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“Rammaricato, ma era inevitabile”

Licenziato l’addetto stampa Pd Carmelo Salvo. Il segretario dem Huber: “A lui tutta la nostra gratitudine, purtroppo la situazione finanziaria del partito è critica”.
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Foto: upi

Era solo questione di tempo. Dopo due anni di cassa integrazione il licenziamento di Carmelo Salvo, giornalista e addetto stampa del Partito democratico per una decade, è ora ufficiale. La vertenza si è conclusa e la transazione è stata firmata ieri (19 giugno) dalle parti presso il Servizio Lavoro della Provincia Autonoma di Bolzano. Immediata la reazione del sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige che ha espresso “forte preoccupazione per la perdita di professionalità giornalistica dagli uffici stampa, che costituisce un ulteriore impoverimento del mercato del lavoro giornalistico”. Interpellato sulla questione, Salvo preferisce non rilasciare commenti. Interviene invece il segretario provinciale del Pd Alessandro Huber: “Purtroppo il licenziamento si è reso necessario date le casse vuote del Pd e l’impossibilità di mantenere dipendenti al lavoro non avendo entrate che ci permettano di averne di fissi”.

I motivi sono noti: la completa sospensione del finanziamento pubblico ai partiti, ma anche le lotte intestine che hanno segnato l’uscita dal Pd di alcuni esponenti, in particolare del consigliere provinciale Roberto Bizzo e dell’assessora comunale a Bolzano Monica Franch con il conseguente arresto dei contributi versati, la perdita della poltrona di sindaco di Laives, oltre a una serie di mancate entrate che infine hanno condotto all'interruzione del rapporto di lavoro con Salvo “a cui va tutta la nostra gratitudine e al quale auguriamo ogni bene”, sottolinea Huber. L’altra dipendente del Pd, la segretaria Laura Sandrini, rimarrà fino al raggiungimento della pensione.

 

Purtroppo il licenziamento si è reso necessario date le casse vuote del Pd e l’impossibilità di mantenere dipendenti al lavoro non avendo entrate che ci permettano di averne di  fissi

 

Ad oggi il Pd si basa solo su una sorta di “autotassazione” degli eletti, su erogazioni liberali di amministratori e ha programmato una sostenibilità economica basata sul volontariato e i contributi dei singoli candidati ed eletti per il futuro dell'attività politica. “Il rammarico è enorme - dice il segretario dem - ma i tempi non permettono di proseguire una organizzazione con dipendenti del partito”.

La fine del rapporto di lavoro con Salvo - decisione che per inciso nulla ha a che fare con la recente candidatura nelle file dei Verdi della sua compagna, Cornelia Brugger, ex Pd - è un “passaggio cardine di un piano che dovrebbe portare a un lento ma costante risanamento del partito”, afferma propositivo il tesoriere del Pd Pietro Calò, “abbiamo azzerato le spese e contratto un mutuo per far fronte a diverse incombenze”. Occorrerà poi inevitabilmente ridimensionare anche il capitolo finanze per la campagna elettorale in vista delle provinciali di autunno. E risalire la china oltre i sentimenti e i risentimenti. Da qualche parte bisogna pur ripartire.