Politik | Intervista

“Il PD deve tornare ad essere un partito”

Il vicepresidente della Provincia Tommasini a ruota libera sulla crisi a Bolzano, il blitz su Benko di Spagnolli e le prossime difficili sfide della politica locale.

Salto.bz: Il comune capoluogo è commissariato e il PD ha già ricominciato a dividersi, tra favorevoli e contrari alle primarie. Non c’è modo di uscirne?
Christian Tommasini: Devo dire che al di là degli errori penso che complessivamente siano più le luci che le ombre a caratterizzare gli anni di amministrazione Spagnolli. Il sindaco ha governato in un periodo delicato portando a casa anche risultati importanti per la città. E non è stato favorito da una legge elettorale che oggettivamente avrebbe messo in difficoltà chiunque. Non è stato possibile costruire una maggioranza solida anche se Spagnolli aveva ottenuto il voto popolare. Se la maggioranza te la devi andare a costruire con quelli che non ti hanno votato è chiaro che tutto diventa complicato. L’unico punto di procedura che io vedo urgente è il cambiamento della legge elettorale. Dobbiamo avere la forza di farlo in regione evitando gli ostruzionismi, altrimenti anche la prossima volta che vincerà rischierà di essere un’anatra zoppa. 

C’è stato tutto un ondeggiare. Ecosociali sì, ecosociali no. Lista Spagnolli, occhiolini strizzati anche al centrodestra e persino alla Lega. Quale il senso di tutto questo?
Per ragioni ideali io sono sempre stato per un rapporto chiaro e franco con gli ecosociali. Così come sono sempre stato per non aprire alla Lega perché la ritengo incompatibile. 

Tommasini avrebbe spinto verso un patto più forte e chiaro con gli ecosociali?
Io parlo di linea politica. Poi è chiaro che questo schema di gioco politico deve camminare con le gambe delle persone. E quindi va incarnato. Spagnolli ha gettato la spugna quando è risultato evidente che erano ormai insormontabili le difficoltà incontrate nel cercare di stabile un rapporto organico all’interno del centrosinistra. Il sindaco in sostanza non ha cercato di ottenere ulteriori pateracchi. 

Spagnolli ha sempre detto di essersi candidato per la terza volta “perché non c’erano alternative”. Ma candidarlo non è stata, col senno di poi, una soluzione di basso profilo?
Di cose se ne possono dire tante. In sé in quel momento la scelta di candidare Spagnolli migliore. E il sindaco ha anche vinto perché aveva i numeri. Ma, lo ripeto, non è stato nelle condizioni di avere anche una  maggioranza. 

La sconfitta di Spagnolli è stata inevitabilmente anche la sconfitta del PD. 
In realtà il partito democratico ha dimostrato compattezza nella decisione di allearsi con gli ecosociali e di chiudere alla Lega. 

Sì, ma solo dopo.
I problemi ce l’hanno tutte le organizzazioni così come anche le famiglie. Sullo schema di gioco eravamo abbastanza chiari. E devo dire che i media hanno troppo enfatizzato una nostra possibile prospettiva di alleanza con la Lega che in realtà non è mai esistita. 

Lo scontro interno al PD è permanente e innegabile. Quali sono le possibilità che il il Partito Democratico superi questa eterna dialettica per presentarsi alla cittadinanza in una maniera più credibile?
Sicuramente c’è un alto tasso di conflittualità. Quando non hai chiaro l’obiettivo comune è chiaro che diventano quasi più importanti i motivi di discussione e di scontro. Il confronto invece dovrebbe concentrarsi proprio sull’identificazione delle vie migliori per raggiungere gli obiettivi comuni. 
È per questo che io dico: in questo momento non parliamo di procedure e nomi ma di obiettivi per la città. Per questo li metto sul piatto e chiedo: su queste 4 o 5 cose ‘vere’ che presuppongono un’idea di città e del suo sviluppo siamo d’accordo come PD e come coalizione? Se siamo d’accordo poi nei prossimi mesi possiamo definire chi incarnerà il progetto. 

