Chronik | L'intervista

“Giustizia non vuol dire vendetta”

Nicola Canestrini, avvocato penalista, sulla riforma della legittima difesa, il giustizialismo mediatico, la certezza della pena e l’opportunismo politico.
Nicola Canestrini
Foto: Nicola Canestrini

salto.bz: Avvocato, chiariamo subito un punto: con questa riforma sulla legittima difesa (approvata in Senato e ora in attesa di essere esaminata dalla Camera) se uno irrompe in casa nostra armato, o in ogni caso contro la nostra volontà, qualsiasi reazione è considerata legittima?

Nicola Canestrini: Sì, viene a mancare il principio della proporzionalità. Sebbene i populisti lo neghino finora se c’era anche solo la minaccia di un’aggressione io avevo il diritto di difendermi, anche con le armi, ciò che non era mai stato ammesso è che si potesse reagire aggredendo l’incolumità fisica qualora non si fosse in presenza di violenza o minaccia alla persona.

Un esempio?

Se un malintenzionato entrava nel cortile di casa mia per rubarmi la bicicletta non lo potevo giustiziare, adesso invece, se passa questo ddl, posso sparargli dal balcone e ammazzarlo. 

E il legislatore può prescindere dal principio della proporzionalità fra offesa e difesa?

Questo verrà valutato dalla Corte Costituzionale, perché il legislatore nella sua discrezionalità politica è ancorato alla Costituzione che distingue nettamente l’incolumità fisica rispetto alla proprietà. Pur essendo entrambi tutelati dalla Costituzione è evidente che nella piramide dei diritti il primo occupa una posizione più alta rispetto alla seconda.

Se un malintenzionato entrava nel cortile di casa mia per rubarmi la bicicletta non lo potevo giustiziare, adesso invece, se passa questo ddl, posso sparargli dal balcone e ammazzarlo. 

È proprio la discrezionalità dei giudici però a essere messa in discussione.

La proporzionalità viene stabilita dal giudice. Se una persona si introduce in casa mia brandendo un oggetto e io gli sparo, magari al buio, e questi invece di una pistola aveva in mano un giornale che mi stava (incautamente) portando perché l’avevo dimenticato sul giro scale, spetta al giudice accertare se c’è stata proporzione fra offesa e difesa. E attenzione al concetto di “luoghi di privata dimora o sue adiacenze”, perché il cortile condominiale potrebbe rientrare in questa categorizzazione, e dunque il malintenzionato che mi ruba la bicicletta lo ammazzo.

E se invece sta scappando?

Ecco, in questo caso non si tratta di legittima difesa secondo questo disegno di legge, quindi ancora una volta il giudice deve intervenire, capire dove il ladro è stato colpito, sul petto, sulla schiena, se era girato di spalle perché stava appunto scappando, o se era a terra indifeso. La quasi totalità dei più celebri casi di cronaca sulla legittima difesa si sono sempre conclusi con archiviazione e assoluzione. È chiaro però che bisogna indagarla una persona per decidere cosa fare di lei, passare per l’iscrizione della notizia di reato, accertare tutti i fatti.

 

 

La Lega vuole la certezza della pena.

La certezza della pena non vuol dire galera per sempre, quella è mistificazione salviniana. La certezza della pena è un’altra cosa e comprende misure alternative, se si vuole intervenire bisognerebbe farlo a monte per cercare di lavorare sull’inclusione sociale anche perché, senza voler giustificare nessuno, se uno va a rubare bisognerebbe considerarne anche le ragioni. Se si vuole fornire un servizio in più perché allora non fare come in Inghilterra dove quando viene commesso un furto la polizia arriva con lo psicologo per assistere la vittima? In Italia i soldi potrebbero essere spesi meglio in questo senso.

La certezza della pena non vuol dire galera per sempre, quella è mistificazione salviniana. La certezza della pena è un’altra cosa e comprende misure alternative, se si vuole intervenire bisognerebbe farlo a monte per cercare di lavorare sull’inclusione sociale anche perché, senza voler giustificare nessuno, se uno va a rubare bisognerebbe considerarne anche le ragioni.

