Politica | Sad, Svi

Ma dove state andando, Tommy?

Ogni giorno che passa lo scandalo SAD riserva nuove sorprese.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Widmann, Thomas
Foto: Salto.bz

 

Dopo essere stato invitato alle dimissioni da Arno Kompatscher, Thomas Widmann si è presentato spavaldo alla conferenza stampa senza contraddittorio indetta all’ultimo momento nei corridoi del palazzo del governo provinciale per ribadire la sua ferma volontà di restare ben seduto sulla sedia di consigliere provinciale. L'assessore alla sanità non indossava il famoso scaldacollo commissionato in grandi numeri alla ditta dei cugini, forse perché non è più stagione, o forse per non esagerare nello spettacolo surreale offerto alla sempre più sgomenta opinione pubblica. Dove voleva andare con questo gesto plateale di sfida il vecchio Tommy non è chiaro. L’obiettivo sembrerebbe essere la caduta del Landeshauptmann. Per conto di chi Tommy lavora, se questa ipotesi fosse corretta, è un interrogativo a cui forse bisognerebbe dare risposta. E’ solo il suo tornaconto a muoverlo? E’ ira funesta contro chi ha avuto l’ardire di toglierli le deleghe? O c’è, come molti pensano, anche dell’altro?

La politica, diceva il vecchio ministro socialista della Repubblica italiana Rino Formica, è ‘sangue e merda’. Sangue per adesso ancora non se ne vede in giro, anche se può essere ne scorra tanto tra pochi giorni, ma putredine purtroppo sembra essercene a montagne all’ombra delle Dolomiti. L’affare SAD mostra come la contiguità tra politica, controllo dell'informazione e affari in provincia di Bolzano sia tracimata negli ultimi anni ben oltre il livello di guardia.

Anche se il palazzo trema e le crepe sui soffitti e i pavimenti si allargano a dismisura, qualcuno sostiene che la SVP, di fronte all'abisso, avrà ancora una volta la forza di ricompattarsi e reagire. Può essere, ma assai difficilmente sarà tutto di nuovo come prima. Ciò che turba  in profondità l’opinione pubblica, non sono tanto gli scandali, le congiure, e l’immagine di un partito tenuto insieme ormai quasi solo da interessi egoistici e strumentali. Certo c’è anche questo, e è una sceneggiata che i Magnago, gli Amonn e i Benedikter, mai avrebbero voluto vedere. Più di tutto a scuotere è lo scollamento totale dalla realtà in cui vivono molti tra i principali notabili e oligarchi della SVP.

Basta leggere i commenti dei lettori dei maggiori quotidiani di lingua tedesca (quelli italiani come sempre languono) per capire lo sconcerto, la delusione e anche la rabbia con cui gli elettori e i cittadini commentano le gesta dei vari Widmann, Achammer, Gatterer, Durnwalder senior e junior e company. Che la SVP fosse ormai diventato un partito normale, implicato in partite che poco hanno a che fare con gli alti ideali della politica, lo si era già capito dalla destrezza con cui l’ex governatore Luis Durnwalder aveva prelevato soldi pubblici per acquisti privati rimediando una condanna definitiva per peculato. Il vecchio detto secondo cui der Fisch fängt vom Kopf an zu stinken - il pesce inizia a emanare cattivo odore dalla testa - avrebbe dovuto allertare chi aveva ancora a cuore che la politica fosse missione pubblica, e non tornaconto personale. Ma si è preferito fare finta di niente e andare avanti pensando che alla fine il baluardo della difesa della minoranza linguistica sarebbe stato per sempre sufficiente a garantire le rendite di posizione di politici e oligarchi di partito.

Che il patriottismo costituisca oggi il principale collante che tiene insieme i notabili del partito di raccolta è però dopo quanto accaduto, una storia a cui credono in pochi. Se lo scandalo si rivelerà una sconvolgente tangentopoli, lo si saprà solo prossimamente. Per il momento quello che si può dire è che quando un unico partito governa per sessanta anni di fila e si costituiscono delle oligarchie che mischiano quotidianamente politica, controllo dell'informazione e affari, non è mai un bene per la democrazia. Per fortuna ci sono giornalisti e cittadini coraggiosi che non temono più di essere accusati di tradimento della Heimat se scoperchiano gli scandali e chiedono trasparenza e verità per l’opinione pubblica. Dobbiamo tutti toglierci il cappello di fronte a chi nella terra del più grande monopolio europeo dell’informazione ha tenuto alta la bandiera del libero giornalismo e ribadire in modo molto chiaro che contestare il malaffare è un dovere etico, prima ancora che civile e sociale

Ma dove state andando? è la domanda che bisognerebbe porre invece ogni giorno non solo all’assessore denominato 'scaldacollo', ma a tutto il gruppo implicato nella scandalosa gestione del bene comune, per fare capire a certe persone che esiste un mondo fatto anche di cittadini e elettori che pretendono onestà e trasparenza e che desiderano essere orgogliosi dell’Autonomia e non vergognarsi di essere governati da gang di politici cinici e omertosi. Per dimostrare di essere migliori e diversi dagli altri non bastano le dorate campagne di marketing finanziate con milioni dalla provincia. Serve una ripartenza che in qualsiasi modo vada, non sarà indolore, ne per i protagonisti, ne per chi è stato complice, e chi troppo a lungo ha fatto finta di non vedere e non sapere.