Questo è il motivo per cui lei si è detto contrario alle primarie?
Non è che io sono a favore o contrario, il problema è che le primarie non possono essere un valore in sé. E’ come dire: non abbiamo nessuna idea da proporre e allora la buttiamo sulla procedura che diventa fine a sé stessa. E l’organizzazione che ci sta fare? Quello in cui esistono solo i comitati elettorali è in realtà un modello diverso rispetto al partito quale noi ancora siamo. 

Ma perché oggi come oggi si litiga nel PD e nella SVP e non, ad esempio, nella Lega e in Casapound?
Il PD e la SVP sono delle grandi organizzazioni che vanno salvaguardate dandosi sì delle procedure ma - e qui sta il punto - anche mettendo al centro quello che unisce. Chi sta in un partito lo fa perché pensa che attraverso quell’organizzazione possa incidere e trasformare la società. 

Insomma: le primarie possono diventare interessanti per i cittadini se sono la parte conclusiva di un percorso. Che però non si vede. E quello che si scorge invece è una conflittualità oltre le righe. Di cosa ha bisogno il PD per uscirne? Di un esperto di dinamica di gruppo?
Per me bisogna fare un passo indietro e ripartire da un’idea di città e di quello che vogliamo per la nostra terra. E io in merito ho alcune tesi di fondo.

Quali?
La prima: noi vogliamo essere una terra aperta. E quindi puntiamo sul pluriculturalismo come elemento di ponte per la crescita e lo sviluppo sia individuale che collettivo tra nord e sud. Ci dobbiamo immedesimare con l’idea di un territorio che è piattaforma di collegamento. 

E poi?
Bolzano deve essere riconosciuta come città capoluogo, ma a sua volta deve anche percepire il territorio. La vecchia proposta di Frattini di creare un’enclave è sbagliata. Se non ti sporchi con il letame del maso non capisci perché è importante sostenere l’agricoltura di montagna. Così come se dal maso non scendi a Bolzano non puoi capire perché qui servono 400 milioni per la variante alla statale 12. E il passaggio non deve essere solo fisico e di trasporti ma anche di idee. 

Ma questo non è più lavoro da Provincia piuttosto che da Comune di Bolzano?  
Sì, infatti io dichiaro il mio massimo impegno a lavorare in questo senso. Però voglio anche dire che secondo me ci sono a Bolzano 5 o 6 sfide, culturali e infrastrutturali, che dobbiamo cogliere. Una volta riformata la legge elettorale e una volta messa una giunta nelle condizioni di lavorare c’è la possibilità di un forte aiuto da parte della Provincia nei confronti della città. 

In passato non è stato così e si fa fatica a pensare che il cambiamento di atteggiamento possa essere così radicale. Recentemente il presidente Kompatscher non speso parole gentili verso il capoluogo. 
Ci siamo dimenticati dell’inaugurazione del percorso espositivo sotto al Monumento della Vittoria. 

Sì, ma c’è stato anche il colpo di mano su Benko qualche ora prima delle dimissioni di Spagnolli…
Era stato detto chiaramente che la giunta non avrebbe deciso in assenza della città. 

A dire la verità Spagnolli in realtà era solo…
Lo ripeto: non c’è stato nessun complotto. 

Il decreto di Spagnolli è passato in giunta? 
Abbiamo preso atto della decisione di Spagnolli e gli abbiamo detto che si trattava di una sua responsabilità. 

Ma come mai di questa decisione non se ne parlò alla conferenza stampa dopo la giunta quel martedì che precedette di 48 ore le dimissioni di Spagnolli?
L’incontro venne fatto dopo. Ci trovammo in consiglio in tutta fretta dopo la conferenza stampa. 

Eppure, lo ripeto, la cosa è stata resa nota solo 48 ore dopo… 
Ripeto anch0io: parlare di complotto è eccessivo. 