A chiedere proposte di modifica della legge sulla legittima difesa sono soprattutto proprio le vittime, non hanno ragione?

La vittima deve avere voce, ma la legittima pretesa di giustizia non deve essere trasformata in vendetta. Nel primissimo diritto romano la giustizia era una questione privata definita tra le parti, ovvero tu rubi e io ti taglio una mano. La civiltà giuridica però si è evoluta, o almeno così pensavamo fino alla presentazione di questo disegno di legge e la sua conseguente approvazione in Senato. La terzietà del giudice è il fondamento della giurisdizione di una società civile e questo principio ora viene messo in dubbio. La questione delle vittime, che costituiscono associazioni e che vengono molto coccolate dai media, rischia di sbilanciare completamente questo rapporto tra giustizia e vendetta.

Tutte le ipotesi di legittima difesa non sono già adeguatamente regolamentate?

La materia è regolamentata dal codice penale che ha 60 anni. Nel 2006 è intervenuto Berlusconi con una norma dalle analoghe finalità mantenendo il requisito di proporzionalità. L’ex premier, che in confronto a chi guida l’attuale esecutivo era un illuminato governante, riteneva impossibile che si potesse equiparare il portafoglio all’incolumità fisica, adesso si fa un salto ulteriore, e quello che mi fa male è che ci sono fior di avvocati penalisti che appoggiano questa riforma. 

Al contrario chi critica questa riforma evoca il “pericolo Far west”, dato che verrebbe di fatto legittimata la giustizia fai da te, esiste questo rischio?

Con questo disegno di legge viene sviluppata una consapevolezza di legittimità della violenza finora sconosciuta. Secondo la legge la vita di un presunto ladro vale più degli orologi che avrebbe tentato di trafugare, ebbene d’ora in poi non sarà più così. Non sono in grado di dire che sviluppi avrà questo cambiamento sulla coscienza collettiva ma io temo saranno nefasti. E facciamoci anche un’altra domanda.

Quale?

Se un furfante cerca di rubarmi qualcosa dalla macchina perché non gli posso sparare mentre è lecito farlo nel cortile di casa? Questo disegno di legge tende a modificare il senso comune ed è questo che mi spaventa, non la questione del riarmo perché ciò non è oggetto della riforma. Non vengono allargate le maglie per il porto d’armi, per fortuna, in casa però si possono detenere legittimamente balestre, spade, armi da taglio destinati all’offesa senza il porto d’armi, con tutte le conseguenze del caso.

La vittima deve avere voce, ma la legittima pretesa di giustizia non deve essere trasformata in vendetta.

La riforma è giustificata dai numeri o da una qualche urgenza di intervento?

I numeri dicono univocamente di no, così come gli esiti dei processi dato che non si punisce inutilmente la vittima di un furto in casa, che è un delitto odioso. Non c’è alcuna emergenza di innocenti commercianti o proprietari di casa condannati o anche solo indagati per questi fatti. Il problema è che appena 15, 20, 25 casi in 4 anni su centinaia di migliaia di notizie di reato sono in grado di determinare l’agenda politica e far cambiare una legge. Le priorità dunque non sono giustificate dai dati reali ma dalla necessità di fare propaganda politica, che è legittimo, ma sarebbe leale nonché necessario dire chiaramente che anche se tale priorità non sussiste, politicamente anche un solo caso è sufficiente per mettere mano alla legge, piuttosto che sostenere di essere tutti sotto scacco in casa nostra. Non mi fido molto della legislazione di emergenza, perché l’emergenza consente cose che lo Stato di diritto normalmente vieta. Quando si parla di emergenza si parla di deroga, si sospendono i diritti fondamentali. Si dice: al ladro che entra in casa non concediamo l’avvocato perché si tratta di un’emergenza, facciamo un processo con meno garanzie, cosa che peraltro già avviene nei reati di mafia e terrorismo, o anche di violenza sessuale.

Il tema della legittima difesa è quindi un falso problema?

