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In prima linea in difesa del suolo

Una petizione per chiedere un atto legislativo che tuteli il suolo e lo riconosca come patrimonio comune. Maistri (WWF): "Non si fa altro che coltivare cemento".
Suolo
Foto: WWF

Fermare il consumo di suolo in Europa. Si può. Con tale intento è sorta, il 12 settembre dell’anno scorso, l’iniziativa dei cittadini europei “Salva il suolo”, indetta da People4Soil, una rete di organizzazioni non governative (ONG), istituti di ricerca, ordini professionali, associazioni di agricoltori e gruppi ambientalisti, nel complesso circa 400 partner. 

Alla petizione partecipano l’Italia con quasi 100 partner e altri 26 Paesi, quali Germania, Austria, Francia, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Regno Unito, Ungheria, Finlandia, Danimarca, Polonia, Lituania, Lettonia, Slovacchia, Slovenia, Cipro, Svezia, Romania, Estonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Irlanda e Croazia.

Serve un milione di firme, di cui con un numero minimo in almeno 7 Stati membri dell’Unione Europea. Per l’Italia il numero minimo è di 54.750 firme. Il termine ultimo per firmare è il 12 settembre di quest’anno.

Gli organizzatori chiedono alla Commissione Europea un atto legislativo per tutelare il suolo e riconoscerlo come patrimonio comune, giacché apporta benefici all’uomo e all’ambiente. Non solo.

Ulteriori obiettivi sono: “Lo sviluppo di uno specifico quadro giuridicamente vincolante che copra le principali minacce ai suoli: erosione, impermeabilizzazione, perdita di materia organica, perdita di biodiversità e contaminazione; integrazione, nelle politiche UE, degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite relativi ai suoli; adeguata considerazione e riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra provenienti dal settore agricolo e forestale”.

A fondamento della propria richiesta i promotori dell’iniziativa pongono l’art. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Tale norma sancisce i principi su cui si regge la politica ambientale dell’Unione Europea: precauzione, azione preventiva, correzione (in via prioritaria alla fonte) dei danni causati all’ambiente, “chi inquina paga”. Una politica ambientale europea che tra le sue finalità annovera l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, la salvaguardia della qualità dell’ambiente e la protezione della salute umana.

 

Tra le organizzazioni italiane impegnate nella petizione vi è il WWF, il cui presidente della sezione di Bolzano Roberto Maistri afferma: “Rispetto all’incremento della densità della popolazione l’aumento dell’edificato è sproporzionato. La propensione all’edificabile, pari agli anni del boom economico, non è commisurata ai reali bisogni di oggi. E’ un mostro che ormai ha perso il controllo fino al collasso. Non si tiene presente che abbiamo molto poco suolo. Oggi il terreno vale solo, poiché edificabile. Ma se il terreno è vergine, produttivo, agricolo o boschivo che sia, perché rinunciarvi? Se il verde è buono e fruibile, perché uccidere tutto questo?”. 

L’ASTAT, l’istituto provinciale di statistica, ha rilevato che dal 1951 al 2001 le abitazioni totali in Alto Adige siano aumentate del 172,6% e che dal 2001 al 2005 si siano realizzati 21,5 milioni di metri cubi, con una media annua di 4,3 milioni, superiore ai periodi precedenti e agli anni di boom edilizio (4,1 milioni di metri cubi nel 1981 e 4,2 nel 1996). Per quanto concerne il 2016 (i dati sono provvisori), nel primo semestre l’Astat ha registrato l’emissione di permessi di costruire per una cubatura totale di 1.856 mila metri cubi con un aumento del 16,7% rispetto allo stesso periodo del 2015: + 30,1% nel settore non residenziale e + 1,2% in ambito abitativo.

Per quanto concerne la necessità di costruire per far fronte alle esigenze abitative delle persone indigenti Maistri è scettico: “E’ un falso alibi. Ci sono già diverse case disponibili che non sono assegnate. Si costruiscono nuovi palazzi e si realizzano nuovi quartieri, eppure ogni anno le liste di attesa per chi ha bisogno rimangono invariate”.

"Piano piano il verde scompare. Abbiamo tanto benessere in Alto Adige. Dovremmo accontentarci e usare gli edifici già esistenti, ossia i tanti alloggi sfitti, i negozi inutilizzati, gli uffici chiusi anziché rovinare il suolo, costruendo sempre di più"

Il presidente del Wwf Bolzano si lamenta altresì della proliferazione di impianti sportivi ad uso dilettantistico: “Essi, spesso sottoutilizzati e sovente duplicati di strutture limitrofe, ci costano ettari di terreno che potevano invece produrre cibo e sono divoratori di energia. Si sprecano illuminazione, riscaldamento e denaro. Non si fa altro che coltivare cemento”. 

Luigi Mariotti (Wwf Bolzano), referente per i settori agricoltura, aree protette e caccia, spiega i rischi connessi alla cementificazione: “Il suolo diventa impermeabile e così non riesce ad assorbire e trattenere le acque piovane. Il territorio perde poi in bellezza nonché in attrattività turistico, economico, alberghiera. Con l’aumento dei quartieri, delle vie di comunicazione e del traffico si aggiunge, inoltre, inquinamento a quello già esistente”.

Sulle aree verdi nel capoluogo Mariotti costata una progressiva riduzione: dal parco vicino al vecchio ospedale ai filari di pioppo in viale Druso, sostituiti con alberi più piccoli, a piazza Mazzini interamente lastricata in pietra, passando per la Valle dell’Adige ricolma di capannoni industriali; incremento di cemento e diminuzione di verde che concerneranno anche una parte del parco davanti alla stazione per via del progetto Benko e infine l’Areale ferroviario.

Piano piano il verde scompare – chiosa Luigi Mariotti -. Abbiamo tanto benessere in Alto Adige. Dovremmo accontentarci e usare gli edifici già esistenti, ossia i tanti alloggi sfitti, i negozi inutilizzati, gli uffici chiusi anziché rovinare il suolo, costruendo sempre di più”.