Gesellschaft | kalašnikov&valeriana

“Più sensibili e meno violentə”

L'appello annacquato della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro donne, bambine e bambini"
femminicidio, violenza
Foto: nudm
  • Sono state settimane intense intorno al 25 novembre. Quest'anno ne ho sentito il peso in modo particolare e, soprattutto, ho notato un grande divario fra le iniziative nate dal basso e le questioni istituzionali: 
    Le prime sono state manifestazioni spontanee, partecipate perché sentite, rappresentative della nostra società con persone di ogni genere, età e colore, microfoni aperti, contributi preziosi, riflettuti, riflessivi, autentici e diversi. Le seconde sono state iniziative innanzitutto faticose. A partire da tutte le volte che ci viene richiesta la partecipazione in quanto esperte nell’ambito della violenza maschile sulle donne, mentre poi nel concreto ci viene negata la parola, oppure, quando ci viene data, ci troviamo a fare interventi di fronte a uomini che sghignazzano e altre persone che già sanno e quindi anche se ci sono fisicamente, non ci sono nell'ascolto. Inutile dirvi che già la scelta di "dare la parola" stona e rimanda a tutte le volte che invece come donne siamo zittite in modo più o meno diretto o facciamo qualche minuto di silenzio. È proprio sulle parole che ho sentito in occasione di questo 25 novembre che vorrei soffermarmi. 

    Una di quelle sentite più spesso è la parola sensibilità: c'è una invocazione generale a una sensibilità maggiore richiesta a tutti i livelli. Nella prevenzione la sensibilità deve essere comunicata a bambine e bambini dagli istituti scolastici e dalle famiglie. A chi con questo fenomeno ci lavora viene richiesta una grande sensibilità. Più in generale la sensibilità viene richiesta a tutte e tutti un po' come il prezzemolo che ci sta sempre. Poi c’è chi invece questa sensibilità pensa di possederla già, e tra simili ci si congratula e applaude, spesso proprio uomini bianchi di mezz’età, benestanti, abili, cis e eterosessuali (vi ricorda qualcosa?). Signore e signori, la sensibilità non è l'arma con la quale combattere il fenomeno della violenza maschile contro donne bambini e bambine - quel fenomeno che, per dirne una, è prima causa di mortalità ed invalidità delle giovani europee nella fascia di età compresa trai i 16 e i 44 anni, ancora prima degli incidenti stradali e del cancro.

    Ci vogliono ben altri strumenti per contrastare efficacemente questo fenomeno. La sensibilità di operatori e operatrici delle Forze dell'Ordine e del Sistema Giudiziario deve essere tradotta in formazione specifica e continua. Nemmeno le mafie si combattono con la sensibilità, giusto? La sensibilità insegnata a bambinə e ragazzə deve passare dall'introduzione di un'educazione sessuale ed affettiva obbligatoria in tutti i percorsi scolastici, e non lasciata a discrezione di alcunə insegnantə e alunnə già (appunto) sensibili. La sensibilità della cittadinanza tutta deve essere sostituita da informazione e dibattito fondato sui fatti, da una presa di responsabilità per le proprie azioni (e le proprie non-azioni). Potremmo iniziare già dalle iniziative intorno al 25 novembre chiamando le cose per nome e approfondendo anziché praticare un appiattimento generalizzante come ho osservato in questi giorni.

    Le parole indicative di questa generalizzazione sono parole eliminate dal nostro vocabolario quotidiano: La “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro donne, bambine e bambini” può sembrare uno scioglilingua, ma ogni sillaba ha il suo senso specifico per la comprensione del fenomeno e se vogliamo contrastarlo è indispensabile comprenderlo. Ecco perché le varie scorciatoie diventano fuorvianti. La prima parola che sparisce nel discorso generale è “maschile”, la seconda è “donne”, la terza “bambine” e per ultima “bambini”. Senza nominare CHI agisce questa violenza e senza riferimento A CHI la subisce, tutte le specificità del fenomeno e le sue radici diventano invisibili. Certo, dovremmo tuttə essere “più sensibili e meno violentə”. Questo appello generale contro ogni forma di violenza risulta assai annacquato, non vi pare?