Politica | La polemica

“Non cedo alle provocazioni”

Maturi e Durnwalder contro l’avvocato Crisafulli sotto accusa per aver definito l’autonomia un “privilegio”. La replica: “Interpretazione distorta”. E il capitolo sanità?
Luca Crisafulli
Foto: Privat

È un teorema provato. Una volta sotto i riflettori, oltre alle lusinghe della popolarità, arrivano puntuali anche le polemiche da condominio. Talvolta costruite ad arte con l’intento di screditare il bersaglio quando non accompagnate dal sapore amaro della ripicca. Ne sa qualcosa Luca Crisafulli, avvocato giuslavorista, fresco di nomina - insieme ad Antonino Ilacqua ed Esther Happacher - nella Commissione dei Sei, l’organo paritetico Stato-Provincia incaricato di scrivere le norme di attuazione dello Statuto di autonomia per l’Alto Adige. L’errore da matita blu commesso da Crisafulli, secondo il senatore della Svp Meinhard Durnwalder - anch’egli membro dei Sei - e del deputato della Lega Filippo Maturi interpellati dal quotidiano Dolomiten, è di aver definito l’autonomia un “privilegio” anziché un diritto riconosciuto.

Parliamo dello stesso Maturi votato lo scorso agosto all’unanimità da Durnwalder (che non ha mai nascosto le sue simpatie verso la Lega), Michl Ebner, Antonio Lampis, Manfred Schullian e Carlo Vettori presidente della Commissione dei Sei e poi nel giro di un mese rimosso, insieme al patron di Athesia (e successivamente a Lampis), dall’organo paritetico in seguito alla crisi di governo nazionale.

Attaccarsi a una parola - separandola da tutte le altre e deformandone il significato - è sintomo di pregiudizio, e il pregiudizio, purtroppo, denota scarsa apertura mentale

Debole è in questo caso l’appiglio critico, di natura semantica. “Non cedo alle provocazioni - dichiara Crisafulli a salto.bz -, è ovvio che non ho utilizzato il termine ‘privilegio’ nel senso di ‘gentile concessione dello Stato’, l’autonomia è un ‘privilegio di tutti’ perché è uno speciale onore che appartiene a tutti gli abitanti del Trentino-Alto Adige/Südtirol. Ed è evidente che parliamo di un diritto sacrosanto, un diritto conquistato dalle province di Bolzano e Trento dopo anni di sofferenze, prevaricazioni, divisioni e morti. Attaccarsi a una parola - separandola da tutte le altre e deformandone il significato - è sintomo di pregiudizio, e il pregiudizio, purtroppo, denota scarsa apertura mentale”. E ancora: “Io non difendo a priori alcuna posizione, nemmeno quella del gruppo linguistico italiano solo per principio. Spirito di collaborazione e buona fede sono i miei capisaldi”.
 

I tre ostacoli


Polemiche “ad personam” a parte, a proposito di autonomia ad occupare la scena mediatica in questi giorni è il contenzioso aperto fra governo e Provincia sul fronte della sanità. Roma ha infatti impugnato la legge europea provinciale nell’articolo che autorizza i medici che parlano solo tedesco di iscriversi agli ordini professionali dell’Alto Adige. Bolzano non intende desistere e fa ricorso. Il tema sarà affrontato dal presidente della Provincia Arno Kompatscher sabato prossimo con il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Francesco Boccia in occasione della sua visita in Alto Adige. Intanto nel mirino dei 5 stelle finisce proprio il governatore, colpevole per il consigliere provinciale Diego Nicolini, di voler “sfidare lo Stato” e dichiarare l’Alto Adige “una sorta di zona franca dalle leggi nazionali”. “Era stato segnalato a suo tempo il profilo di illegittimità di questa norma, che entra in palese conflitto con le regole valide su tutto il territorio nazionale; troviamo irresponsabile da parte di Kompatscher porsi in questo modo anziché cercare il dialogo per trattare il tema nell’interesse di medici e pazienti, al di là di posizioni ideologiche discutibili”, così Nicolini.