Qual è la sua opinione sul PRU di via Alto Adige?
Non possiamo morire su un progetto singolo e non possiamo essere una città che decide di non decidere su tutti i progetti. E le sfide infrastrutturali a Bolzano sono almeno sei. 

Non solo Benko, insomma. 
Sì. E alcune sfide sono anche più importanti di via Alto Adige sia dal punto di vista finanziario che della trasformazione della città. 
Eccole: areale, bisogna occuparsene perché è un progetto enorme. 
Ospedale di Bolzano, 630 milioni di investimenti nei prossimi 10 anni. Poi c’è la questione dell’aeroporto di Bolzano…

Lei è favorevole o contrario all’aeroporto?
Sono favorevole ma non a qualsiasi prezzo. Bisogna trovare la quadra per farlo funzionare in un’ottica euroregionale. 

Ci mancano alcuni progetti da elencare…
C’è il Polo Bibliotecario che non è solo una cosa da architetti ma un grande progetto culturale. 

Lì però siamo fermi…
No, nel giro di un mese faremo l’appalto integrato. Poi c’è la questione del Polo Museale del quale mi vorrei occupare prossimamente. 

Torniamo a Benko? Come bisognerà procedere ora?
Sospendo il giudizio. Applico la massima di Wittgestein: “delle cose di cui non si può parlare è meglio tacere”. 

Ma come: perché il vicepresidente della Provincia non può parlarne?
Non sono un esperto urbanistico. So che si stanno valutando altre procedure, vedremo. Quell’area va però riqualificata. Così come anche il Virgolo non può essere abbandonato a sé stesso. Deve scegliere la città. E in ogni caso su questo progetto e sugli altri che ho nominato, il mio partito non può andare in campagna non dicendo chiaramente cosa vuol fare su queste cose. Sul Virgolo poi voglio dire una cosa in particolare. 

Prego.
Lì è stato fatto proprio un errore a suo tempo nel lasciare cadere tutto perché oggi non abbiamo niente. Tu puoi dire di no la gruppo di imprenditori che forse hanno tirato un po’ troppo la corda, ma non puoi dire di no ad un’opzione e non avere un’alternativa. Quella zona può restare così? La risposta è no. Ma non si può sempre dire solo no e poi fare finta di niente. 

Tornando all’inizio. Per quale motivo ora il PD dovrebbe riuscire a fare quello che non è riuscito a fare un anno fa? E cioè mettersi d’accordo e proporre un progetto e candidati vincenti? Ci vuole un miracolo?
Non serve un miracolo. Basta una vera volontà politica. 

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Profil für Benutzer Massimo Mollica
Massimo Mollica So., 11.10.2015 - 22:46

Sono totalmente d'accordo sul fatto che a Bolzano vi siano molte più sfide della semplice riqualificazione di via Alto Adige. E sono felice che si sia citato un progetto a mio avviso FONDAMENTALE per la città: il Polo Bibliotecario. Non concordo invece sulla sospensione di giudizio in merito al PRU di via Alto Adige. Nemmeno io sono "sono un esperto urbanistico" però mi fido ciecamente dei tecnici comunali e di ha condotto politicamente in giunta tutta la questione.
In merito al PD (nel quale mi riconosco, per ideali e storia) credo che un partito è tale se c'è confronto e dibattito. Io parlo di congresso ma si potrebbe chiamare come volete: assemblea, riunione, anche Gianni!
Un luogo dove s'incontrano tutti quelli che hanno o attualmente ricoprono cariche politiche, tutti i militanti, e le varie associazioni legate, i simpatizzanti. E si discute, si fa dibattito. Una sorta di due giorni aperta a tutti. E l'aprirei pure alla periferia della provincia, tanto dimenticata in questi anni.
La gente deve ritornare a interessarsi di politica perché la politica è l'unico strumento per migliorare e tutelare la comunità.

So., 11.10.2015 - 22:46 Permalink