Politik | discriminazione

Gli antiabortisti ci riprovano

Se i diritti diventano "manifestazioni di egoismo e irresponsabilità": i poster contro la libertà di scelta delle donne ritornano a invadere la città di Bolzano.
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Foto: Salto.bz

 Non è bastato l’emendamento del DL Infrastrutture approvato lo scorso 4 novembre con l’intento di vietare “sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”. In questi giorni a Bolzano, come in molte città d’Italia sono comparsi i famigerati manifesti delle organizzazioni ultracattoliche e filofasciste “Pro Life e Famiglia” e “Movimento per la Vita”. Il pretesto è il medesimo dell’anno scorso: la Giornata per la Vita istituita dalla Conferenza Episcopale Italiana. Il messaggio che l’accompagna anche quest’anno è denso di contenuti violenti contro le donne e attacchi alla libertà di scelta, mettendo sullo stesso piano l'eutanasia e il diritto all’aborto con la pandemia in corso e la povertà nel mondo. 


Non sono mancate, tuttavia, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità - scrive la Cei - caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti. Molto spesso si è trattato di persone comprensibilmente impaurite e confuse, anch’esse in fondo vittime della pandemia; in altri casi, però, tali comportamenti e discorsi hanno espresso una visione della persona umana e dei rapporti sociali assai lontana dal Vangelo e dallo spirito della Costituzione. Anche la riaffermazione del “diritto all’aborto” e la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente vanno nella medesima direzione. Senza voler entrare nelle importanti questioni giuridiche implicate, è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. [...]. Le persone, le famiglie, le comunità e le istituzioni non si sottraggano a questo compito, imboccando ipocrite scorciatoie, ma si impegnino sempre più seriamente a custodire ogni vita. Potremo così affermare che la lezione della pandemia non sarà andata sprecata.

I manifesti bilingue comparsi a Bolzano fanno proprio il messaggio: “Anche TU eri un feto, deciditi per la vita” scrivono rimproverando le ignare donne di passaggio grazie agli spazi pubblicitari concessi dalla First Avenue, la società controllata dal colosso Athesia. 

Il Movimento per la vita è il primo e tra i più influenti movimenti pro life nato in Italia, fondato due anni dopo l'entrata in vigore della legge 194 del 1978 allo scopo di promuoverne il referendum abrogativo che però ha confermato convintamente l'esito della lunga battaglia dei movimenti femministi per l'interruzione volontaria della gravidanza. Nonostante l’agire controverso e la pericolosa vicinanza con l’ultradestra conservatrice, continua a ricevere laute sovvenzioni pubbliche da parte della Provincia di Bolzano e dai comuni di Bolzano e Merano, le città in cui sono attivi i Centri di aiuto alla vita, strutture nate con lo scopo di scoraggiare le interruzioni di gravidanza.