Società | Urban Art

“Se questo muro potesse parlare”

Anna Bernard dell’associazione Outbox e l’artista Oscar “Odd” Diodoro raccontano il quartiere Don Bosco con un murales in via Parma 41.
Murales
Foto: Outbox

Lo scorso 31 ottobre si è conclusa la realizzazione di un grande murales in via Parma che ricopre ora l’intera facciata cieca del civico 41. Il progetto è stato pensato e messo in opera da OUTBOX Urban Art in Southtyrol in occasione di un bando di Generazioni 2020 a tema “Rigenerazione urbana”.

Abbiamo intervistato Anna Bernard (28 anni - Bolzano), cofondatrice di OUTBOX, e l’illustratore e visual artist Oscar “Odd” Diodoro (43 anni – Bolzano), che ha creato il murales.

 

salto.bz: Anna, parlaci di Outbox e di come vi siete avvicinati al progetto “Se questo muro potesse parlare”.

Anna Bernard: Outbox è un’associazione fondata due anni fa dalla sottoscritta e da Matteo Picelli (in arte Egeon) che si pone l’obiettivo di produrre e curare opere di arte urbana in tutto l’Alto Adige. Ci impegniamo per divulgare una forma d’arte che vive in mezzo alle persone e le raggiunge in modo diretto. Il nome Outbox indica proprio questo: l’arte urbana che porta il suo messaggio non all’interno delle “scatole” che possono essere rappresentate da musei e gallerie d’arte, ma direttamente alle persone senza alcun intermediario.
In questi due anni abbiamo lavorato a diversi progetti di arte urbana, tra cui il murales realizzato in via Roen. Poi durante il lockdown abbiamo letto il bando di Generazioni 2020 a tema “Rigenerazione urbana” e abbiamo pensato che fosse perfetto per noi: il lato artistico da una parte e il lato sociale e comunitario dall’altra sono le nostre passioni. Ci è subito sembrato il modo ideale per lanciare le nostre idee.

L’obiettivo è quello di ricostruire l’identità di quartiere. Un murales non è sicuramente sufficiente, ma crea un punto di partenza (Anna Bernard)

Come mai avete scelto il quartiere di Don Bosco?

Abbiamo scelto di portare la nostra iniziativa a Don Bosco perché in questo quartiere sono già in atto diversi progetti che si pongono l’obiettivo di rendere il quartiere più vivo e attrattivo. Don Bosco è la seconda circoscrizione di Bolzano per numero di abitanti, ma viene costantemente considerata una periferia. Abbiamo quindi potuto condurre una ricerca in collaborazione con le realtà esistenti. Siamo partiti elaborando un questionario, che abbiamo condotto per le strade intervistando gli abitanti di Don Bosco. Abbiamo chiesto loro quali fossero i loro luoghi preferiti, a quale colore o simbolo associassero il quartiere, cosa mancasse e di cosa andassero particolarmente fieri. È stato molto interessante e costruttivo perché abbiamo condotto i questionari di persona, nonostante fossimo un team di sole tre persone – io, Matteo Picelli e Fatima El Hajjaji.

 

Cosa è risultato da questo questionario?

Abbiamo raccolto specialmente tante sensazioni. Tanti abitanti hanno espresso un senso di nostalgia per come fosse il quartiere una volta. La mancanza più sentita è quella di una comunità di quartiere: prima della ricostruzione del quartiere, quando ancora c’erano le case delle Semirurali, il senso di comunità era un aspetto caratterizzante. Al giorno d’oggi invece la popolazione non ha più un filo conduttore, un senso di appartenenza. Insomma, Don Bosco fatica a trovare la sua identità di quartiere e la gente lo sente. Dopo aver raccolto le risposte abbiamo contattato Oscar “Odd” Diodoro, che per lo stile geometrico delle sue illustrazioni e la sua capacità di trasformare sensazioni in opere reali, ci è sembrato l’artista più adatto. Gli abbiamo raccontato la storia del quartiere e gli input raccolti tramite il questionario, dai colori associati al quartiere, fino ai desideri e pensieri più articolati espressi dagli intervistati. E lui ha saputo mettere insieme gli elementi in una bozza che abbiamo poi presentato ai condomini del civico 41 per approvazione. Poi in cinque giorni di lavoro Oscar, con l’aiuto di Matteo, ha realizzato il murales.

Oscar, come sei riuscito a ricomporre questi input ottenuti dalla popolazione nel murales?

Oscar Diodoro: Ovviamente far rientrare tanti input variegati e difficili da combinare è difficile. Per questo mi sono concentrato principalmente sull’aspetto della comunità, della socializzazione e delle persone. Ho voluto rappresentare una situazione di socializzazione come io la interpreto, ovvero con il rito dell’invito a bere un caffè per fare due chiacchiere. La caffettiera rappresenta quindi l’incontro, la conversazione della comunità. Non ho voluto rappresentare delle persone per non escludere nessuno, ma le due tazzine rappresentano proprio due persone che conversando si perdono nei propri ricordi. La conversazione appare nel vapore del caffè, dove si scorgono le figure delle case Semirurali.
Altri input riguardavano i colori che gli intervistati associano al quartiere: il verde – legato all’aspetto ambientale – e l’arancione – che è un colore allegro, di convivialità. Ovviamente nella scelta dei colori ho dovuto tenere conto anche del colore rosa della parete del condominio.

Ho voluto rappresentare una situazione di socializzazione come io la interpreto, ovvero con il rito dell’invito a bere un caffè per fare due chiacchiere (Oscar “Odd” Diodoro)

 

Qual è la parte più difficile nella realizzazione di un murales?

La parete misura 120 metri quadrati, motivo per cui la difficoltà maggiore sta nel rappresentare quello che hai disegnato su una bozza in A4 su una parete così grande. Per fortuna il mio stile è molto geometrico, quindi è più semplice da riprodurre su grandi superfici. Abbiamo creato una griglia di base con le prime tracce del disegno e, solo dopo aver controllato accuratamente che tutto funzionasse senza sproporzioni, siamo passati alla colorazione.

 

Il murales avrebbe dovuto essere presentato alla comunità con un evento ad hoc, ma la situazione sanitaria purtroppo non l’ha permesso. Anna, quindi il progetto si è concluso con la realizzazione del murales il 31 ottobre?

Al progetto manca ancora un ultimo step, che sarebbe la raccolta di feedback alla popolazione. Ci piacerebbe monitorare la percezione dell’opera sia da parte degli abitanti, che degli altri bolzanini. Per il momento abbiamo già avuto ottimi riscontri. Tanti hanno riconosciuto nel murales le case Semirurali nascoste nel vapore del caffè, altri hanno apprezzato il verde come punto di forza del quartiere. Siamo contenti che una rappresentazione contemporanea sia comunque stata recepita così positivamente dagli abitanti del quartiere.
E nel frattempo, Outbox continua la sua attività in tanti altri progetti a cui stiamo lavorando, quindi “stay tuned”.