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Igor, un musicista fra i vigneti

Delaiti, concertista e insegnante al Vivaldi di Bolzano, si divide fra il fagotto e la vigna ad Aldeno pesticidi free. “Quel vino speciale in onore di mia nonna”.
Igor Delaiti
Foto: Igor Delaiti

Cosa c’entra un fagottista con il Merlot? Tutto, in questo caso. Il vino e la musica, espressioni entrambe di diverse forme d’arte, sono infatti la forza motrice della passione che anima Igor Delaiti, 44enne trentino, di professione insegnante all’Istituto Vivaldi di Bolzano, concertista, e vignaiolo ad Aldeno. La sua avventura con grappoli e vinaccia inizia molti anni fa, nell’azienda agricola di famiglia che nel tempo si specializza in varie coltivazioni: mele, ciliegie, asparagi, per citarne alcune. Papà Guido e il fratello Luca si occupano del lavoro in campagna, mamma Gabriella della parte amministrativa. 

 

 

Il vino all’inizio è solo un hobby, la brigata Delaiti si diletta con piccole vinificazioni ma di norma l’uva viene consegnata alle cantine limitrofe. E poi Igor ha altri piani: “Sono il figlio maggiore e ho dovuto fare un po’ a spallate per prendere il mio spazio, perché alla musica non volevo rinunciare”. E così è stato, non senza qualche episodio di colore. Come quella volta che all’esame di ammissione al Conservatorio di Trento il giovane Igor, che veniva da studi bandistici di paese, si presentò con un trombone a pistone, uno strumento antiquato che non esisteva nemmeno più. “L’insegnante mi disse che avrei dovuto cambiare completamente impostazione e che ci sarebbe voluto qualche anno, allora mi propose di scegliere fra il sassofono e il fagotto, e decisi per l’opzione meno ovvia”. Dopo il diploma i primi ingaggi come concertista: arrivano l’Orchestra regionale veneta, le esibizioni a La Fenice di Venezia e la collaborazione con la Haydn a Bolzano. Igor si stabilisce in Veneto per dieci anni, ma il richiamo della vita agricola non si attenua. “Tornavo saltuariamente ad Aldeno per dare una mano, soprattutto nel periodo delle raccolte, nell’azienda c’era sempre da fare”.

Sono il figlio maggiore e ho dovuto fare un po’ a spallate per prendere il mio spazio, perché alla musica non volevo rinunciare

 

 

Il ricalcolo delle priorità giunge, come spesso avviene, con il matrimonio e la nascita delle due figlie, “la vita del musicista è un po’ quella di un atleta, ero arrivato a fare 70mila chilometri in un anno, e spostarmi così spesso cominciava a pesarmi, allora ho cominciato ad abbandonare gradualmente quel modus vivendi declinando anche opportunità importanti, come il concerto di Ezio Bosso per Rai 3, e limitando gli impegni all’insegnamento, all’Orchestra da Camera di Mantova e alla Haydn con cui ad agosto suonerò da primo fagotto partecipando a tutta la produzione estiva”. Il pulsante desiderio di tornare nella sua vigna di 3 ettari sublima con la nascita della piccola cantina Delaiti, che oggi segna quota 25mila bottiglie all’anno, con Igor che, perfezionato il mestiere, segue tutto l’iter dalla vinificazione al prodotto finale, “mi ‘intrippa’ da matti questo lavoro, da perderci le nottate”, dice in uno slancio fanciullesco. “Chi vuol venire a trovarci è il benvenuto, stiamo cominciando a farci conoscere, perlopiù attraverso degustazioni e passaparola, ora forniamo anche l’enoteca 1000 e un vino di Bolzano, che di solito non tratta vini trentini ma che ha apprezzato particolarmente i nostri, o anche l’Osteria Morelli, un presidio slow food a Pergine Valsugana”, sottolinea con orgoglio il vignaiolo musicista. 

 

 

Quest’anno Igor si è lanciato in un esperimento: la produzione di vini “Piwi”, un progetto di vitigni resistenti alle patologie tipiche dei vigneti, che consente di avere un prodotto a residuo zero, che tradotto significa zero pesticidi. “Nel biologico e biodinamico si usa il rame e lo zolfo per la protezione del fogliame dal grappolo, io volevo fare un ulteriore passo avanti in sostenibilità, con il metodo che ho scelto di usare i vitigni non vengono trattati con alcun prodotto - spiega -, attraverso la permacultura è la natura a comandare, non c’è intervento dell’uomo sui terreni, e si realizza una perfetta simbiosi con l’ambiente circostante. Ho deciso di abbracciare questa filosofia che secondo me rappresenta il futuro della viticoltura”.

Intanto Igor festeggia un’ottima annata, “è stato un periodo fantastico soprattutto per i rossi tardivi, il Merlot e il Cabernet”. I suoi vitigni sono quelli tradizionali della zona, il Marzemino, il Teroldego, il Lagrein, e fra i bianchi lo Chardonnay, il Pinot grigio, e il Moscato giallo secco. A questi si aggiungono alcune peculiari selezioni, come il pinot grigio ramato, Chardonnay Cuvée, Incrocio Manzoni, “pur avendo una piccola produzione vinifico in due/tre partite diverse, con modalità differenti, per ottenere il massimo del prodotto in termini di tipicità”, chiosa. Ma c’è un vino su tutti al quale Igor è particolarmente legato, il Borgognoni, nelle due versioni rosso, ottenuto dall’unione del Teroldego e Lagrein, i due vitigni importanti del Trentino-Alto Adige, e rosato ovvero il già citato pinot grigio ramato. “Li produco in ricordo di mia nonna, l’ultima Borgognoni che ha vissuto in questo paese - racconta -. È un legame affettivo, certo, ma anche storico e culturale dato che i Borgognoni erano una famiglia importante del luogo, e poi il nome ricorda anche la Borgogna francese, suona bene, no?”. E di armonie, va da sé, Igor se ne intende.