Gesellschaft | Scuola

“Docenti ingannati”

Gli insegnanti precari ancora sul piede di guerra in Alto Adige. Il portavoce Enrico Palazzi: “Noi, vittime di discriminazione”.
Insegnante
Foto: Pixabay

Riprendono vigore i toni della protesta degli insegnanti precari in Alto Adige. Il Coordinamento dei docenti delle GaE (graduatorie ad esaurimento) di Bolzano, in occasione dell’attuale riapertura nazionale dei termini per il trasferimento in una GaE di altra provincia italiana, parla esplicitamente di una “discriminazione che, da troppo tempo, si protrae ai loro danni e ai danni della comunità scolastica della scuola statale italiana di Bolzano”. 

Dalla Provincia e dall’amministrazione scolastica tutto tace, denuncia Enrico Palazzi, portavoce del coordinamento: “Non sono ancora giunte indicazioni di sorta per i docenti, pur a pochi giorni dalla scadenza del termine ultimo per l’inoltro delle domande di trasferimento. Un silenzio incredibile e inaccettabile”. Palazzi ricorda che ai docenti delle GaE di Bolzano, “già esclusi, unici in Italia, dal piano straordinario di assunzioni, era stato ufficialmente e pubblicamente assicurato, già nel 2016, almeno che, in occasione della successiva riapertura delle GaE, avrebbero potuto optare per un’altra provincia, al fine di trovare il lavoro che la Provincia di Bolzano non era in grado di garantirgli, pur dopo decenni di precariato”.

 

 

Così però non è stato. E ora l’attacco diventa prettamente politico (non va dimentcato che le istanze degli insegnanti precari sono sostenute da tempo da Alessandro Urzì, consigliere provinciale de l'Alto Adige nel cuore/Fratelli d'Italia): “A tutti i costi la Svp - scrive in una nota Palazzi - vuole ottenere la provincializzazione della scuola statale, anche di lingua italiana e non certo per tutelare i suoi lavoratori più e meglio dello Stato centrale”. 

Il Coordinatore dei docenti precari ricorda infine che ci sono ancora, pendenti, quattro ricorsi giudiziali e che, se entro la scadenza del 16 maggio e comunque in tempo utile per essere messi nelle stesse condizioni dei colleghi del resto d’Italia, non saranno presi adeguati provvedimenti, ce ne sarà un quinto. Il caso è arrivato anche alle orecchie dell’UNAR (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) presso la Presidenza del consiglio dei ministri e “torneremo a organizzare iniziative di protesta nei prossimi giorni, in caso non ottenessimo gli attesi riscontri. Non ci fermeremo”, annuncia Palazzi.