Lo è. E poi si afferma che la difesa è sempre legittima ma è una balla, ci vuole sempre un giudice che accerta se sia o meno legittima. Il giustizialismo mediatico è direttamente in grado di incidere su certe tematiche, l’abbiamo visto con l’omicidio stradale che sembrava l’allarme del secolo quando invece secondo i dati del Ministero dei Trasporti i delitti di questo genere erano in netto calo. Il guaio è che bisogna sempre trovare un capro espiatorio o uno slogan che sia sufficientemente convincente da distrarre l’attenzione da problemi più gravi. Vede, nella legislazione non ci si può lasciar pilotare dal sentimento, e in questo i governi di sinistra e di destra sono stati ugualmente populisti. Criticai anche l’ex ministro Pd Orlando quando fece alcune brutte riforme in tema di omicidio stradale, anche in quel caso non c’era un’emergenza vera e parlare di “ergastolo della patente” rientrava nello stesso schema di slogan politico.

 Il problema è che appena 15, 20, 25 casi in 4 anni su centinaia di migliaia di notizie di reato sono in grado di determinare l’agenda politica e far cambiare una legge.

Anche oggi in effetti la misura relativa alla legittima difesa trova una certa rispondenza nell’opinione pubblica e, dettaglio non trascurabile, non costa come la flat tax, il reddito di cittadinanza o l’abolizione della legge Fornero.

Ma non è comunque un provvedimento a costo zero, perché prevede a carico del bilancio dello Stato maggiori oneri. Del resto per avere un servizio efficiente devono essere investite risorse economiche. Per far funzionare un ospedale non si può pensare di non impiegare medici e infermieri, allo stesso modo perché la giustizia dovrebbe funzionare senza avere cancellieri o giudici? Non è forse per questo che paghiamo le tasse? 

C’è qualcosa che salva di questo disegno di legge?

In Italia se oggi subisco un processo per qualsiasi reato non ho diritto al rimborso delle spese legali, dunque l’unica cosa salvabile della riforma è che per la prima volta viene finalmente detto che chi è assolto ha diritto ad avere un risarcimento seppure nei minimi stabiliti dal patrocinio a spese dello Stato. Da avvocato penalista apprezzo questo spunto, ma questo trattamento non deve valere solo per i casi di legittima difesa, perché che differenza c’è con chi viene assolto dal reato di violenza sessuale, rapina, spaccio o evasione fiscale, per esempio? In Germania, in caso di assoluzione, vengono restituiti i soldi dell’avvocato, come è giusto che sia.

 Nella legislazione non ci si può lasciar pilotare dal sentimento, e in questo i governi di sinistra e di destra sono stati ugualmente populisti.

Rispetto alle premesse che gliene pare della riforma della giustizia del governo giallo-verde?

Non so cosa si intenda fare ma non ci sono mostri sacri, possiamo discutere di tutto. Chi ha vinto le elezioni ha diritto di trasformare in provvedimenti la propria visione politica, ma va anche detto che questo legittimo tentativo potrebbe essere contrastato con maggiore efficacia dall’attuale minoranza attraverso i dati o tramite altre strategie. Ribadisco che gli slogan dovrebbero essere lasciati da parte, non siamo allo stadio, cerchiamo piuttosto di costruire un sistema razionale. Ogni riforma dovrebbe essere pensata per durare per i prossimi cinquant’anni e non basarsi sull’eclatante notizia di cronaca di turno. Ricorda la storia dei pit bull? A un certo punto l’emergenza in Italia erano i cani assassini, si va dietro alle “mode” ma i problemi nell’ambito della giustizia ci sono e le priorità sono altre. 

Ne citi una.

La prescrizione. Che senso ha dire sospendiamola dopo la sentenza di primo grado? Non è che così i processi diventano più corti, anzi, tutto il contrario. Vanno introdotte delle “tagliole” che rendano più incisiva l’azione penale. Spiegatemi perché l’Italia non riesce a concludere un processo in 8 anni, vogliamo parlare delle vittime? È questo il rispetto che si mostra loro? Aspettare vent’anni per avere giustizia?