Gesellschaft | Violenza

Quanto sessismo contro Carola e le donne

Caso Sea Watch, dura presa di posizione delle parlamentari Unterberger, Conzatti, Testor, Boschi, Gebhard e Rossini. “Clima misogino che avvelena il dibattito”.
Carola Rackete
Foto: upi

Stronzetta irrispettosa”, “baldracca”, “zecca viziata”, sono questi solo alcuni degli insulti rigurgitati negli ultimi giorni nella canea dei social contro la comandante tedesca della Sea Watch Carola Rackete, rea di aver forzato il divieto di entrare in acque italiane alla volta di Lampedusa per portare in salvo 43 migranti. Ma Carola non è stato l’unico bersaglio di invettive.

“Al di là di ogni giudizio di merito sulla vicenda della Sea Watch, c’è un dato che dovrebbe accomunare tutti quanti e cioè la più ferma condanna di ogni forma di violenza contro le donne. Ne sono state vittime la comandante della nave Carola Rackete, che è stata letteralmente subissata di ingiurie di inusitata violenza sessista fino ad augurarle uno stupro di gruppo, la cantante Emma Marrone, la cui unica colpa è quella di aver espresso solidarietà nei confronti dei migranti, ma anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, per aver avuto una posizione di netta contrarietà rispetto al comportamento della Ong e Alessandra Vella, Gip di Agrigento, per aver disposto la scarcerazione della comandante della Sea Watch”, scrivono in una nota congiunta le parlamentari del Trentino-Alto Adige Julia Unterberger, Donatella Conzatti, Elena Testor, Maria Elena Boschi, Renate Gebhard ed Emanuela Rossini

 

 

“Tutte queste donne, al netto delle loro posizioni e delle loro idee, ma soprattutto quando sono nell’esercizio delle loro funzioni come nel caso della Gip di Agrigento, meritano la massima solidarietà perché in alcun modo lo scontro politico, anche quando è particolarmente aspro e divisivo, può degenerare in questo modo - si legge ancora nella nota -. Il clima di misoginia e di violenza contro le donne che si nasconde e alimenta attraverso la rete è un problema enorme, che avvelena e inquina il dibattito pubblico, provando a spingere le donne in un ruolo di marginalità rispetto alla vita pubblica”.

Per le parlamentari è dunque importante, pur nella diversità delle idee, non far mai venire meno la solidarietà per le donne che sono oggetto di certi attacchi. “Così come è necessario dotarsi di strumenti normativi che colpiscano in maniera dura chi sulla Rete si rende protagonista di tali comportamenti. Ci vuole tolleranza zero. I femminicidi e le violenze contro le donne - concludono - hanno come radice culturale questo clima di violenza amplificato dalla Rete. Ciascuno deve essere responsabile delle proprie parole e deve pagarne fino in fondo le conseguenze davanti la Giustizia. È un fatto inaccettabile e bisogna intervenire con la massima decisione”.