Sull’argomento Crisafulli, indicato proprio dal M5s per la Commissione dei Sei, ha le idee chiare. Tre sono gli ostacoli che individua nel merito della legge europea, il primo è legato alla competenza. “La Provincia in materia di ordini professionali e relativi requisiti di accesso, siano essi di natura tecnica o linguistica, non ha competenza e dunque deve arretrare davanti allo Stato, per una forma di rispetto dello status quo”. Sostiene l’avvocato che i nodi si sciolgono passando per la riforma dello Statuto, necessità irrimandabile, dice Crisafulli, perché il documento non risponde più alle esigenze della società e in questo caso dei medici che mancano. “Il tema è l’obbligo del bilinguismo negli ordini professionali e in questo ambito ci sono competenze esclusive dello Stato che deve preservare gli interessi pubblici”. Il secondo ostacolo da superare riguarda la forma. Ovvero: in che modo si interviene sulla legge in questione? “L’unico modo è a mio avviso attraverso una norma di attuazione. Applicandola nell’ambito di un Ordine professionale è pacifico il diritto di poter utilizzare la propria madrelingua anche per tutte quelle necessità connesse all’iscrizione di un professionista a un determinato Albo professionale. Il punto è che la norma di attuazione non prevede la parificazione delle due lingue laddove la lingua costituisce presupposto di accesso ad un determinato ordine professionale”.

L’ultimo ostacolo è costituito dall’errore che viene commesso dalla Provincia nel ritenere che “il nostro Statuto di autonomia, nel prevedere l’equiparazione della lingua tedesca a quella italiana, abbia interpretato tale equiparazione come una alternatività fra le due lingue, o si conosce solo l’italiano o solo il tedesco, eppure stando proprio allo Statuto dovrebbero essere pretesi entrambi. Del resto viviamo in una provincia in cui il bilinguismo è un valore assoluto”. Per aiutare tale processo una soluzione utile, secondo Crisafulli, è quella di stanziare fondi a favore degli ordini professionali affinché chi non conosce l'italiano o il tedesco sia messo nelle condizioni, in un tempo ragionevole, di imparare l’altra lingua. Con una precisazione: “Nel settore della sanità ci sono degli interessi superiori, quelli della salute, che devono essere soddisfatti, il criterio linguistico non può essere l’unico su cui soffermarsi”.

Fra i temi di cui discuteranno il presidente Kompatscher e il ministro Boccia c’è anche quello della prosecuzione dei contratti d’opera (la proroga da 3 a 5 anni in deroga al bilinguismo). Il problema, spiega Crisafulli, è a monte. “Comprendo il motivo per cui la Provincia faccia ricorso ai contratti d’opera, i concorsi pubblici non sono sufficienti per soddisfare la richiesta di manodopera in questo territorio. Sia per via della proporzionale sia per il requisito del patentino poche persone vincono i concorsi e riescono a stabilizzarsi e quindi a pianificare la propria vita ma anche a eliminare il rischio di essere costantemente esposti al ricatto di chi ha il potere di rinnovare o meno il contratto. E allora - conclude il membro dei Sei - torniamo al discorso dello Statuto da modificare: in passato non c’era questa difficoltà nel reperire personale medico, se oggi la situazione del mercato del lavoro è questa a volte regole rigide vecchie di decenni diventano degli impedimenti e non certo un incentivo al miglioramento delle condizioni collettive”.

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Max Benedikter Ven, 01/17/2020 - 08:45

Risposta un po' deboluccia e contraddittoria. “Nel settore della sanità ci sono degli interessi superiori, quelli della salute, che devono essere soddisfatti, il criterio linguistico non può essere l’unico su cui soffermarsi”.
Appunto. Vale in entrambe direzioni. Visto che esiste una deroga di 3anni per i colleghi italiani ad acquisire padronanza sulla lingua tedesca, allora lo stesso deve valere per i colleghi tedeschi (germanici, austriaci, ed altro...). Quindi la mancata iscrizione nel ordine dei medici in Alto Adige dei colleghi tedeschi ed austriaci impedisce la possibilità di lavorare (abuso della professione). Quindi é discriminatorio ed anti-europeo.

Ven, 01/17/2020 - 08:45 Collegamento permanente