeguatezze non sono mancate nemmeno presso l'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, come hanno confermato le audizioni. Ora è importante imparare dall'esperienza dell'anno passato Quindi i piani pandemici vanno urgentemente aggiornati e adattati per essere meglio preparati a simili calamità in futuro.

Le audizioni hanno anche evidenziato che la comunicazione interna in situazioni di crisi può e deve essere migliorata.  C'è stato grande rammarico in seno alla commissione d'inchiesta per quanto verificatosi in relazione al secondo ordine di dispositivi di protezione da  parte della ditta Oberalp.

Le audizioni hanno anche evidenziato che la comunicazione interna in situazioni di crisi può e deve essere migliorata.  C'è stato grande rammarico in seno alla commissione d'inchiesta per quanto verificatosi in relazione al secondo ordine di dispositivi di protezione da  parte della ditta Oberalp. Il blocco della stipula del contratto, imposto dal parere negativo dell'INAIL in  merito alla merce oggetto della prima fornitura, e l'anticipo versato dalla Oberalp hanno messo l'azienda in serie difficoltà. Purtroppo, solo i Tribunali potranno fare chiarezza su questa vicenda.

L’azienda merita grande gratitudine, rispetto e riconoscimento per il suo impegno, di cui ha beneficiato tutta la popolazione della nostra provincia.

Per concludere, nonostante tutte le difficoltà, bisogna riconoscere che la Provincia autonoma di Bolzano e la stessa Azienda sanitaria si sono attivate per reperire il materiale di protezione in un  momento di estrema emergenza. L'esempio di altre regioni italiane mostra cosa sarebbe potuto accadere se non si fosse agito di propria iniziativa, in modo rapido e senza intoppi burocratici.

La presente relazione, parte politica di maggioranza, è stata approvata, dalla commissione d’inchiesta nella seduta del 14 giugno 2021 nell'ambito di una votazione con il sistema del voto ponderato, con 19 voti favorevoli (consiglieri Locher, Mattei  e Vettori) e 15 voti contrari (presidente Ploner e conss. Foppa, Knoll, Nicolini, Leiter Reber, Repetto e Unterholzner).

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Lorenzo Albarello Wed, 03/22/2023 - 17:29

Confidiamo nella Magistratura, mi pare normale costituirsi parte civile...spero in una condanna esemplare. Non c'è un comitato di sorvegliaza? Come siamo potuti arrivare a questo?

Wed, 03/22/2023 - 17:29 Permalink