Schenghen Lampedusa, così vicine così lontane

Mamma mia dammi cento lire che in america voglio andar
cento lire io te le do ma in America no è poi no
Quando furono in mezzo al mare il bastimento si sprofondò
Marinaio che peschi i pesci puoi pescare il mio grande amor
Il tuo amore è andato a fondo chissà quando ritornerà
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Un'altra tragedia a Lampedusa. L'ennesima. Centinaia di uomini donne e bambini in cerca di un futuro scomparsi nel canale di Sicilia. Inghiottiti da un mare tanto bello quanto crudele.

Tralasciamo, per una volta una sola, il fatto che la povertà dell'Africa nasca dal saccheggio sistematico  messo in atto da poche multinazionali che per i loro interessi hanno messo in ginocchio un intero continente già violentato dalla colonizzazione.

Tralasciamo, per una volta una sola, che solo pochi anni fa erano i nostri nonni che partivano sulle bagnarole in cerca di una vita senza fame in Sudamerica o negli Stati Uniti.

Passato il momento del cordoglio non si possono eludere alcune domande. Altrimenti simili tragedie saranno destinate a ripetersi all'infinito. 

Uno dei capisaldi del trattato di Schengen è che i migranti devono chiedere asilo nel paese in cui approdano. Ma non si può fare a meno di notare che i tre Paesi che si affacciano sull'altra sponda del Mare Nostrum (dell'immigrazione dall'est parleremo in un'altra occasione) siano anche quelli più colpiti da questa crisi che ci ha resi tutti più poveri. Italia, Grecia e Spagna. 

E sono proprio questi tre Paesi a sopportare maggiormente i costi delle migrazioni. Costi che sono economici, sociali e morali.

Economici perchè pattugliare migliaia di chilometri di mare costa soldi. E pure tanti, e noi ne abbiamo sempre meno.

Sociali perchè le masse di disperati che sbarcano dall'Africa sono pronti ad accettare qualunque lavoro o, ancor peggio, si trasformano in manovalanza per la criminalità organizzata che li usa e poi li getta come stracci vecchi.

Morali perchè lo straniero fa paura e quando gli arrivi sono tanti i professionisti dell'odio sguazzano nelle tragedie , seminano paura per raccogliere voti inquinando la nostra società con il virus del razzismo che si trasmette di padre in figlio facendoci precipitare in un vortice senza ritorno. 

Che fare dunque? Organizzare vagoni piombati che dal Meridione trasportino i migranti ai nostri confini in modo da scaricare il problema verso la Francia, l'Austria o la Svizzera? Adottare la soluzione finale voluta dai leghisti che propongono di sparare alle carrette del mare corrompendo definitivamente la nostra anima in nome di un egoistico Mors tua vita mea? Oppure accogliere tutti indistintamente come sostengono, sempre più debolmente, le poche anime pie che non si sono ancora fatte vincere dal terrore per il diverso?

No. Io credo che vada messo in discussione il trattato di Schenghen. I costi delle migrazioni di massa non possono ricadere solo sui Paesi che si trovano al confine sud della fortezza Europa. Vanno ripartiti tra tutti, anche tra quei Paesi che regolarmente ci danno lezioni di etica ma che lasciano a noi il lavoro sporco. Solo così si toglieranno argomenti agli urlatori che fanno di tutto per spaventare la gente e trasformare la paura in consenso politico facendoci regredire ogni giorno di più.

Flotte europee di soccorso che pattuglino le nostre coste. Ripartizione, equa, dei richiedenti asilo tra tutti i Paesi. E soprattutto investimenti per affrontare alla radice le cause della povertà che spinge i disperati alla fuga. 

Chiudo con una preghiera un po' laica

Allah, signore dei cieli, Nettuno signore del mare. Accoglieteli tra le vostre braccia e date loro quella serenità che non hanno avuto in vita. Perdonaci, oh signore per non  essere riusciti ad impedire queste tragedie. Daccci la forza per ribellarci all'ingiustizia e, se non riusciremo a farlo noi, castiga tu i responsabili di questo continuo massacro. Ammesso che Tu esista. Vedendo il nostro mondo che affonda mi capita spesso di dubitarlo